Il fatidico sì: che fatica!
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C’è chi pensava “ma questa chi se la piglia?”, eppure anche per me il Giorno con la “G” maiuscola è arrivato.
Mai sognato di sposarmi, mai indossato un vestito bianco (perché inchiattisce), mai e poi mai progettato il mio matrimonio fin da bambina, ma quando quel giorno arriva va a finire che te lo godi come se l’avessi sempre desiderato.
E, come ogni moglie che si rispetti, è chiaro che mi sia dovuta smazzare tutto io: non credete alle amiche che giurano e spergiurano che ti daranno una mano, non fatevi abbindolare dalle zie che si improvvisano Wedding Planner né dal futuro coniuge che ti promette che farà la sua parte.
Quel giorno sarà frutto solo ed esclusivamente del lavoro della sposa, che infatti arriverà all’altare sciupata e sconvolta come dopo due ore di aquagym.
Ma ne vale sempre la pena, soprattutto quando vedi l’emozione sui volti dei tuoi genitori (che forse stanno pensando “finalmente ce la siamo levata di torno”), la lacrimuccia scendere sulle gote della sorella e del cugino testimoni, ma soprattutto la commozione di lui, l’uomo a cui stai per dire l’eterno sì.
Perché è vero: tutto è destinato a finire, ogni fiamma prima o poi si spegne, eppure credo esista una qualche alchimia per cui quando due occhi si incrociano la prima volta e capiscono che si stavano cercando da sempre, non si abbandoneranno mai più nella vita. E, chissà, forse oltre.
Comunque organizzare un matrimonio non è certo la fine del mondo. Lo è se in contemporanea decidete di mettere su casa dal nulla, come ho fatto io.
Mettere in piedi un matrimonio non dico che sia una passeggiata, perché semmai è una scarpinata di trekking estremo, ma è anche una delle cose più divertenti ed emozionanti che ci siano.
Dalla scelta del vestito con madre, zie, sorelle e amiche al seguito ai piccoli particolari, tipo i sacchetti in cui riporre il riso che le amiche zitelle ti lanceranno con tutta la violenza che hanno in corpo, ogni momento è da assaporare fino in fondo.
Perché il primo (e, si spera, ultimo) matrimonio non si scorda mai.
La mia paura più grande era il vestito, dal momento che il mio stile è sempre più casual che classico: temevo di non sentirmi a mio agio, immaginavo la faccia degli invitati non appena sarei scesa dall’automobile senza i miei fedelissimi jeans.
E invece ho avuto la fortuna di trovare subito l’abito che faceva per me in una boutique in cui varrebbe la pena fare un salto anche se si è single da anni: l’ Atelier Aimée Montenapoleone di Milano, dove oltre a vestiti da favola troverete l’esperienza, la dolcezza e la comprensione di chi sa quanto è agitata una futura sposina.
Ma ancor prima dell’abito, le cose fondamentali da stabilire per me erano due: la location e la musica.
Perché l’abito non farà il monaco, ma la location e il sottofondo sì che lo fanno…
Per il rinfresco e la cena abbiamo scelto il Castello di San Gaudenzio , una meravigliosa dimora quattrocentesca che si erge nel cuore dell’Oltrepò Pavese, e per la musica niente DJ set, rock band o cantanti liriche, bensì il Quartetto d’Archi Archimia .
E se qualcuno sta già storcendo il naso pensando a quanto pallosa sia la musica classica suonata ai matrimoni, si ricreda ascoltando Back in Black degli AC/DC, Smoke on the Water dei Deep Purple e My Sharona dei Knack fatta con viola, violoncello, contrabbasso e violino…
Addirittura Toxic di Britney Spears è stata da brivido. E ce ne vuole…
Comunque anche i matrimoni, come tutto, sono fatti dalle piccole cose, da quei minuscoli momenti che ti rimarranno impressi per il resto dei tuoi giorni, come tua nonna che sembra apprezzare quel brano senza sapere che si tratta dei Black Sabbath e non di un capriccio per violino di Niccolò Paganini, come tua sorella che piange perché purtroppo è un po’ come se avessi divorziato da lei, come quel lancio del bouquet che pare abbia ucciso un piccione, come tante, tantissime istantanee che nessun fotografo ufficiale, ahimè, potrà mai documentare appieno.
Come quello sguardo con cui mi ha guardata mio marito dopo essere diventato tale.
Rinfresco e cena: Castello di San Gaudenzio
Musica: Quartetto Archimia
Foto: Carlo Borsani
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