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Låpsley: «Non sono la nuova Adele. O forse sì»

Låpsley: «Non sono la nuova Adele. O forse sì»

foto di Cristina Marinoni Cristina Marinoni — 3 Marzo 2016

Con un album fai-da-te è diventata la nuova promessa della musica britannica. Ora Låpsley debutta con un disco sulle sofferenze d’amore. Il tema preferito dalla sua cantante preferita

Låpsley-fb

Il suo nome particolare è di origine scozzese e l’ha ereditato dalla madre. Ma Låpsley è cresciuta nella vicina Liverpool e, a 17 anni, ha raggiunto il mezzo milione di ascolti sul web con un album di quattro tracce registrate nella sua camera da letto. Ora il suo primo vero cd Long Way Home (XL Recordings/Self), che esce il 4 marzo, è attesissimo. «L’ho scritto tutto d’un fiato», spiega lei. «E non vedo l’ora di trovarlo negli scaffali dei negozi di dischi».

L’hanno paragonata ad Adele, la solista britannica più amata: che effetto le fa il confronto?
«Lo prendo come un complimento: l’adoro. Però lei ha un repertorio pop, io sperimento nuovi suoni con l’elettronica».

In comune avete i testi, in cui entrambe raccontate le vostre sofferenze d’amore.
«Sì, è il nostro argomento preferito. Nel disco ho descritto l’ultimo periodo vissuto con il mio ragazzo, tra silenzi, discussioni e la decisione di lasciarci dopo essere stati qualche settimana lontani. I continui viaggi di andata e ritorno Londra-Los Angeles non ci avevano aiutati».

Quando ha iniziato a scrivere canzoni?
«Intorno ai 13 anni: i miei genitori mi hanno trasmesso la passione per i Depeche Mode, gli Smiths e i Fleetwood Mac. Alla tastiera, mentre tentavo di comporre qualche strofa, mi ispiravo a queste band leggendarie».

Sognava di diventare una cantautrice?
«Non proprio: pensavo che un giorno avrei lavorato per la rivista The National Geographic. Vado matta per i documentari!».

Long Way Home (XL Recordings/Self) di Låpsley, Dal 4 marzo.

© Riproduzione riservata

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