Stefania Sandrelli: «Gli uomini sono come bambini»
C’è chi l’ha fatta soffrire, quello che non ha sposato per scaramanzia, il grande divo che non si accontentava del flirt senza impegno e l’amante perfetto per il sesso. Una mattina a casa di Stefania Sandrelli, che sta per festeggiare i 70 anni, diventa una lezione sui rapporti di coppia e i segreti per affrontare la vita dentro e fuori da un set
Per raccontare Stefania Sandrelli, che il 5 giugno compirà 70 anni (lei preferisce dire: «70 volte primavera») sono a un bivio. Parto dalla donna o dall’attrice? Mi basta entrare nel grande, luminoso appartamento romano in cui abita da più di 40 anni per scegliere la prima strada.
Piante ovunque, quadri, soprammobili, libri, tante fotografie incorniciate, i paraspigoli applicati a tutte le superfici potenzialmente pericolose (l’attrice mi spiega che l’ultima dei suoi cinque nipoti ha 2 anni) e un potente profumo di cucina che arriva fino in salotto mi rivelano più di mille parole la personalità accogliente ed esuberante della padrona di casa.
Ma anche se volessi raccontare Stefania Sandrelli attraverso i film che hanno scandito i suoi 55 anni di carriera, avrei solo l’imbarazzo della scelta. Potrei partire da Divorzio all’italiana e Sedotta e abbandonata, i capolavori di Pietro Germi che fecero di lei un simbolo erotico quando aveva appena 15 anni. Per arrivare a L’ultimo bacio di Gabriele Muccino passando da C’eravamo tanto amati di Ettore Scola, Novecento di Bernardo Bertolucci, La chiave di Tinto Brass, che rilanciò non senza “scandalo” la sua sensualità matura, Speriamo che sia femmina di Mario Monicelli. Il cinema dei maestri è sempre stato innamorato di quest’attrice istintiva e ironica, maliziosa e sincera, dotata di una leggerezza innata e intramontabile come il suo sex appeal. Stefania mi riceve solare, morbidamente avvolta in uno scialle. «Accetto serena il tempo che passa, i cambiamenti del corpo e il fatto che ormai mi diano da interpretare delle nonne», mi dice allegra. «Ma non mi lamento, ci mancherebbe, perché lavoro senza tregua». Giovanni Soldati, il regista che le sta accanto da 42 anni, prima come amico poi nel ruolo del “più grande amore” della sua vita, ci offre dell’acqua minerale e ci lascia sole a chiacchierare. Ma lo sentiamo battere sui tasti del computer nella stanza vicino, invisibile e rassicurante.
Stefania, lei sta per compiere 70 anni e 55 di carriera: è un traguardo che un po’ la spaventa?
«No, ci arrivo preparata. E le confesso un segreto: non me li sento. Sono grata alla vita per essere arrivata fino a questo punto. Ho due figli che adoro (l’attrice Amanda, nata nel 1964 della tumultuosa passione con il cantautore Gino Paoli, e Vito, oggi chirurgo, avuto nel 1973 dal matrimonio con il medico Nicky Pende, ndr). Riesco a godermi i miei cinque nipoti e continuo a lavorare. E senza nemmeno essermi rifatta».
Non ha mai avuto la tentazione di un ritocco?
«No, per carità. E non certo per un fatto estetico, sa? Ho evitato lifting e botox perché per girare film non ho bisogno di ringiovanirmi. Mi accettano per quello che sono: interpreto madri, zie, nonne e mi va benissimo. Non immagina quante attrici più giovani e più belle di me mi abbiano consigliato di rifarmi. Ma vogliamo scherzare? Se mi tirassi la faccia come tutte, perderei ogni espressione».
Comunque ha una pelle perfetta. Qual è il suo segreto?
«Il mio patrimonio genetico e delle buone creme. Ad essere sincera mi aiuta anche il fatto di non essere più magrissima».
Non segue una dieta?
«No, non me ne importa nulla. Ma ci tengo al mio aspetto ed evito gli stravizi. Per dirla chiaramente, non mi ingozzo di dolci».
Che effetto le fa rivedersi a 15 o 20 anni, quando la sua carica erotica conquistava il pubblico e perfino un grande scrittore come Alberto Moravia?
«Mi diverte, mi fa piacere. Soprattutto oggi che non devo dimostrare nulla. Se qualcuno mi dice che sono ancora bella, ringrazio e aggiungo che la bellezza passa e va. Nella vita ci vuole altro».
Che cosa? Com’è arrivata a diventare un mito del cinema e una donna felice nella sua pelle?
«Ho lavorato spesso con gli stessi registi, ho scelto il meglio e ho dato il meglio di me. Sono stata esuberante e ho usato il senso dell’umorismo in tutti i momenti della mia vita. E ho fatto un po’ la “gattamorta”, come tutte le donne».
Questa deve proprio spiegarmela.
«Be’, non ho mai ostentato la mia intelligenza, a volte ho fatto addirittura un passo indietro. Una donna troppo sveglia non viene mai vista di buon occhio, rende l’uomo insicuro. Ma non l’ho fatto per calcolo, mi è venuto naturale».
