Maya Murofushi: Se tutte le giapponesi si ribellassero come me
Maya Murofushi è una top model internazionale e un’attrice. ma per emergere ha dovuto lottare. contro il maschilismo del suo paese, contro i pregiudizi e contro un padre che le diceva: «Non sei bella abbastanza»
È nata in Giappone, ha studiato in Italia, ha lavorato nella moda in Francia e Gran Bretagna, oggi vive in Spagna e per il futuro sogna una carriera cinematografica in America. Basterebbero queste coordinate geografiche variegate per capire che Maya Murofushi, modella e attrice, 31 anni, poliglotta, è un personaggio fuori dal comune. Ma quando la incontri, sensuale e comunicativa, un bicchiere di prosecco in mano e un’autoironia che conquista, cogli in lei un’energia incontenibile che sicuramente la porterà molto lontano. «Sono una persona curiosa, ho sempre fame di nuove esperienze», mi dice Maya in perfetto italiano, imparato quando studiava Filosofia all’università di Siena. Top model internazionale, è stata scelta del regista Claudio Sestieri per interpretare il film Seguimi, una storia di erotismo morboso e mistero, ambientata tra gli antichi sassi di Matera e prossimamente nelle sale: interpreta Haru, la modella di un pittore dal passato oscuro (l’attore Piergiorgio Bellocchio) che, ossessionato dalla sua bellezza e dal suo corpo, non cessa di ritrarla nuda. Maya posa davanti a lui «diventando la sua musa, la sua complice, la sua vittima» e instaurando con l’artista un rapporto estremo che verrà interrotto da un’altra donna (l’attrice Angélique Cavallari), un’ex tuffatrice olimpionica bloccata da un incidente. Tra le due nasce una relazione che, in un crescendo di tensione erotica e colpi di scena, verrà “scompigliata” da un terzo personaggio femminile, una scienziata interpretata da Antonia Liskova.
«Maya è bravissima e buca lo schermo», dice il regista Sestieri. E pensare che l’attrice, figlia di un direttore d’orchestra e di una cantante lirica, aveva il destino segnato. «I miei volevano farmi diventare pianista, ma io fin da piccola sognavo di recitare», mi racconta. «Quando veniva a casa l’insegnante di piano piangevo a dirotto e mi nascondevo sotto il divano per non farmi trovare».
Nel cinema invece si sente a suo agio?
«Sì, sono molto felice di aver girato Seguimi, una storia bella e profonda che ha per protagonisti i misteri della psiche umana».
In scena è quasi sempre nuda. Non si è sentita in imbarazzo?
«No, mi sono affidata al regista e ho capito che il mio corpo è un elemento importante, serve a raccontare il rapporto estremo del mio personaggio con l’artista. Il nudo fine a se stesso non mi interessa: per questo ho rifiutato di posare senza veli sull’edizione spagnola della rivista erotica Playboy».
Mi tolga una curiosità: perché una giapponese che ha studiato in Italia vive oggi in Spagna?
«Per amore. Da sette anni ero tornata a Tokyo, la mia città. E lì ho conosciuto il musicista e scrittore spagnolo Javier Vidal, leader della band Mister Marshall. È stato un colpo di fulmine. Nel giugno scorso ho fatto le valigie e mi sono trasferita con lui a Madrid. Che fortuna: se non fossi tornata in Europa, Sestieri non mi avrebbe mai trovata».
E in che lingua comunica con il suo compagno?
«In spagnolo, imparato a tempo di record. Per amore mio, Javier sta studiando da due anni il giapponese».
Se uno pensa a una donna giapponese, immagina automaticamente una geisha: ma è proprio vero che siete “programmate” per compiacere l’uomo?
