La neve ci accompagnerà tutto febbraio. È normale, ovvio, è inverno. Ma allora perché se ne parla tanto? I meteorologi l’avevano previsto, ma siamo noi che non la prevediamo nella nostra vita.
Scuole chiuse, strade paralizzate, treni bloccati, incidenti, morti... Quello del gelo in Italia, in questi giorni, sembra un bollettino di guerra e in parte lo è. Tutti l’avevano anticipato, giornali e televisioni da settimane l’annunciavano, ma questo non è riuscito a impedire ugualmente i disastri e i disagi che ci sono stati.
È come se la natura, ogni volta, si divertisse a dimostrarci che - nonostante i nostri progressi, la scienza, la tecnologia - la più forte è sempre lei. Più forte, più potente e anche pericolosa. In realtà ho la sensazione che il problema della neve - a parte i veri disservizi, come il treno rimasto fermo 7 ore o le tragedie dei senza tetto morti assiderati - è che fa letteralmente a pugni con il nostro stile di vita, cittadino/metropolitano.
Perché ci rallenta e nessuno può, né vuole, più permetterselo. Pensateci bene: la mattina ti svegli, guardi dalla finestra e la vista dei tetti bianchi, le strade deserte, immobili, silenziose, per un attimo sono solo stupore, meraviglia e felicità bambina. Subito dopo però subentra l’efficientismo che stronca ogni sentimentalismo: bisogna andare, correre, far funzionare tutto.
I figli a scuola, la spesa a casa, tutti al lavoro... I nostri tempi sono stretti, non concedono dilazioni né ritardi. Non c’è spazio per la nostalgia. «Non ci si può fermare per la neve», è questo lo slogan di questi giorni, la battaglia da vincere. Non ci può fermare e neppure rallentare.
Ma la natura se ne frega dei nostri ritmi e ci ferma, ci rallenta, quanto le pare. E qualche volta, come abbiamo ben visto, se esageriamo, addirittura ci punisce pesantemente. La verità è che non possiamo sopportare il minimo ostacolo, il minimo intoppo e che la nostra vita è tanto cambiata. Nessuno spazza più la neve.
Quando ero molto giovane, i miei compagni di scuola si improvvisavano tutti spazzaneve perché guadagnavano qualche lira che li faceva sentire grandi e indipendenti. Nessuno sa più mettere le catene alle ruote. Mi piacerebbe verificare quanti pupazzi sono stati fatti nei giardini, ma azzardo che la percentuale sarà in calo come neanche le Borse europee.
Nei Paesi del Nord, più abituati certo alle temperature invernali, ma forse anche con una visione della vita meno frenetica della nostra, tutte le difficoltà sono temperate dal piacere della neve come gioco infantile. E in Olanda hanno addirittura già bloccato il traffico delle barche nei canali perché sperano in una ghiacciata che consenta una mega gara di pattinaggio, si parla di decine di chilometri, che potrebbe essere la più lunga del mondo. Roba da record.
Unico dato positivo: possiamo finalmente usare i nostri stivali più caldi e modaioli. E goderceli, aspettando che arrivi il tempo dei sandali...
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