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Monica Guerritore: "Vi racconto una diva che ispira le donne"

foto di Lucia Valerio Lucia Valerio — 15 Ottobre 2025
Monica Guerritore
Per li suo esordio ala regia Monica Guerritore porta ala Festa di Roma un film su Anna Magnani. Perché quell'icona del cinema aveva affrontato le stesse sfide femminili di oggi

Monica Guerritore torna al cinema con Anna, il suo primo film da regista che racconta la vita di una delle icone più amate del cinema italiano, Anna Magnani. Figura centrale del cinema del Dopo-guerra, ha saputo imporsi con il suo talento intenso e viscerale, diventando un'attrice riconosciuta anche a livello internazionale. Il film è un viaggio emozionante che parte dalla notte romana del 21 marzo 1956, quando la diva vinse l'Oscar come migliore attrice per La rosa tatuata, attraversa i momenti più intensi e privati della sua esistenza, dagli amori alle grandi sfide artistiche, fino alla sua scomparsa nel 1973. 

Con un cast che include Tommaso Ragno, Lucia Mascino e Beatrice Grannò, Guerritore non solo dirige il film ma interpreta anche la celebre attrice, offrendo una visione intima e appassionata di una donna che ha segnato la storia del cinema italiano. 

Anna ci lascia con una grande malinconia.
«Magnani genera sempre una grande commozione. Al cinema sapeva incarnare con naturalezza le emozioni più vere e profonde dell'animo umano. C'è quella battuta nel film, che a me piace tantissimo, quando lei dice "è girata", perché la sua vita a un certo punto si complica. Per lei significava che il mondo stava cambiando e nonostante tutta la sua energia, la sua forza, il suo talento, non ce la faceva».

Che personalità complessa.
«È stata una donna dolce, forte, fragile, pervasa dall'orgoglio di non volersi mai far vedere fragile. Non piange mai, non si commuove mai, ma quando lo fa butta subito tutto "in caciara". Nel film dice al regista Roberto Rossellini, suo grande amore: "Tutta la vita mi sei mancato"».

Com’è stato lavorare a questo film?
«È stato come veleggiare con un vento a favore. Tutte le difficoltà produttive che mi avevano fermata per così tanto tempo a un certo punto si sono risolte. E allora siamo partiti. Mi svegliavo alle 5 del mattino e facevo la mia "short list", le inquadrature necessarie per poter finire in tempo e non sforare. In quattro settimane e quattro giorni abbiamo terminato le riprese. Erano tutti stupiti, non credevano che un'attrice potesse dirigere un film, non sapendo che io sono un capocomico da 50 anni, mi trascino compagnie, ragazze, costumi, su e giù per l'Italia. Quindi, sono come un capitano di una nave. Se devo fare una cosa in quattro settimane, si fa in quattro settimane. Andavo sul set tranquilla, i miei assistenti sapevano che cosa dovevano fare e ho avuto anche lì il miracolo. È arrivato il direttore della fotografia Gino Sgreva, con cui avevo girato un film complicato in Bulgaria. Ricordavo la sua bravura, ma soprattutto la calma, il buon carattere. Questo ha fatto sì che sul set ci fosse un'atmosfera serena e rilassata».

È importante quando si gira?
«Il direttore della fotografia è il capo della troupe, quindi se lui è sereno, e soprattutto dà fiducia al regista, tutto fila liscio. Ha messo il mio pensiero in immagine».

È bellissima la casa romana di Anna Magnani.
«È una bellissima ricostruzione di Lily Pungitore, la nostra scenografa arredatrice, con molti richiami alle cose appartenute a lei. lo avevo lavorato con una sorta di biblioteca di immagini che la riguardavano, come una sua fotografia dove lei era seduta in uno dei saloni: mi ha aiutata nella scelta dei colori sul set. Quando poi abbiamo cominciato a fare i sopralluoghi ho trovato questa villa dove al piano terra c'erano due grandi saloni che entravano l'uno nell'altro. Abbiamo voluto molti ritratti suoi alle pareti, in modo che ci guardasse quando giravamo in quegli ambienti che ho allestito cercando di renderli più fedeli possibile all'originale. È arredata pensando agli Anni 50: un salone bello ma semplice, perché in quegli anni la vita era più semplice. E così era la vita di Anna: un'attrice di straordinario talento che, nonostante il successo e la notorietà, ha sempre mantenuto una forte autenticità. Lontana dai divismi e dalle costruzioni artificiose dello star system, ha sempre preservato una schiettezza che si rifletteva nei suoi ruoli: donne vere, spesso tormentate, mai edulcorate. Una coerenza rara che ha contribuito a renderla unica».

C'è anche una citazione da un film di Federico Fellini?
«La piazzetta dove Anna in una delle sue passeggiate notturne incontra la prostituta dai capelli rossi, interpretata da Tania Bambaci, l'ho presa dal film Le notti di Cabiria del 1957».

Perché Anna e che cosa rappresenta oggi?
«Desideravo far risentire la sua voce attraverso il mio film e quindi la sua forza, la sua energia. Raccontare la sua vita difficile per riprendere il filo interrotto dopo la sua morte. La vedo come una donna che ha molto da dire anche a noi, per quel suo modo di fare un po’ sgarbato, che forse noi oggi non abbiamo più perché siamo più addomesticate».

Lei non lo era per niente.
«E questo ha aggravato la sua posizione. Però la descrivo come una di noi che torna a parlarci, perché altrimenti tutto quello per cui ha combattuto è perduto: tutto quello in cui ha creduto, la salvaguardia del suo talento, la difficoltà di essere madre e attrice, non avere un uomo vicino, nonostante i momenti bellissimi e i grandi riconoscimenti. La sua vita è andata avanti con così tanta fatica. La vedo che ritorna e ci dice di continuare questa lotta per difendersi e imporsi. E penso che per le giovani donne sia un'occasione per vedere che ci sono altre possibilità del femminile. Che si combatte per il proprio mestiere e per mantenersi libere. C'è una scena nel film in cui chiede ai suoi collaboratori: "Ma che ha 'sta faccia che non va? Mo' il cinema è diventato una faccia? Sono diventata brutta all'improvviso?". La sua vita privata e di attrice era stata ferita dall'entrata di Ingrid Bergman: era non solo l'attrice che le aveva preso l'uomo della sua vita, Roberto Rossellini, ma anche la donna giovane, bella e bionda che il cinema si contendeva in quel momento».

Un dolore che Anna non riparerà mai.
«Anna Magnani e Rossellini avevano avuto una relazione sentimentale e artistica molto intensa: lei era stata la protagonista di Roma città aperta, film del 1945 che li aveva resi famosi in tutto il mondo. Magnani era considerata la musa neorealista di Rossellini. Ma poi lui la lasciò per Ingrid Bergman».

Il suo tempo non riusciva a contenerla.
«Lei diceva di essere diventata ingombrante. "Ho vinto troppo. Ho vinto tardi", diceva».

FOTO DI OLIVIEN UESAMIC - STYLING DI SELIN BURSALIOGLU

© Riproduzione riservata

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