Guardaroba e dress code: i tips dell'esperta del galateo Elisa Motterle
Per molti, al giorno d'oggi, il concetto di dress code può apparire come anacronistico. In una società sempre più ibrida, dove le occasioni si contaminano, si esce al mattino per andare al lavoro e si va direttamente a cena, vestirsi al mattino, tenendo presente comodità, stile personale e, giustamente, dove si va e cosa si fa, è un impresa sempre più complessa.
Che si lavori in ambienti particolarmente formali, che si partecipi spesso a eventi speciali o anche solo per interesse personale, sono sempre di più le persone che desiderano approfondire l'argomento "guardaroba". Sì perché quello che indossiamo dice molto di noi, molto di più di quanto pensiamo! E non sempre è facile districarsi tra regole.
Questo abito va bene anche per la sera? Gli stivali la sera si possono portare? Perché non ci si veste di nero a una cerimonia? Ma cosa distingue un dress code business formal da uno smart casual?
A queste e a moltissime altre domande risponde quotidianamente Elisa Motterle, esperta di galateo contemporaneo, founder della Italian Etiquette Society, prima realtà italiana interamente dedicata alla formazione su buone maniere, soft skills e cultura comportamentale.
Con un passato nel mondo della moda, Elisa ha una formazione tecnica e specifica appresa e perfezionata presso eccellenze del settore come The British Butler Institute e Institut Villa Pierrefeu di Montreux (luoghi dove si forma il personale che lavora per le case regnanti d'Europa e nn solo!) che l'ha portata a essere il punto di riferimento, anche grazie ai social, per per un pubblico molto ampio che le scrive per risolvere piccoli e grandi dubbi su tutto quello che concerne il galateo oggi.
Motterle collabora con aziende e grandi gruppi e, tra le moltissime cose di cui si occupa, tiene anche una serie di workshop in collaborazione con Pineider, il marchio storico fiorentino nato nel 1774 e specializzato in articoli di cartoleria, stationary e pelletteria di lusso.
Tra questi sette incontri, avvenuti nell'elegante negozio del brand in via Manzoni e che spaziano dall'attenzione nell'ambito lavorativo, al galateo digitale al viaggiare con stile, abbiamo avuto il piacere di partecipare a quello a tema Dress Code, dedicato proprio alle regole dell'abbigliamento e all'eleganza vista come vera comunicazione non verbale. Abbiamo quindi scoperto cosa si intende con questo termine (in origine, un insieme di codici d'abbigliamento legati a una determinata organizzazione come ad esempio i membri del clero o o dell'esercito), quali sono le differenze tra le varie tipologie, che siano essi professionali - ovvero inerenti al mondo del lavoro - o sociali - ovvero legati a occasioni come cerimonie etc e quali sono i capi. Siamo partiti dall'eleganza e formalità più "alta" del white tie riservato a cerimonie di Stato ed esplorato nuove declinazioni in ambito lavorativo e le sue declinazioni: dal business formal (ormai ristretto a pochi ambiti, come finanza e politica) al business casual molto diffuso.
E ovviamente alcune semplici premesse da tenere a mente, una su tutte, sempre: ricordarsi dove stiamo andando e di che occasione si tratta! Un bel look con un completo, perfetto per ufficio, anche sofisticato, potrà ancora andare bene per una cena non o un'occasione serale, ma certo non sarà indicata per un evento più specifico - come una "prima" alla Scala, ad esempio!
Abbiamo colto l'occasione per fare qualche domanda a riguardo ad Elisa Motterle e chiesto qualche consiglio "smart" per orientarsi:
(Il Principe e la Principessa del Galles, William e Kate, alla cena in onore del Presidente tedesco a Londra sono un esempio dell'eleganza e della formalità del "white tie": alta uniforme, abiti lunghi per le signore, onorificenze e gioielli a profusione. Si tratta del dress code "sociale" più "alto" riservato alle occasioni di Stato o alla cerimonia del Nobel @GettyImages)
Il dress code, che sia esso sociale o professionale, è un linguaggio che risente dei forti cambiamenti della società: quali sono, secondo te, le regole su cui non transigere e quali invece su cui si può soprassedere (di poco, almeno)?
ll dress code è un linguaggio, e come qualunque lingua si evolve e si contamina. Oggi non parliamo né vestiamo come negli anni ‘50... Però, anche in questo continuo mutamento, ci sono dei punti fissi (come le regole base della grammatica) che per me, nel vestire sono: cura, pulizia, coerenza con il contesto e con quello che si è. Tutto il resto si può negoziare!
