Madonna ha raccontato di essere stata violentata. Aveva 19 anni, si era trasferita dal Michigan a New York, lo stupratore era uno sconosciuto che l’invitò a usare il telefono di casa sua, lei non sporse denuncia.
Madonna ha raccontato di essere stata violentata. Aveva 19 anni, si era trasferita dal Michigan a New York, lo stupratore era uno sconosciuto che l’invitò a usare il telefono di casa sua, lei non sporse denuncia.
«Non ne valeva la pena», ha raccontato, «già avevo subito violenza, sarebbe stato ancora più umiliante». È triste sapere che la pop star per eccellenza non denunciò lo stupro perché si sarebbe sentita peggio. D’accordo, non era ancora Madonna, era solo una ragazza arrivata dalla provincia, ma la vicenda la dice lunga su come le donne si sentano impotenti quando sono sole, senza rete.
E dimostra come non si fidino degli uomini che amministrano la giustizia, del poliziotto che domanda se sei stata consenziente o dei medici che ti visitano per cercare le prove o di quelli che pensano che te la sei cercata, perché non si va in casa di uno sconosciuto.
E così la vittima finisce sul banco degli imputati.
È successo a Madonna, come accade alle tante che ancora non denunciano, anche alle vittime silenziose delle violenze in famiglia. Certo ci vuole coraggio per denunciare uno stupro. Ce ne vuole ancora di più per smascherare un marito violento, e non è detto che poi lui non torni per vendicarsi. Ma non c’è altra strada che quella. Siate implacabili. Non tacete più. È l’unico modo per ricominciare da capo a testa alta. Non siamo sole.
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