Georgia Hardinge: nuova anatomia
Fotogallery Georgia Hardinge: nuova anatomia
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Contorni che si fanno taglienti e scoscesi, altrove rigonfi e parossisticamente curvilinei. L'autunno-inverno 2011 di Georgia Hardinge reinventa con compiaciuta morbosità la silhouette femminile
Contorni che si fanno taglienti e scoscesi, altrove rigonfi e parossisticamente curvilinei. L'autunno-inverno 2011 di Georgia Hardinge reinventa con compiaciuta morbosità la silhouette femminile
Il corpo nella sua gloria e nella sua miseria, di angelo caduto e bestialità mai sopita. Ne offre compiuta rappresentazione la galleria blasfema del fotografo Joel Peter Witkin, da cui Georgia Hardinge mutua motivi ispiratori ben riconoscibili. Il titolo della collezione, Spined, tradisce infatti l'attenzione allo scheletro e alla carne nell'istante che precede la consunzione e il dissolvimento nella morte tipici dell'artista statunitense.
Eppure il tema macabro è, comprensibilmente, solo uno spunto iniziale. Oltre alla predominanza di nero sepolcrale e a quell'avorio di ossa messe a nudo, qui si fa apprezzare soprattutto il lavoro sui volumi. Modelli che vantano una costruzione scultorea, con un fitto agglutinarsi di pieghe, in jersey aderente e neoprene di ultima generazione. Più il segno distintivo di una stampa su seta, che sfuma nel grigio e nel ghiaccio un'immaginifica lastra radiografica.
Illustrazioni: Silvia Gherra
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