Le micro-trasgressioni ben gestite, soprattutto al di fuori dei contesti ultra formali, oggi aggiungono personalità: il sandalo elegante d’inverno, il blazer un po’ più morbido del previsto, il colore leggermente fuori tema... tutto si può fare, purché sia una scelta consapevole e non un incidente. Quello su cui invece non soprassiedo mai è la sciatteria (vestimentaria, ma anche ideologica): la filosofia per cui “io sono così” diventa un alibi per presentarsi come se si fosse appena scesi dal furgone del trasloco. Lì, mi dispiace, il dress code vince a mani basse.
Nella tua professione ti trovi spesso a collaborare con le aziende: quali sono gli errori di stile più comuni che hai incontrato nel dress code professionale?
Gli errori più comuni, nelle aziende, non sono quasi mai “la camicia sbagliata” ma sono cortocircuiti di comunicazione. Mi spiego meglio: un classico è l’effetto fuori sincrono ovvero l’incapacità di “sintonizzarsi” sulla lunghezza d’onda del brand per il quale si lavora. Se lavoro in un’assicurazione non vestirò come chi lavora in un brand di moda: anche se sono appassionata di abiti e accessori "pazzerelli", il mio lavoro richiede un’immagine più tradizionalista. Al contrario, se faccio una professione creativa, uno stile troppo formale e “serio” potrebbe non corrispondere a un’immagine coerente. Insomma, l’errore più comune che vedo è non comprendere che, anche sul lavoro, vestire vuol dire comunicare qualcosa.
I coniugi Amal e George Clooney al matrimonio di Harry e Meghan, Duchi di Sussex, un esempio perfetto di look da cerimonia da giorno: lei con abito midi colorato ma non eccessivo, lui in completo grigio. @GettyImages
Parlando sempre di lavoro e dress code, per una ragazza alle prese con primi colloqui di lavoro, cosa consiglieresti di indossare?
Ovviamente molto dipende dal lavoro che si cerca: come abbiamo appena detto, un’aspirante avvocato non vestirà nello stesso modo di un’aspirante stilista... Ciò detto, in queste prime fasi, sarebbe bene giocare sul sicuro: con un blazer blu abbinato a un sottogiacca chiaro, un bottom classico (pantaloni, gonna a pieghe) abbinato a scarpe non leziose (mezzotacco, mocassini, stivaletti) si può andare praticamente dappertutto. Attenzione anche a capelli, gioielli, trucco: tutto quello che possiamo scegliere deve essere scelto con consapevolezza!
Puoi suggerire 5 capi e/o accessori “strategici” dell'abbigliamento femminile, adatti per affrontare” con stile molteplici occasioni?
Ecco la mia "top 5":
- Il blazer impeccabile
Il modello dipende dal nostro fisico (boxy, maschile, sfiancato...), sempre in un
bel tessuto! Sceglierei un colore sobrio ma non il nero: blu scuro, antracite, anche il bordeau li trovo più versatili e vanno sul serio dal meeting alla cena senza battere ciglio. - La camicia avorio romantica
Dentro di me batte un cuore romantico, e uno dei capi che preferisco per aggiungere femminilità a un outfit altrimenti rigoroso è la blusa o camicia avorio, in seta o ottimo cotone, che abbia un dettaglio frivolo: un fiocco sullo scollo, un colletto arrotondato, una ruche sul davanti... È super versatile per ammorbidire gli outfit professionali, e nel tempo libero si abbina benissimo anche a gonne, golfini e pantaloni relax. - Il trench
Classico che più di così non si può, e c’è un perché: sta bene con tutto, nasconde anche i look non proprio riuscitissimi, e se ci aggiungi un foulard e un paio di occhiali da sole è subito "Colazione da Tiffany". - La décolleté passe-partout
Amo stare comoda, ma detesto cordialmente le sneakers perché trovo che indossare scarpe da ginnastica equivalga alla resa dell’eleganza. Quindi? Evviva i mocassini e le decolleté moderate, con un tacco gestibile (per me 5 max. 7 cm), e una linea pulita. È l’accessorio che SVOLTA veramente il look. Le scarpe sono davvero la base di tutto: provare per credere. - Sciarpe/ foulard
Uffa che noia, ancora il foualrd? Ebbene sì, se viene citato sempre come un classico irrinunciabile un motivo ci sarà: e infatti il foulard è impareggiabile. Intanto consente di giocare con colori e stampe che su capi più importanti sarebbero “too much”. Poi si può annodare in mille modi e in mille posti diversi. in più copre anche il collo evitando mal di gola e aggiungendo uno strato di calore in più. Infine a me piace molto profumare i miei carré...
