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La vita raccontata minuto per minuto. In 140 battute

La vita raccontata minuto per minuto. In 140 battute

foto di Vera Montanari Vera Montanari — 3 Aprile 2012

Ho scoperto che molte di voi, amate lettrici di «Grazia», ancora non conoscono, nonostante tutto, Twitter . Cioè sanno che esiste e grosso modo cosa fa, ma non lo usano e un po’ ne diffidano.

Non sto a darvi nessun numero della sua diffusione nel mondo, perché sono cifre così sconcertanti da fare l’effetto “popolazione cinese”: quanti miliardi? Si fa fatica a “capire” la cifra concretamente. Qualche giorno fa, per esempio, ho letto che Lady Gaga come regalo per il suo ventiseiesimo compleanno si è mostrata ai suoi fedeli fan, su Twitter ovviamente, al naturale: appena sveglia, struccata, niente vestiti bizzarri e acconciature elaborate, si è fatta un autoscatto e l’ha pubblicato.

Il messaggio non era particolarmente pregnante (ma alle celebrities non è richiesto): “Passate una buona giornata!”. Ah, dimenticavo: i suoi followers, cioè le persone che nel mondo la “seguono”, sono quasi 22 milioni! Come funziona il meccanismo? È semplicissimo: si va sul computer, oppure su un qualunque tablet, un telefonino con collegamento internet o un iPad, si scarica l’applicazione Twitter, ci si iscrive e a quel punto si può partecipare al “gioco”.

Che è una sorta di mega conversazione ininterrotta tra centinaia, migliaia, milioni di persone. Scegli i tuoi following, cioè le persone che ti interessano, che vuoi “seguire”, di cui vuoi leggere i tweet, cioè i messaggi. E sarai scelta da dei follower, quelli cioè che, per motivi ancora tutti da capire, hanno voglia di sapere quello che pensi, fai, dici tu.

Il dato più interessante, almeno per me, è che i tweet non possono superare le 140 battute. Il che costringe a una sintesi estrema del pensiero, poche frasi, spesso una battuta. Un numero ti mostra sempre, mentre stai scrivendo, quante battute ti restano e, se superi il limite, la casella dell’invio si spegne e si riaccende solo se rientri nei parametri.

Il che è un’ottima scuola per tutti quelli che fanno il mio mestiere e tendono spesso a sbrodolare... L’altro elemento importante è la selezione di quello che hai da dire: informazioni, notizie, commenti. Quello che ho capito è che più sei famoso e più, qualunque cosa tu dica, va bene.

Ma attenzione: Twitter crea assuefazione. Come tutte le novità, all’inizio se ne diffida: è una moda, passerà... Però l’hanno detto anche della radio e della televisione che godono, come si sa, di ottima salute e sono diventati dei capisaldi della nostra esistenza.

Dopo poco, ti accorgi che è diventata un’abitudine dare un’occhiata appena svegli, poi un’altra a colazione... E sei già schiavo di quel giochino che effettivamente ti informa in tempo reale, più veloce di qualsiasi altro media, di quello che succede nel mondo. Chi seguo io? Molti giornalisti, perché è il mio mestiere. Chi si occupa di moda. Chi parla di donne. E poi qualche attore che mi piace e qualche cantante intelligente.

E quindi nella mia personale “home”, si passa dai commenti sui tacchi 18 centimetri ai dibattiti sull’articolo 18... Straniante, ma molto divertente.

© Riproduzione riservata

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