Laetitia: da Milano a New York City
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Laetitia si trasferisce da Milano a New York e ci racconta i suoi ultimi giorni tra valigie e pochi vestiti da indossare
Andare a vivere a New York e' il mio grande sogno. Chi mi conosce lo sa bene, New York è la mia citta'. La amo con incredibile ardore per la sua energia, il suo folclore e la sua spudorata franchezza. E dopo averne parlato per quasi 10 anni ho finalmente deciso di farlo senza guardarmi indietro, senza ripensamenti. Non vedevo altro. Non ne avevo bisogno, perché stavo per ottenere quello che ho sempre voluto. Ed e' proprio in preda a questo stato euforico che sottovaluto completamente le logistiche del mio traslocco. Lasciare la mia casa di Via Solari a un mese dalla mia dipartita statunitense risulta infatti essere una decisione che implica delle conseguenze che non avevo calcolato. O meglio, che avevo scelto di ignorare accecata dalla felicita'.
Cosi' nel fare scatoloni e valigie ho superficialmente gettato i miei averi senza un minimo senso logico, senza riflettere per un istante sul piccolo dettaglio che nel mese da senzatetto che mi aspettava, a vagare tra case di amici e famigliari, avrei avuto bisogno di avere un accesso rapido e indolore ai miei vestiti! Mi rendo conto solo a cose fatte dell'incredibile disagio che mi sono auto causata. Il mio entusiasmo ha annebbiato la mia ragione e mi ritrovo con 12 maledettissime valigie divise tra il magazzino dell'azienda di mio padre, il salotto della mia amica Alessandra e la stanza di mia sorella Penelope, per non parlare delle scatole che sono gia' dall'altra parte dell'oceano! Il caos prende il sopravvento e dopo due settimane sono completamente stufa di non avere a portata di mano le miei cose preferite. Di non avere una visuale dei miei vestiti e di aver sostituito al mio armadio un sacchetto con i "beni di prima necessità" che chiaramente non includono mai quello che avrei disperatamente voglia di sfoggiare!
"Lasciare tutto e trasferirti a New York e' il tuo sogno tesoro, stai realizzando il tuo sogno!" mi ricorda Margherita, una delle mie piu' care e vecchie amiche, di quelle che ti conoscono meglio di quanto tu non conosca te stessa, per intendersi. E nel sentire queste parole rimetto a fuoco l'obbiettivo e mi tranquillizzo. E mi dimentico che sto andando in giro con una borsa/bagaglio a mano che pesa ben oltre gli 8 chili autorizzati dalle compagnie aeree e che include beauty, pigiama e biancheria intima. Che ho una spazzolino da denti in ogni giacca e che (orrore degli orrori) ho spedito due scatole di scarpe e le opzioni rimaste sono: un paio di zeppe nere, le mie inseparabili Minnetonka che hanno fatto il loro tempo ma che non riesco a buttare e (non so come ne' perche') un paio di New Balance comprate con il proposito di ricominciare a fare attivita' fisica e che in questo momento risultano inutili (oltre che inutilizzate!).
Dopo 28 giorni da girovaga, 2 feste di addio e illimitate quantità di ribolla gialla finalmente arriva il giorno della partenza. Vivere nelle proprie valigie per un mese è un'esperienza poco raccomandabile ma per te New York, mio grande amore, avrei fatto questo ed altro.
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