«Un tempo era così, la nostra cultura ce lo imponeva. Oggi la tradizione influisce di meno, la società si è occidentalizzata e le donne rivendicano una certa indipendenza. Ma siamo ancora all’inizio: la moglie sta sempre tre passi indietro rispetto al marito e nessuna vuole separarsi anche se ha un matrimonio infelice. Il divorzio, da noi, viene considerato ancora una vergogna».
E lei quanto corrisponde al modello femminile giapponese?
«Io sono un’eccezione. Mi riconosco nella nostra cultura dell’accoglienza, ma sono talmente indipendente che nel mio Paese vengo considerata come un uomo».
Ha un bel ricordo del periodo in cui studiava a Siena?
«In Italia ho vissuto il momento più importante della mia vita. È da voi che sono uscita dall’isolamento. Ho imparato le lingue straniere e mi sono fatta un sacco di amici. Ho visto aprirsi tutti i miei orizzonti, ho acquistato quella sicurezza di cui avevo un disperato bisogno».
Perché, che tipo di infanzia e adolescenza ha avuto?
«Sono cresciuta schiacciata da mille obblighi: dovevo studiare piano, frequentare i corsi di danza. Ma sognavo di fare l’attrice. Quando lo dissi ai miei genitori avevo solo 6 anni. Loro mi risero in faccia e io, per l’umiliazione, ho smesso di pensarci e mi sono gettata a capofitto nello studio. Ero bravissima in matematica, sono diventata una secchiona: studiavo tantissimo, oltre il dovuto. A un certo punto non ho più retto e mi sono ribellata».
E che cosa ha fatto?
«Da un estremo all’altro: sono diventata una piccola delinquente. Fumavo, marinavo la scuola, passavo le giornate al bar e non ho più rivolto la parola ai miei genitori. A 14 anni sono tornata alla carica, annunciando che ero decisa a fare l’attrice. E mio padre mi disse a muso duro che ero troppo brutta per riuscirci».
Chissà come ci è rimasta male.
«Le sue parole mi hanno ferita talmente che per otto anni ho evitato di guardarmi allo specchio. Così ho deciso di venire a studiare in Italia per fuggire dal Giappone e dai miei complessi».
E in Italia ha finalmente capito di essere tutt’altro che brutta?
«Da voi tutti mi dicevano che ero bella e ho finito per crederci. Ho superato le paure e avuto qualche amore. Il vostro Paese mi ha cambiato la vita, anche perché ho cominciato a fare qualche lavoro come modella. Ho capito che mi piaceva e sono tornata a Tokyo. Nel 2010 ho vinto il titolo di World Supermodel in Australia, cosa che ha dato impulso alla mia carriera. Ma lavorare in Giappone è una lotta continua, la competizione e il maschilismo sono fortissimi. Inoltre vengo considerata troppo internazionale».
In quale aspetto del carattere si sente più legata alla sua cultura d’origine?
«Sono puntualissima, leale e credo nell’orgoglio. Adoro il mio Paese e la tradizione dei samurai. Ho un forte senso dell’identità. Ma rispetto alla maggior parte dei giapponesi, che non lasciano trapelare i sentimenti, sono troppo emotiva. Quando vedo film come Titanic e La vita è bella piango. Immancabilmente».
Ho letto che ha lavorato anche con l’attore e regista Pif.
«Nel 2008 ho preso parte alla sua trasmissione Il testimone in onda su Mtv. È stata un’esperienza costruttiva e divertente».
Che cosa si augura per il futuro?
«In Spagna sto lavorando bene, soprattutto nella moda. Ma vorrei interpretare qualche film e qualche serie tv in America. Poi, al di là del cinema, credo nella difesa degli animali e dell’ambiente. Spero di avere più tempo per impegnarmi in questa battaglia. Ma il mio vero sogno non riguarda né il cinema né la politica».
E qual è?
«Vorrei pubblicare il libro che sto scrivendo da otto anni: Dizionario dell’universo, un trattato di filosofia. Sono sicura che nessuno lo leggerà, ma sono tanto contenta di lavorarci».
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