La Principessa del Galles, Kate Middleton, esempio perfetto di dress code smart casual declinato in versione femminile: completo con pantaloni in grigio e camicia con un dettaglio romantico.
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Siamo in periodo di feste: consiglieresti alle nostre lettrici un look “a tema” che possa andar bene per ricevere in casa o festeggiare fuori?
Per le feste io suggerisco sempre un look “a tema”: i miei must have per questa stagione sono il tartan oppure le paillettes. Se invitiamo in casa, attenzione a non strafare: la padrona di casa non deve mai superare in eleganza propri ospiti. Un mix che a me piace tanto è: morbidezza in alto, preziosità in basso. Per esempio una combinazione che ripropongo spesso è: maglione anche over sopra, gonna preziosa (broccato oppure paillettes) Fa subito atmosfera, senza trasformarmi l’hostess che non può sedersi per non stropicciarsi, è accogliente ma sofisticato, e soprattutto permette di muoversi con grazia fra porte, piatti e ospiti.
Fuori, basta un abito nero ben tagliato con un dettaglio “festivo” calibrato: una spilla vintage, una cintura gioiello, un paio di calze con un filo di lurex, una scarpa leggermente scintillante. Basta un dettaglio a dichiarare che è festa — non serve indossare tutta la cometa di Betlemme. Il principio, in entrambi i casi, è semplice: celebrare senza travestirsi. È il modo più elegante per brillare.
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Milano Moda Uomo: cosa aspettarsi dalla prossima edizione? Ecco tutte le novità
Siamo ancora completamente immerse nell’atmosfera delle feste, ma mentre ci dedichiamo alla scelta dei nostri party look e alla caccia ai regali, il calendario ci ricorda che Gennaio non è poi così lontano e che ormai manca poco a uno degli appuntamenti più attesi dalla moda maschile: la Milano Fashion Week.
Dal 16 al 20 Gennaio, infatti, Milano tornerà ad essere la capitale globale del menswear, con una settimana intensa e un’agenda ricca di eventi, presentazioni e sfilate che sveleranno le nuove collezioni Autunno-Inverno 2026-2027.
Tra grandi ritorni e debutti molto attesi, questa nuova edizione della Fashion Week maschile si prepara così anticipare le tendenze della prossima stagione e delineare la direzione del menswear dei mesi a venire.
E a noi non resta che segnare le date dei prossimi show e scoprire le ultime novità che ci riserveranno le sfilate di Gennaio. Cosa aspettarsi?
Milano Fashion Week: le collezione maschili che sfileranno a Gennaio
Si preparano a fare il loro debutto in passerella, Domenico Orefice, Ralph Lauren e Victor Hart che saranno presenti per la prima volta nel calendario ufficiale delle sfilate.
Insieme ad Absent Findings, Ajabeng, Kentle Gentlemen, Raimondi, State of Chao e Subwae, che per la prima volta presenteranno le loro collezioni attraverso show digitali, e al ritorno di Zegna e Dsquared 2.
Milano Fashion Week: le presentazioni e gli altri eventi in calendario
Tra le presentazioni più attese della nuova edizione, ci sono quelle di Bottega Bernard, Dunhill, K-Way, Plās Collective, Moarno, Sagaboi e Stone Island, cui si aggiunge Ferragamo che torna a far parte del programma.
Ma durante questa nuova edizione della Milano Fashion Week maschile si festeggeranno anche anniversari importanti, come il 25° anniversario di Blauer, il 10° di Pronounce e il 5° di Marcello Pipitone-Bonola.
EA7 Emporio Armani celebrerà i Giochi Olimpici e Paralimpici di Milano Cortina 2026 con uno speciale evento in negozio. Mentre K-WAY presenterà con Vogue e GQ “Montagna Milano”: The Alpine Club in Town, un evento che prevede panel, workshop e esperienze après-ski.
E poi ancora Li-Ning metterà in scena una sfilata per celebrare il movimento, la cultura e l’evoluzione del brand nell’abbigliamento sportivo, Stone Island presenterà un’installazione di Ken-Tonio Yamamoto che propone capi nati da processi di ricerca e sperimentazione non industrializzati.
Gli appuntamenti da segnare in agenda sono tantissimi, così come gli show che potranno essere seguiti sulla piattaforma milanofashionweek.cameramoda.it.
