Le sfilate dell'uomo a Londra nel nostro London Collection Diary
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Tutto quello che dovete sapere sui tre giorni di sfilate Uomo a Londra
Ecco cosa è successo a Londra nei tre giorni organizzati dal British Fashion Council , che per la prima volta, ha deciso di dedicare tre intere giornate alla moda maschile.
La “base” di questa manifestazione si sposta dalla Somerset House, quartiere generale della Fashion Week londinese, all'Hospital Club a Covent Garden, un circolo privato che ospita uno studio di registrazione, una galleria d'arte e frequenti eventi legati al mondo della moda e dell'arte. E' qui che ci si riunisce per fare il punto sulla scaletta, fittissima, e per godersi qualche minuto di relax (pochi) nell'accogliente area stampa prima di raggiungere il prossimo show. Ed è qui che si radunano, come ogni fashion week che si rispetti, anche i fotografi street-style, pronti ad immortalare ogni look e scoprire nuove tendenze.
La mia London Collections, inizia con un party, l'evento organizzato da Tommy Hilfiger al The Scotch, club storico di Londra, famosissimo durante i mitici sixties ( guardate tutte le foto nel mio post ). Con gli Hot Chip alla consolle e qualche drink di troppo si fa tardi, ed è solo la prima sera. Ma tanto si sa, alla fine di ogni fashion week che si rispetti, le ore di sonno si conteranno su una mano sola.
Ed eccoci al primo giorno, i nomi da vedere non mancano, a partire da Hackett, che in una cornice unica come quella della Royal Opera House propone un approccio moderno al classico stile sartoriale, con un fiume di modelli in bombetta, ombrello e giacche a doppio petto, che porta subito alla mente il Grande Gatsby e i mitici anni '20. Poi è il momento di Topman, Alexa Chung è presente, in prima fila (è talmente presente ovunque, anche in più look differenti in una sola giornata, che persino un fotografo street-style, non faccio nomi, mi confida di non mettersi nemmeno più a rincorrerla per rubarle uno scatto, dal momento che tanto prima o poi la si rivede) e c'è anche Keith Richards che, in completo blu, accompagna tutta la sfilata, battendo il tempo con i suoi ormai “famosi” stivaletti. Dallo street-style urbano di Topshop , cambiamo totalmente atmosfera con la sfilata di Martine Rose ( guardate gli scatti della sfilata ) e i suoi modelli-rapinatori di banche in un mix di jeans oversized e neoprene. Finalmente arriva anche il momento di YMC, uno degli show che più aspettavo, e non delude. Nel seminterrato del Phonica Redords, negozio di dischi di Soho, va in scena una collezione ricca di spunti, kimono, stampe maculate, quadri, fiori, righe, potrebbe sembrare troppo, ma in realtà Fraser Moss, designer del brand, riesce nell'impresa e mette insieme una collezione da lui stesso definita da vacanza “care-free” (come testimonia la proiezione di cartoline raffiguranti isole tropicali durante lo show). La Cina chiude la giornata con il design futuristico di Xander Zhou e i suoi colletti allungati a formare foulard appuntiti da annodare al collo. Dopo tutti questi show, il modo migliore di terminare la giornata è fare un salto a Savile Row, la via dell'alta sartoria inglese, per un aperitivo veloce mentre esperti sarti cercano di spiegare la complessità e il grande lavoro dietro alla creazione di un completo sartoriale.
Giorno 2: Si inizia presto, con Sibling, che ci sveglia a suon di musica punk con uno show dal tema “intergalattico”, poi qualche scatto di streetstyle (c'è l'imbarazzo della scelta) e si passa all'hip-hop di Katie Eary che propone una sfilata di modelli-skaters in un mare di stampe e fantasie che ricordano Versace ma che vengono presentate su tessuti tecnici come nylon e, neoprene, visto su molte passerelle e già indossato anche in strada, nuovo trend? A seguire Mr. Start, brand emblema di una “luxury Shoreditch”, ben rappresentato da un parterre affollato di giacche, cravette e skinny jeans. Da Christopher Shannon va in scena il “gap-year in Asia” con modelli in shorts, completi a righe, zaini in collaborazione con “The Cambridge Satchel Company” e modelli con strani copricapi e fiori attaccati in volto, sicuramente pronti per il “Fool moon party”. Per finire bene la giornata, un fantastico show di James Long, anche se i calzini con i sandali, proposti a volte in questa London Collections, continuano a non convincermi per niente. Per concludere la giornata aperitivo alla splendida terrazza Martini dell'Hospital Club dove il topic “calzini” continua ad essere in primo piano tra gli “addetti ai lavori” con pareri contrastanti, ma io resto della mia idea anche dopo svariati bicchieri di champagne, devono proprio non piacermi affatto.
Terzo giorno: perdo lo show di JW Anderson, che volevo davvero vedere, causa metropolitana e mi comunicano che la presentazioni di Christopher Kane è stata cancellata. Tragedia. Per fortuna mi riprendo con lo show Richard Nicoll, all'ICA, Istituto di Arte Contemporanea nella lista dei miei posti preferiti a Londra; mi dimentico poi completamente del cattivo inizio di giornata, grazie a Meadham Kirchhoff che mi catapulta in uno squat incantato ( scoprite tutte le foto ). Modelli sdraiati su materassi buttati per terra, vecchi tavoli ricoperti di petali, sedie rotte, vasca da bagno, pupazzi, è un mondo sospeso tra sogno e incubo e, inspiegabilmente, la collezione riesce comunque a risaltare e non perdersi in questo sovraccarico di stimoli visivi. Poteva sembrare una missione impossibile. Quando arrivo da Pringle of Scotland, è troppo tardi, la folla è incredibile e non riesco a raggiungere il mio posto e devo accontentarmi di vedere le uscite dallo schermo della macchina fotografica del gigante davanti a me e non posso fare a meno di pensare alle mie zeppe Marni nella scarpiera, mai quando servono. All'uscita della sfilata incontro (per la centesima volta durante questi tre giorni) una delle donne più affascinanti del mondo fashion, Caroline Issa, non solo di una bellezza elegante da lasciare senza parole ma anche sempre sorridente e pronta alla battuta. Qualche scatto, e via al backstage di Nicole Farhi ( guardate tutte le foto ). Adoro i backstage, l'atmosfera che si respira, l'energia mista a tensione, e il fatto che siano tutti diversi uno dall'altro e ho sempre l'impressione che raccontino la storia e l'umore della collezione che si vedrà dopo poco. Infatti qui da Nicole Farhi, l'agitazione lascia spazio alla tranquillità, c'è relativamente silenzio, i modelli leggono, chiacchierano, la designer controlla tranquilla gli ultimi dettagli prima di dare inizio ad una sfilata che mantiene gli stessi toni e ci porta a “Brighton” (come dice il manifesto della collezione) per una tranquilla passeggiata sul mare.
A questo punto, la mia London Collections è finita, non mi resta che godermi il party organizzato da Burberry all'interno del negozio in Brompton Rd. per un bicchiere di champagne in compagnia di Christopher Bailey (uno dei miei designer preferiti) sulle note di Miles Kane. Perfetta conclusione per tre giorni impegnativi ma di grande ispirazione.
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