La nostra bellissima vita normale
Il male colpisce sempre la normalità. Era una qualsiasi mattinata u2028di lavoro a Manhattan, l’11 settembre 2001. Era lo sport durante u2028i Giochi olimpici di Atlanta il 27 luglio 1996. Era una maratona u2028a Boston il 15 aprile 2013.
Il male colpisce sempre la normalità.
Era una qualsiasi mattinata
di lavoro a Manhattan, l’11 settembre 2001. Era lo sport durante
i Giochi olimpici di Atlanta il 27 luglio 1996. Era una maratona
a Boston il 15 aprile 2013.
E scrivo di stragi americane, perché ho davanti agli occhi le immagini di Boylston Street a Boston, il panico dei maratoneti, il fumo, le ambulanze, i tre morti, tra cui un bambino di otto anni, e 130 feriti.
Ma ci sono anche le bombe nei mercati in Pakistan, sugli autobus a Tel Aviv, nelle chiese in Nigeria.
Il bersaglio dell’odio sono i nostri valori: lo sport, il lavoro, la scuola, la famiglia, la preghiera. Il male vede nella strage di civili un successo.
L’America è stata colpita prima di lunedì e probabilmente verrà colpita ancora:
è un bersaglio succulento per i nemici interni ed esterni, che placano l’odio con l’omicidio indiscriminato. Nel momento in cui scrivo,
il presidente degli Stati Uniti Barack Obama ha appena parlato.
Non sa ancora chi abbia collocato le bombe. Usa con cautela
il termine “terrorismo”. Ma sa come reagisce un grande Paese: proprio con la normalità che quel male vuole distruggere. «Non sarà un terrorista a fermarmi», ha detto Bill Iffrig, 78 anni, il podista crollato a terra durante l’esplosione, che poi si è rialzato e ha tagliato ugualmente il traguardo.
La prossima sarà la sua 46esima maratona.
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