Sposare il principe azzurro? È normale
Ho capito nel parlare o scrivere di Kate Middleton, la neo principessa Catherine, qual è stata la parola più usata ed è “normale”. Che, intendiamoci, è un complimento. Ovvero, è nato un nuovo simbolo.
Una ragazza “normale”, si legge dappertutto, anche se di una normalità medio alta. Bella, ma senza eccessi. Intelligente e colta, certamente più della media: la prima laureata a entrare nella famiglia reale. Che ha “normalmente” avuto rapporti con il suo ragazzo prima di sposarsi, ed è la prima volta che succede nella storia delle principesse inglesi (di quelle dei Paesi nordici, notoriamente più liberali, non sappiamo...), anche perché i due hanno convissuto a lungo in un “normale” cottage nel Galles, facendo una vita “normale”, che vuol dire senza schiere di camerieri al loro servizio.
Kate veste “normalmente” come le ragazze della sua età, passando dal vestito elegante (il più costoso, comunque, che è quello usato per il giorno del fidanzamento, non superava i 500 euro) a jeans o T-shirt comprati nelle catene low cost. Viene da una famiglia “normale”, unita e serena, così diversa, e non solo per lignaggio, dalla famiglia di lui: papà imprenditore, sufficientemente ricco per potersi permettere per sua figlia le scuole frequentate da William; mamma ex hostess, che mastica la cicca in pubblico.
Ma le cose stanno davvero cambiando in Inghilterra, se la stessa regina pare l’abbia difesa dalle critiche dei giornali con un vigoroso: “Cosa c’è di male? La mastico anch’io...”. I suoi nonni erano semplici minatori, e la famiglia sembra andare molto orgogliosa delle proprie origini proletarie, anche perché il messaggio che arriva alla gente è funzionale a una sorta di democratizzazione della monarchia: la mobilità sociale esiste, funziona e se nasci borghese puoi comunque morire nobile.
L’altro punto forte di tutti gli articoli, in tutto il mondo, è stato ovviamente il paragone con la famosa suocera, per poi arrivare alla conclusione che non potrebbero essere più diverse di quello che sono. Entrambe, però, sono perfette rappresentanti del proprio tempo. La morte improvvisa e violenta di Diana l’ha scaraventata tra i miti, le icone senza tempo, ma di suo era una donna fragile, insicura, che faticava a trovare il suo posto nel mondo, tanto quanto Kate è perfettamente inserita, una donna “normale” e moderna (seconda parola più usata), che ha fatto un matrimonio da favola, ma da favola veramente, restando nonostante tutto se stessa.
Un apporto di sangue sano e di modernità per una famiglia che ne ha tanto bisogno. Tanto quanto lui, William, ha bisogno di una donna che lo ami davvero e che riempia i suoi buchi affettivi. Una compagna con cui costruire una vita “normale”, per quanto possibile per il figlio del futuro re, possibile re a sua volta.
Mi viene in mente la scena finale di Pretty woman: “Ma dopo che il principe l’ha salvata, cosa succede?” chiede Richard Gere. “Che lei salva lui...” risponde Julia Roberts. Questo succederà: William ha fatto di Kate in multivisione la principessa delle favole, ma con buona probabilità il salvato sarà lui.
E comunque, scusate se insisto: anche questa volta, per me, è l’amore a trionfare... Alla faccia di scettici e pessimisti.
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