Una coppia ha un figlio affetto da una grave malattia di cui i genitori sono portatori sani. Ne vorrebbero un altro, di figlio, ma il rischio che nasca malato anche lui è altissimo. La scienza potrebbe aiutarli, ma la legge lo vieta. Perché?
Loro, che si chiamano Rosetta Costa e Walter Pavan , sono giovani, innamorati e non sanno di essere entrambi portatori sani di una malattia terribile, la fibrosi cistica. Si sposano, hanno un figlio e solo allora scoprono tutto, perché il bambino nasce malato, gravemente malato.
E quando decidono di avere un secondo figlio, capiscono anche che la scienza potrebbe aiutarli, basterebbe ricorrere alla procreazione assistita, verificando che gli embrioni siano sani prima di impiantarli nell’utero della madre. Ma la legge 40, la legge delle polemiche, non consente la diagnosi preimpianto e quindi addio sogni di un bimbo sano e di una famiglia, quasi, normale.
La nostra coppia, però, non vuole arrendersi e ricorre a un avvocato per cercare di difendere quelli che ritengono i loro diritti. E, passo dopo passo, il caso arriva alla Corte europea dei diritti umani di Strasburgo che, nei giorni scorsi, ha dato loro ragione, accusando la legge italiana di “incoerenza”, perché vieta la diagnosi preimpianto, ma consente invece l’aborto terapeutico.
Che in sostanza vuol dire: non è lecito verificare prima se tuo figlio potrebbe nascere malato, ma una volta incinta puoi decidere di abortire se scopri che lo è. Non è un po’ assurdo? Soprattutto a partire dalla coscienza di quanto sia doloroso e traumatico un aborto per qualunque donna, quale che sia il motivo per quella decisione.
Immediatamente si sono riscatenate tutte le polemiche che, dall’inizio, accompagnano la storia di questa legge, con i detrattori che ne sottolineano tutte le contraddizioni e le “crudeltà”. E i difensori che arrivano a parlare di rischio eugenetico, di selezione della specie.
Per assurdo, ho letto sui giornali, si potrebbe arrivare ad avallare la smania di qualche genitore ad avere figli biondi e con gli occhi azzurri... Per assurdo, appunto. Perché non è certo questa la motivazione che muove la gente normale. E comunque la legge potrebbe ovviamente mettere dei paletti alle aberrazioni di questo tipo.
Ma se la medicina da tempo, ormai, lavora sulla prevenzione, quasi più che sulla cura delle malattie, perché tutto diventa così scandaloso quando si parla di procreazione? Sì, lo so, certo: perché è sul tema della vita e della morte che si gioca il dibattito e anche il confronto/scontro tra scienza ed etica.
Quindi dobbiamo accettare, senza combattere, il “destino”, la natura che ha deciso che quella coppia può procreare ma a suo rischio e pericolo? Sì, dicono molti, perché i figli, e la vita, sono un dono, non un diritto assoluto, pena il delirio di onnipotenza.
Come molte donne che hanno tanto desiderato un figlio e provato la paura di non poterlo avere, capisco le ragioni dell’etica, ma scelgo quelle del cuore.
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