Soffro quando mia figlia non finisce quello che ha nel piatto. Se lascia il suo hamburger, mi si palesano davanti agli occhi le sofferenze dell’animale macellato, gli 868 milioni di persone malnutrite e spazzolo via io quel rimane, affinché non venga compiuta la sconsideratezza.
Soffro quando mia figlia non finisce quello che ha nel piatto. Se lascia il suo hamburger, mi si palesano davanti agli occhi le sofferenze dell’animale macellato, gli 868 milioni di persone malnutrite e spazzolo via io quel rimane, affinché non venga compiuta la sconsideratezza.
In Francia è stata presentata una legge che prevede multe ai supermercati che distruggono il cibo invenduto non scaduto e su change.org , la piattaforma delle petizioni, anche in Italia 33 mila persone chiedono al presidente del Consiglio una legge che imponga alla grande distribuzione di donare gli alimenti non scaduti. Va bene, ma il problema nostro è soprattutto domestico. La montagna degli avanzi gettati è maggiore nelle nostre case che nei supermercati o nelle mense, perché là già molti donano al Banco Alimentare, ai minimarket dell’ultimo minuto e a enti benefici. Ogni anno le famiglie italiane buttano nella spazzatura 1,4 milioni di tonnellate di alimenti, pari a otto miliardi di euro.
Compriamo troppo, mandiamo a male il cibo prima di consumarlo o cuciniamo in eccedenza.
Io sono così fissata che il mio frigorifero è pieno dell’essenziale di giornata, ma il vero risultato sarà quando riuscirò a insegnare a mia figlia che un hamburger vale più dell’oro. Perché produrre tutto quello che buttiamo costa, usura, consuma terra, acqua, energia e animali, ha un impatto ambientale enorme e lo spreco ci squalifica dalla categoria
degli esseri umani responsabili.
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