Fotogallery Angela Caputi Giuggiù: plastica nobile
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Non è tutto oro quel che luccica. Lo sa bene Angela Caputi, che della bigiotteria ha riscoperto fascino e ricchezza. Come? Con una buona dose d'inventiva e artigianalità italiana. E tante donne a darle una mano
Non è tutto oro quel che luccica. Lo sa bene Angela Caputi, che della bigiotteria ha riscoperto fascino e ricchezza. Come? Con una buona dose d'inventiva e artigianalità italiana. E tante donne a darle una mano
La prima grande scoperta è che dietro al marchio Giuggiù , dolce come una delle prime parole sulla bocca di un bambino, si cela il nomignolo vezzeggiativo di Angela Caputi. La seconda è che tutta la filiera, dal progetto alla comunicazione e vendita del prodotto finito, è interamente al femminile. Dal 1975, nascita dell'azienda, Angela ha vinto anno per anno una personalissima scommessa. Riaffermare lo statuto dei bijoux, salvandoli dal colpevole pregiudizio di considerarli prodotto di seconda scelta.
Nel laboratorio fiorentino di via Santo Spirito, quartiere tra i più fertili di botteghe, la plastica è sempre stata di casa. Duttile e spiritosa, materiale di design per eccellenza, ha assecondato l'estro di Angela in ogni direzione possibile. Dalle forme che ammiccano alla tradizione, con biglie e pastiglie alternate a vivaci imitazioni di pietre sfaccettate, rametti che simulano il corallo e buffi animaletti, ai più contemporanei e stilizzati bangle e collier, colorati e croccanti. Tante le ispirazioni, un solo vincolo di qualità: l'uso di resina sintetica italiana, assemblata meticolosamente a mano.
Nemo propheta in patria, va tuttavia ribadito. Perché quel successo che all'inizio non sembrava arridere sul mercato nazionale è subito maturato all'estero. Fino alla consacrazione di una strameritata presenza al Metropolitan Museum of Art di New York. Oggi, per buona pace di Angela, la fama della sua linea di monili è invece generale e dappertutto riconosciuta, con una distribuzione che s'irraggia dal Sud Africa alla Nuova Zelanda. E alcuni strategici negozi- oltre a quello storico di Firenze- a Forte dei Marmi, a Milano, a Parigi. Li si riconosce dalla semplicità elegante dei cassetti, come tanti scrigni dove frugare con curiosità e civetteria. Quasi giocando ad essere donne.
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