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È Alberto Tomba l'ambassador più amato del momento dal mondo della moda

Si dice che ogni epoca abbia i propri eroi, ma ce ne sono alcuni che vanno oltre i momenti, le tendenze e le generazioni. Uno su tutti? Alberto Tomba, asso dello sci a cavallo tra gli anni Ottanta e i Novanta e al contempo grande icona di stile, e lifestyle, anche lontano dalle cime innevate.
Tutti lo amano e tutti lo vogliono oggi tanto quanto allora, perché Tomba "La Bomba" è tornato a vestire i panni di protagonista per due famosissimi brand che lo hanno scelto, a sorpresa, come ambassador. Diciamo a sorpresa perché sono trascorsi ormai quasi trent'anni dal suo ritiro, avvenuto nel 1998 e seguito da un periodo in cui è stato certamente presente nel mondo dello sport e degli eventi legati alla disciplina che lo ha visto eccellere – e collezionare 50 coppe del mondo e tre medaglie olimpiche – ma senza dominare prepotentemente le scene, soprattutto quelle legate alla moda. Un universo con il quale, vedrete tra un po', ha sempre avuto molto da condividere.
Un ritratto di Alberto Tomba, 1995.
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Oggi torna a suggerire trend perfetti per la vita in pista, e après-ski, nella campagna Autunno/Inverno 2025 di Napapijri, brand nato a Courmayeur nel 1987 proprio mentre Tomba conquistava la sua prima vittoria in Coppa del Mondo a Sestriere, e che non poteva non scegliere proprio lui per inaugurare il cammino che guiderà gli affezionati del marchio, e non solo, verso le prossime Olimpiadi Invernali di Milano-Cortina.
Alberto Tomba ritratto nella campagna Autunno-Inverno 2025 di Napapijri.
Credits: Courtesy of Napapijri
Una serie di scatti che ritraggono lo sciatore in pista, tra un assetto da slalom, una posa scultorea e qualche momento più ironico e rilassato. Tutte scene accompagnate da look tecnici ma anche motivi norvegesi e giacche in pile che riproducono il set-up degli impianti da discesa.
Alberto Tomba negli scatti della campagna Autunno-Inverno 2025 di Napapijri.
Credits: Courtesy of Napapijri
Alberto Tomba negli scatti della campagna Autunno-Inverno 2025 di Napapijri.
Credits: Courtesy of Napapijri
Ma ad averlo scelto come volto non è solo chi parla agli sportivi e agli amanti dell'activewear: ad annunciare una collaborazione con lo sciatore infatti arriva in questi giorni anche Ferragamo, che ce lo propone più serioso e distante dal suo elemento naturale puntando su una sinergia basata su un concetto valoriale. «Il suo percorso sportivo riflette perfettamente la filosofia di Ferragamo: ogni conquista nasce dal sacrificio, ogni risultato dalla dedizione. Con lui condividiamo un profondo senso di autenticità e l’amore per l’eccellenza, valori che continuano a ispirare il nostro lavoro quotidiano» ha dichiarato Leonardo Ferragamo condividendo la notizia della partnership con lo sciatore bolognese, il quale si è detto a sua volta onorato di rappresentare la casa di moda.
Alberto Tomba per Ferragamo.
Credits: Courtesy of Ferragamo
Seppure diverse in termini di heritage e posizionamento, queste due griffes hanno compiuto una scelta comune, che rafforza un'idea a nostro avviso vincente: quella che il nome giusto da scegliere per farsi rappresentare non è solo questione di immagine o estetica, ma di carattere. A rendere unico nella memoria degli italiani Alberto Tomba sono state infatti molteplici cose: le performance sulla neve, le vittorie, l'aria (e il CV) da sex symbol cross-generazionale e quella spontaneità che l'hanno reso semplicemente inconfondibile, irraggiungibile in pista ma vicino a noi comuni mortali.
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Un personaggio che siamo felici di veder tornare sotto i riflettori e che vogliamo celebrare con una raccolta di immagini dal sapore un filo nostalgico ma, stilisticamente, ancora oggi, super cool, tra scarpe da barca, accostamenti cromatici originali e forme anni Novanta che sono tornate a dominare i guardaroba. Date un'occhiata alle immagini che abbiamo raccolto per voi: una vera bomba.