E come si è difesa, visto che ha cominciato a lavorare a 15 anni?
«Con l’istinto. Ho avuto la fortuna di fare le scelte giuste e non mi sono mai lasciata sopraffare dal lavoro. Ho sempre lasciato spazio alla mia vita».
Perché con Giovanni Soldati non si è mai sposata?
«Un po’ per mancanza di tempo, un po’ per scaramanzia. Di sicuro è l’uomo della mia vita, quello che mi ha accolta con più dedizione e generosità. Tra noi ci sono grande affetto e fiducia reciproca. Stiamo bene insieme senza tragedie e senza enfasi».
Il sesso a 70 anni è più consapevole e completo o meno necessario?
«È meno esuberante e non più tanto assiduo, quindi più adatto alla mia età. Posso anche rinunciare a far l’amore con Giovanni per un po’, ma sto bene lo stesso. Meno male che con Gino Paoli mi sono tolta tutti i grilli che potevo avere per la testa. La nostra è stata una grande passione».
Ed è rimasta in buoni rapporti con lui e con gli altri suoi ex: come ha fatto?
«Diciamo che ci sono riuscita con alti e bassi. Ma all’inizio con Gino, quando ci siamo lasciati, non è stato affatto facile. Ora, invece, andiamo molto d’accordo. Amo i suoi figli, sono amica della moglie. (Paola Penzo, ndr). La grande passione che mi ha legato a lui mezzo secolo fa si è trasformata nell’ammirazione sconfinata per il suo talento».
È vero che con Robert De Niro ha sfiorato una storia d’amore?
«Nel 1976, sul set di Novecento era talmente bello che ci avevo pensato. Ma non eravamo sulla stessa lunghezza d’onda, volevamo cose diverse».
Lei cosa cercava?
«Un flirt senza conseguenze. Mentre lui magari aspirava a qualcosa di più serio. Ma dagli attori non ho mai preteso delle storie troppo impegnative».
E perché, scusi? Il cinema trabocca di grandi storie d’amore fra star.
«Non mi hanno mai convinto. Di attore in famiglia ne basta uno, con il suo narcisismo e le sue fragilità. Non me la sono mai sentita di consegnarmi a un collega. Eppure penso di aver avuto una vita sentimentale fortunata, dopo tutto».
Ha più amato o è stata più amata dagli uomini?
«In amore ho sempre dato tutto e non sono stata accolta in misura adeguata. Alla fine di ogni storia mi sono sentita perduta, addirittura disperata. E quando la coppia smetteva di funzionare, sono stata sempre la prima ad accorgermene e a troncare. Ma non rinnego nulla, nemmeno il matrimonio fallito con Nicky Pende. Io attrice, lui medico: già sulla carta si capiva che non sarebbe durato, ma ero innamorata e ho voluto sposarlo ugualmente».
E che cosa la legava a Moravia?
«Una grande amicizia e il senso dell’umorismo. Quante volte si è seduto sul divano dove ora si trova lei. Insieme abbiamo chiacchierato tanto, ascoltato musica e riso come pazzi».
Come madre, che voto si darebbe?
«I voti non li ho mai sopportati, nemmeno a scuola. Che tipo di madre sono stata, possono dirlo solo i miei figli».
Mettiamola così: ha mai provato dei sensi di colpa, come tutte le mamme che si assentano per lavoro?
«Sì, non posso nasconderlo. Non immagina quanto mi abbia fatto male rinunciare a stare con i miei figli perché dovevo girare un film lontano. Amanda è stata quella che ha sofferto di più delle mie assenze. Ma poi abbiamo recuperato il tempo perduto e oggi è felicissima del nostro rapporto».
È stato difficile decidere di apparire nuda a 37 anni nel film La chiave?
«Sì, fu una scelta molto sofferta perché avevo una grande esperienza nel cinema e sapevo che il mio corpo nudo avrebbe oscurato qualunque altro aspetto del film. Eppure ho voluto farlo lo stesso: mi piaceva il tono ironico, quasi femminista della storia in cui gli uomini fanno una figuraccia».
Che senso ha la parola femminismo per lei oggi?
«È più che mai attuale. Amo e stimo le donne e credo di averle esaltate in tutti i miei personaggi, anche quando ne ho dimostrato debolezze e fragilità».
A che cosa sta lavorando?
«Interpreterò due opere prime, Falchi di Toni D’Angelo sulle scommesse clandestine sui cani, e Caffè nero bollente di Leonardo e Simone Godano in cui faccio la mamma di un transgender. Poi riprenderò la tournée teatrale della commedia Il bagno, accanto a mia figlia Amanda».
L’ultima volta che si è arrabbiata?
«Quando i vicini hanno deciso di tagliare gli alberi del giardino comune, dove i miei figli hanno giocato da piccoli, per costruire un parcheggio. Sono andata a piantarli di nuovo con le mie mani».
Lei è una persona solare. Che cosa non perdona?
«Alla fine perdono tutto, ma non sopporto chi spreca le fortune che gli sono capitate».
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