Da sempre il marchio di moda francese Kiabi punta a rivoluzionare il settore del fast fashion. Lo ha fatto attraverso il concetto di moda a piccoli prezzi per tutta la famiglia, e realizzando un’ampia e versatile offerta per tutti gli stili e le morfologie.
A questi valori ne aggiunge, oggi, un altro, la sostenibilità, un elemento ormai chiave che attraversa in maniera trasversale tutto il piano industriale dell’azienda.
E che porta il brand a darsi un obiettivo ambizioso: raggiungere entro il 2025 il 100% di materiali sostenibili per la produzione di indumenti e accessori tessili.
In un'epoca di trasformazione così importante come quella in cui ci troviamo il brand, firmatario del FASHION PACT - un patto che ha dato vita a un progetto per la salvaguardia dell’ambiente, con lo scopo di promuovere un comportamento più responsabile da parte di consumatori e produttori e di combattere la lotta contro il cambiamento climatico -, si pone grandi obiettivi per ridurre il suo impatto sull’ambiente.
Per ottenere un prodotto eco-progettato ottimizza tutte le fasi che portano alla creazione del prodotto finito: interviene nella selezione delle materie prime, nel processo di fabbricazione, nel circuito logistico e nella rete di distribuzione.
L'azienda sposta l’attenzione sul riutilizzare, aggiustare, rinnovare e riciclare i materiali e i prodotti esistenti, trasformando i “rifiuti” in risorse.
Il 22% degli acquisti sul 2020 è avvenuto con materiali ricavati da una coltivazione rigenerativa e rispettosa della fauna selvatica. Ad oggi sono stati prodotti 10 milioni di pantaloni denim trattati con il metodo eco-wash (per consumare meno acqua, materia della vita), 37 milioni di t-shirt e 2,8 milioni di body da neonato in fibre di cotone da agricoltura biologica e integrata, e ancora 1 milione di piumini e cappotti in poliestere riciclato a partire da bottiglie usate di plastica PET.
L’80% della collezione baby sarà ecosostenibile entro il 2021 e per ogni buono bebè aperto, sia in negozio che online, verrà piantato un albero. Al fianco di Reforest’ Action l'azienda si impegna in una mission ambientale ed etica che vuole bene al nostro pianeta. L’obiettivo intrapreso dall’azienda è quello di piantare 500.000 alberi nel 2021.
Nel 2020 il cotone eco è stato il protagonista del panorama delle collezioni Kiabi: più di 77 milioni di capi d’abbigliamento sono stati realizzati con questa formula innovativa.
L’azienda ha aderito anche alla «Better Cotton Initiative» che ha una duplice utilità: migliorare le condizioni economiche e di vita nelle regioni produttrici di cotone e ridurre l’impatto produttivo sull’ambiente. I capi delle collezioni sono realizzati al 100% in fibra di cotone proveniente da agricoltura biologica, coltivato senza semi OGM ma con composti naturali e con un utilizzo più razionale dell’acqua, senza pesticidi o fertilizzanti chimici.
Nell’abbigliamento il 22% del tessuto necessario per produrre una giacca a vento viene scartato prima ancora che il capo sia cucito, trasportato e venduto. Su 100.000 pezzi parliamo dell’equivalente della superficie di 78 piscine olimpioniche. Per una risposta sostenibile Kiabi, in collaborazione con Mylene L’Orguillax, co-fondatrice di ZWDO Collective, ha presentato la sua Giacca Rifiuti 0. In poliestere riciclato e con un modello unisex, non genera nessuno spreco di tessuto. Il design è studiato al millimetro grazie a una tecnica di modellistica che crea capi a partire da prototipi perfetti come gli incastri di un puzzle.
Nel 2021 saranno eliminati i sacchetti di plastica in tutti i negozi ed entro il 2025 l’azienda mira a ridurre a 0 la plastica di tutti gli imballaggi dei prodotti destinati ai clienti.
È in corso anche un focus sull’organizzazione logistica, l’obiettivo ultimo è progettare, produrre e distribuire una moda accessibile, solidale e impegnata, riducendo la sua impronta di carbonio lungo tutta la catena del valore, dai materiali, alla logistica ai magazzini. È stato così risparmiato 1 giro del mondo in camion a settimana grazie alla creazione di nuovo magazzino Sud per l’area dell’Europa meridionale e nel 2021 Kiabi mira a ridurre il trasporto aereo al 6,1% per impattare di meno sul pianeta.
È stata posta inoltre maggiore attenzione allo smaltimento e al riciclo tessile, problema mondiale di enorme impatto, puntando sul progetto della Seconda Mano. Kiabi Francia ha dato il via a 2 laboratori di personalizzazione per adattare, prolungare la vita dei capi presso gli store di Cormontreuil e Merignac; ha inoltre lanciato 6 corner dell’usato nei negozi stessi.
L’obiettivo del 2021 è quello di prevedere 25 corner di seconda mano in Francia, Italia, Spagna e Belgio. Il modello x-canal consente di offrire alla clientela un facile accesso al servizio sia dal web che negli store. I clienti possono rivendere i loro capi d’abbigliamento di qualunque marca e acquistare online indumenti di seconda mano. Il negozio KIABI di domani sarà “ibrido”, un vero e proprio luogo di vita, protagonista di un’economia virtuosa.
L’impegno di Kiabi prosegue, la grande azienda presente in 17 paesi con 463 punti vendita è sempre pronta ad accogliere e affrontare nuove sfide!
A Milano l’insegna conta 33 punti vendita. Tutte le collezioni sono disegnate in Francia da una squadra di più di 200 stilisti, modellisti e responsabili prodotto. I capi sono confezionati in stabilimenti che lavorano per l’azienda in subappalto in 21 Paesi, soprattutto in Asia.
L’organizzazione collabora con 137 fornitori in 400 stabilimenti scelti in base a criteri di sostenibilità a tutto tondo: rispetto dei diritti umani, delle condizioni di lavoro, protezione dell’ambiente, prevenzione della corruzione, audit preventivo, controlli annuali. Per offrire piccoli prezzi tutto l’anno l'azienda agisce sulle diverse fasi della fabbricazione del prodotto. Ogni componente è studiato nei minimi dettagli per ottimizzare il costo complessivo, minimizzando gli scarti del materiale.
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