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Il Museo del Gioiello rinnova e incanta: un viaggio nell'anima preziosa dell'Italia, tra storia, arte e bellezza

Il gioiello non è solo un ornamento. È un frammento di storia, un gesto d’amore, un simbolo di potere, un ricordo custodito nel tempo. Ed è esattamente questa la sensazione che si prova varcando la soglia del Museo del Gioiello di Vicenza, riaperto con una nuova e affascinante esposizione che promette di far parlare molto di sé: “Gioiello – Italia. Materia Tecnica Arte. Tra Antico e Moderno”, un percorso curato dalla storica dell’arte Paola Venturelli, visitabile fino al 2027.
All’interno della Basilica Palladiana — uno dei luoghi più suggestivi della città, Patrimonio UNESCO dal 1994 — la mostra accompagna il visitatore in un racconto che scorre con la naturalezza delle storie migliori: senza fretta, con meraviglia. Un viaggio che attraversa più di duemila anni, dal V secolo a.C. fino ai primi anni del XXI, mettendo insieme oltre 150 opere provenienti da tredici musei e fondazioni italiane.
Un mosaico prezioso che mostra quanto l’arte orafa sia parte integrante dell’identità culturale del nostro Paese.
Perché il Museo del Gioiello è così speciale
Il Museo del Gioiello, inaugurato nel 2014, è un progetto voluto da Italian Exhibition Group S.p.A e dal 2025 è gestito da Vicenza Holding S.p.A., la società che rappresenta Comune di Vicenza, Provincia di Vicenza e Camera di Commercio vicentina nella società fieristica organizzatrice del salone internazionale della gioielleria Vicenzaoro.
Lo racconta con entusiasmo Michela Amenduni, direttore gestionale del museo, che ha seguito da vicino il nuovo corso dell’istituzione: "Il Museo del Gioiello nasce con l’obiettivo di valorizzare la tradizione orafa di eccellenza del distretto produttivo vicentino, e con questa una delle più alte espressioni del Made in Italy, unendo tradizione e innovazione, memoria e contemporaneità. […] Vogliamo che sia un Museo accessibile a tutti, aperto al dialogo con il territorio e con designer, artigiani, aziende, studiosi e appassionati di tutte le età".
Michela Amenduni, direttore gestionale del Museo del Gioiello
La mostra: quando la storia brilla
Il percorso espositivo si snoda attraverso sei sale, ognuna pensata come una tappa narrativa. Qui il gioiello diventa il protagonista di una lunga storia fatta di saperi manuali, tecniche antiche, influenze artistiche e intuizioni modernissime.
Tra i pezzi che catturano lo sguardo — e rimangono impressi nella memoria — ci sono:
- un anello e una crocetta di epoca longobarda, che evocano riti, credenze e una spiritualità lontana;
- una straordinaria corona votiva in oro, gemme e cammei, mai vista prima dal grande pubblico, che sembra uscita da una fiaba manierista;
- il collare gemmato della famiglia Caldogno, datato 1604, un capolavoro di tecnica e monumentalità che racconta le ambizioni di una delle famiglie più influenti della Vicenza rinascimentale.
Accanto a questi tesori antichi, il museo intreccia opere moderne e contemporanee in un dialogo fluido e inatteso. Un cammeo richiama le glittiche rinascimentali, una brooch si ispira a un busto romano del II-III secolo, mentre un pendente rilegge con eleganza la pianta di Villa La Rotonda di Palladio.
Il gioiello come linguaggio dell’arte
Una delle sezioni più sorprendenti è dedicata al rapporto tra arte contemporanea e gioielleria.
Disegni, prototipi, gioielli “d’artista” raccontano la libertà creativa di designer e scultori che, nel corso del Novecento, hanno trasformato il gioiello in un gesto artistico vero e proprio.
La curatrice Paola Venturelli spiega così la visione della mostra: "Circa 150 opere, dalla storia antica fino alle creazioni contemporanee, mettono in luce materiali, tecniche e saperi artigianali che costituiscono un elemento fondamentale della nostra cultura materiale. Vogliamo comunicare che il gioiello è molto più di un ornamento: è memoria, narrazione e ponte tra passato, presente e futuro".
Ed è proprio questo a restare nel visitatore: la sensazione che ogni gioiello racchiuda un racconto, un mondo, un tempo.
Visitare il Museo del Gioiello
Il museo si trova nel cuore di Vicenza, sotto le volte della Basilica Palladiana.
È aperto:
- martedì–venerdì: 9.00–13.00 e 15.00–18.00
- sabato e domenica: 9.00–18.00
L’ingresso è disponibile anche tramite le card integrate del circuito museale cittadino (Gold e Silver Card). Tutte le informazioni sono su www.museodelgioiello.it
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