Giancarlo Petriglia: questione di pelle
Fotogallery Giancarlo Petriglia: questione di pelle
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Solo la migliore e rigorosamente italiana. Per borse che alla prima collezione hanno già convinto. Di chi è il merito? Del talentuoso Giancarlo Petriglia, che a sorpresa confessa: "La pelle come materiale non mi faceva impazzire...". Poi, per fortuna, ha cambiato idea.
Solo la migliore e rigorosamente italiana. Per borse che alla prima collezione hanno già convinto. Di chi è il merito? Del talentuoso Giancarlo Petriglia, che a sorpresa confessa: "La pelle come materiale non mi faceva impazzire...". Poi, per fortuna, ha cambiato idea.
Anche i più grandi amori possono annunciarsi con una una smorfia di indifferenza. Se non di sfacciata disapprovazione. Ce lo conferma Giancarlo Petriglia , che non ha amato la pelle da subito. Un materiale che gli appariva certo di carattere, talvolta pericolosamente stridulo e sopra le righe, difficile da gestire. Poi, quasi a sorpresa, è scoccata la scintilla. Grazie ad una sensibilità estetica fertile, affinata sui banchi d'accademia a Brera e messa prontamente alla prova in ufficio stile da Trussardi. È lì che Giancarlo si è fatto le ossa, prima di aprirsi a collaborazioni di prestigio. Con gente del calibro di Nicolas Ghesquière, Vincent Darré, Mariuccia Casadio.
A settembre dello scorso anno la svolta. Un marchio tutto suo, con un logo che la dice già lunga. Due grifoni, creature che la fantasia degli antichi poneva a custodia dell'oro. L'oro di Giancarlo, si capisce, è quella manualità tradizionale e qualità italianissime che il mondo c'invidia. Ed è un vanto ribadire che la sua primissima collezione primavera-estate 2012 è nata a Palermo. Tra maestri artigiani che ancora coltivano il fior fiore della pelletteria.
Il risultato si vede. E si tocca con mano. Dalle forme asciutte ed eleganti della clutch da sera a quelle più morbide dei modelli da giorno, Giancarlo accorda diversi pellami in una tarsia di gusto art déco. Rivelandosi per giunta un esperto colorista. Il pitone vira all'arancio, la nappa di vitello sfuma nel rosato, la raffinatissima anguilla è tinta in un caldo zafferano. Su di essi non si risparmiano tocchi di cesello. Geometrismi di placche metalliche, tracolline in maglia dorata preziose come un bracciale, ricami di pietre e perline. Il manico? In serpente, che più nero e seducente non si può. Molto molto bene.
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