Pandora apre una nuova sede a Lamphun. Giulia Valentina racconta
Prima della partenza per la Thailandia, sono entrata nel negozio Pandora dell’areoporto di Roma per dare un’occhiata ai gioielli. Oramai siamo tutti abituati alla brillantezza dei negozi, alle luci splendenti degli espositori, alla cortesia e ai sorrisi dei commessi e specialmente al prodotto finale: nuovo e scintillante. Vedere il gioiello nella sua scatolina bianca, coricato sul tessuto morbido, lo fa sembrare come se non fosse mai stato toccato da nessuno, immacolato, come se noi fossimo i primi a tenerlo in mano; la realtà è ancora più affascinante perché non siamo sicuramente i primi in quanto i gioielli di Pandora sono fatti a mano, e per completarne uno è necessario il tocco artigianale di almeno 24 mani, fino ad arrivare addirittura a 70 mani per i gioielli più complessi.
Questo è quello che ho potuto osservare nel nuovo stabilimento produttivo appena inaugurato a Lamphun, una città a nord della Thailandia immersa nella natura e circondata da templi: tante mani di ragazze e ragazzi che con grande precisione dipingevano manualmente i petali dei fiori degli orecchini, incastonavano le pietre e con estrema cura plasmavano l’argento controllando che ogni pezzo fosse perfetto.
Passeggiando per i vialetti rosa pallido della fabbrica, sommersi dai fiori, dal verde delle palme e dall’erba che arriva quasi fino dentro l’acqua dei laghetti artificiali, regna un senso di pace. A pochi passi da me, un piccolo santuario buddhista, di fronte al quale vengono offerte bibite gassate (già aperte e con la cannuccia inserita, forse per facilitarne il consumo?), banane, fiori e frutta esotica di ogni tipo, per assicurare un karma positivo ed una bella reincarnazione.
Il negozietto di alimentari è ancora vuoto come pure il centro medico, ad eccezione delle due reception. All’ora di pranzo, il silenzio viene interrotto da centinaia di ragazzi e ragazze, che piano piano escono dall’edificio principale e riempiono le aree comuni: chi subito entra in mensa per assicurarsi il primo posto della fila, chi invece anima i campi di calcio-tennis per una partita prima di pranzo e chi fa il tifo a bordo campo. In tutto 1500 persone (a pieno regime arriveranno a 5000) che rendono l’atmosfera simile a quella di un campus di una scuola americana più che ad un luogo di lavoro.
L’edificio, che si sviluppa orizzontalmente, ricorda la forma di un bracciale, ed è immerso nel verde dei propri giardini. Il verde non è solo una questione estetica ma un vero e proprio simbolo per Pandora, rappresentando l’impegno “green” dell’azienda.
La sede di Lamphun ha ottenuto la certificazione LEED (Leadership Energy and Environmental Design), l’uso dell’acqua è ridotto del 45% e il consumo di energia elettrica del 18%, grazie ai macchinari di ultimissima generazione che accompagnano gli operai nella produzione. Questo perché, come dice la CMO, Minna Philipson: “Diamonds are not girls best friends, values are (I diamanti non sono i migliori amici delle donne, lo sono i valori).
La donna moderna non mette al primo posto la vanità ma i valori, e vuole indossare un gioiello che sia stato creato nel rispetto dei lavoratori e dell’ambiente e non a scapito di essi”. Una campagna incentrata sulla parola “DO” che invita le donne ad agire ed a celebrare i propri successi, frutto del proprio passato e presente. Per Pandora questa non è la prima esperienza in Thailandia, infatti quello di Lamphun è solo il secondo stabilimento produttivo in questo paese; l’azienda sin dal 1982 produce i suoi gioielli alle porte di Bangkok, combinando le doti artigianali dei thailandesi, che vantano una nota tradizione nella realizzazione dei gioielli, con il design italiano e danese.
Quella che nei primi anni era un piccola officina nella periferia residenziale di Bangkok, nel 2005 diventa uno stabilimento di produzione a larga scala a Gemopolis che, insieme alla nuova sede di Lamphun, persegue l’obiettivo nel 2019 di produrre 200 milioni di gioielli.
Nonostante Pandora vanti numeri esorbitanti in termini di dipendenti (22 mila), punti vendita (8 mila) e fatturato (solo in italia 270 milioni), camminando nel nuovo stabilimento si percepiva l’impegno nel renderla un’azienda di persone, e non di numeri: le firme di tutti gli impiegati che hanno terminato il corso di formazione sull’enorme giraffa bianca, Radio Pandora, animata dai lavoratori stessi, la particolare attenzione alle donne in gravidanza che vengono identificate con le divise azzurre, danno un volto vero e proprio all’azienda.
Torno a Milano indossando gli stessi gioielli con cui sono partita, questa volta però dopo aver scoperto la loro storia ed aver visto i volti delle persone che li hanno realizzati, rendendoli ancora più preziosi di quanto non lo fossero già.
Il nuovo stabilimento di Pandora a Lamphun
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