"Celine part 2": l'era Slimane è iniziata
Il nuovo direttore creativo ci mostra la sua idea di Parisianess in una collezione che richiama la nightlife degli anni Settanta e Ottanta
“Celine è una visione di Parigi, un modo di indossare. Non voglio incatenarlo a qualcosa di specifico. Non c’ è un modello connesso a un’eredità importante da portare avanti. Partendo da questo, possiamo inventare un nuovo vocabolario. Quello che conta è sempre il presente.”
Con questa dichiarazione rilasciata al giornale francese Le Figaro, Hedi Slimane ha implicitamente risposto a tutte le speculazioni montate nei mesi scorsi, per cui il marchio Celine "post Phoebe Philo" non sarebbe più stato Celine.
E così ha fatto: dopo aver distinto la sua era in Celine, ieri sera nella prima collezione Celine by Slimane ha mostrato esattamente la sua visione di una certa Parigi.
Si tratta della scena musicale underground che viveva in città tra la fine degli anni Settanta e i primi anni’ Ottanta. “Amo Parigi di notte. Sono cresciuto tra il fumo de Le Palace e le piastrelle bianche de Les Bains-Douches”. Due club storici mete di peregrinaggi notturni al pari dello Studio 54 di New York.
Come se la festa per il 50 esimo compleanno che il designer ha voluto tenere proprio a Le Palace fosse stata un teaser di questo debutto.
I look sembrano istantanee di quegli anni, con le linee tipiche di transizione tra i due decenni.
Micro abiti e macro rouches, giacche over di paillette con disegni cartoon, i doppio petti boxy squadrati portati con pantalon di pelle a gamba dritta e texani, le velette, il revival rockabilly delle giacche leopardate, i pantaloni vita alta con pinces anni ’40 con sopra boleri, scarpe a punta winkle piker.
I colori sono quelli della New Wave: nero (Slimane ha sviluppato con Celine un vocabolario di sfumature del nero) e rosso. E quei tagli di capelli lunghi dietro con il ciuffo, di quel giallo decolorato alla Spandau Ballet.
Slimane è un avido osservatore del passato: il nuovo logo di Celine per esempio. La e senza accento riprende la versione originale degli anni Sessanta, già utilizzata negli anni della direzione creativa di Michael Kors, il typefont è degli anni Trenta. Come la sua prima collezione per Saint Laurent era realizzata guardando al periodo più pop e youthquake di Yves, la collezione Mondrian del 1965.
“La mia percezione della moda è sempre stata influenzata da una certa idea di classicismo e dall’eredità della couture.” Slimane ha il senso per la qualità della materia, per la maestria degli atelier per la “bella esecuzione”, che sono parte del DNA di Celine e possibilità offerte a un creativo dalle maestranze francesi.
Si vede nella lavorazione della pelle, nei completi maschili, negli embroidery all over, negli abiti drappeggiati della collezione. Con l'insediamento Slimane a Celine, sono stati aggiunti al quartier generale della maison diversi atelier come quello di haute couture e di tailoring.
L'idea di androgina, o di ambiguità tra shilouette maschile e femminile, è parte della sua visione della società, quel suo specifico ideale estetico che gli ha permesso di rivoluzionare la sartoria maschile negli anni di Dior Homme.
I suoi ragazzi skinnier than skinny in età prepuberale, quando ancora il fisico non è nè maschile nè femminile, sono gli stessi kids che Raf Simons idolatra e porta avanti collezione dopo collezione con il suo brand e con Calvin Klein, gli stessi che Alessandro Michele racconta con Gucci e le stesse ragazze in mini scamiciati e cerchietto di Miuccia Prada.
La visione fermamente legata all’adolescenza che ha vissuto è quello che lo connette immediatamente ad un pubblico young.
E, ci chiediamo noi, non è forse questo che i grandi gruppi del lusso oggi vogliono da un direttore creativo?
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