Volevo tanto alleggerirvi il cuore, però...
Dopo quel weekend da incubo, dove le foto e lo strazio di Brindisi si confondevano con quelle del terremoto, ci aspettavamo almeno una tregua. Ma l’Istat, senza pietà, ci fa sapere che...
Ci ho provato in tutti i modi. Ho letto, come faccio sempre, attentamente i giornali italiani. Poi ho cercato conforto in quelli stranieri. Un occhio alla televisione, un orecchio alla radio. Ma non c’è stato verso: per quanta buona volontà ci abbia messo, non ho trovato la buona notizia con cui alleggerirvi un po’ il cuore.
Eppure io sono, davvero, un’ottimista, sempre pronta a vedere il lato migliore di cose, persone e anche avvenimenti. Questa volta, però, è davvero difficile difendersi dall’onda nera che ci si è un po’ abbattuta addosso. L’unico dato davvero positivo è la reazione della gente, la voglia che è scattata in tutti di stare vicini, per partecipare insieme a una specie di dolore nazionale.
E poi mi hanno confortato e toccato le facce dei ragazzi scesi in piazza per dire la loro voglia di non farsi intimidire, di non farsi bloccare dalla paura. E quelle dei bambini che giocano nei campi allestiti in Emilia, mentre aspettano di poter tornare a casa e di riprendere una vita normale.
La tenerezza per i nostri figli e la volontà di difenderli un po’ ci aiuta. Ma l’Istat, inesorabile, ci toglie anche questa consolazione spiegandoci bene, nel dettaglio, nelle 300 pagine della “fotografia” che hanno fatto dell’Italia, come in particolare la situazione dei giovani sia peggiorata negli ultimi dieci anni.
L’ascensore sociale si è bloccato, scuola e merito non sono più un trampolino di lancio per una vita migliore di quella dei propri genitori. I figli che vivono in famiglia, dal 93 a oggi, sono passati dal 33 per cento al 42. E, ahimè, non stiamo parlando di una libera scelta di affetto (come piacerebbe a noi, inesorabili/appiccicose mamme italiane), ma del fatto che non sono proprio in grado di mantenersi, perché mai si erano avute percentuali così alte di precari o, peggio, di ragazzi che non vanno a scuola e non lavorano.
Comunque, visto che le cattive notizie, si sa, non arrivano mai sole, anche per noi donne il mercato del lavoro viene descritto come “molto difficile”, una sorta di vergogna nazionale in relazione agli altri Paesi d’Europa (vi dico solo che siamo alla pari di Malta).
I lavori domestici continuano a gravare sulle spalle femminili (ma va?), i servizi sociali funzionano male soprattutto al Sud. E poi, con una punta di sadismo, la ricerca dell’Istat sigla la lista dei meno: calano i consumi, calano i risparmi, calano gli stipendi e cala, guarda un po’, anche il potere d’acquisto.
Volendo, possiamo aggiungere anche il calare, a capofitto, del nostro umore, ma tant’è. E non è ancora finita: calano anche i matrimoni, le coppie con figli e, ovviamente, le nascite. In compenso, ma non ci consola, aumentano i divorzi e i prezzi!
Però, unico dato davvero positivo, viviamo di più. Che, visti tutti gli altri dati, non so neppure se va considerata una buona notizia...
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