Kate Winslet: «Il mio volto parla di libertà»
La sua ultima fan dichiarata vive nientemeno che alla Casa Bianca: è la first lady Jill Biden. Ma non è l’unica: negli Stati Uniti in realtà tutti sono letteralmente impazziti per la sua interpretazione in Omicidio a Easttown - Mare of Easttown, la miniserie HBO finalmente arrivata in Italia su Sky Atlantic e Now, che Oltreoceano è già un clamoroso successo.
Sette episodi in cui Kate Winslet recita il ruolo di Mare Sheehan, detective di una piccola cittadina della Pennsylvania che indaga sull’omicidio di una giovane ragazza madre proprio mentre deve affrontare alcuni nodi difficili del suo passato, come la perdita di un figlio.
E oggi, dopo 24 anni dal travolgente successo di Titanic, l’attrice inglese ammette di rivivere le emozioni di quel periodo: «Mentre cammino la gente per strada mormora, mi indica, scambia cenni allusivi».
Ma della detective quarantenne ciò che ha davvero conquistato il pubblico è il fatto che è una donna autentica, sincera, che non nasconde errori, rughe, ferite, debolezze. Una donna talmente senza filtri che la gente si è immedesimata in lei. Anche perché l’attrice ha esplicitamente chiesto che nessuna scena in fase di postproduzione venisse ritoccata. «Rimettete a posto le mie rughe e i chili in più», ha intimato a chi voleva abbellire o correggere certe sequenze.
È per aver interpretato questo personaggio, come molti altri nella sua lunga carriera, che racconta come ogni donna debba credere in se stessa, che L’Oréal Paris ha scelto proprio Kate Winslet come nuova ambasciatrice globale. «Non metterti mai in dubbio, tutte noi valiamo» è infatti il messaggio che L’Oréal Paris lancia attraverso Winslet.
La incontro su Zoom: è nella sala della sua casa nel sud dell’Inghilterra. I capelli sono perfetti, non come nella serie, dove è sempre un po’ arruffata e disordinata.
La detective Mare Sheehan interpreta una bellezza molto diversa da quella tradizionale. E la gente si è innamorata di lei lo stesso.
«Sì, perché accettiamo di più la diversità, siamo meno critici, cerchiamo una bellezza più naturale. Molte persone hanno una visione mitizzata della vita degli attori: viviamo in un mondo perfetto e abbiamo un viso e un corpo senza difetti. Ho amato Omicidio a Easttown proprio perché la protagonista sfata questo mito. La serie mi ha dato una grande opportunità: mostrare a tutti come sono nelle mie peggiori giornate, senza filtro. Il cinema e la tv attraverso personaggi come Mare rafforzano tutte noi con un messaggio fondamentale: la bellezza non è la cosa più importante nella vita. Indipendentemente da dove si nasce, quello che conta è avere il coraggio di essere sincere con se stesse, vere, leali. Qualcosa che dà grande fiducia e accresce l’autostima di ogni donna».
Mare mostra i suoi difetti. Quali sono i suoi?
«Ne ho tanti. Sono molto impaziente e non è una buona cosa quando sei una mamma e hai una famiglia (Kate Winslet ha tre figli: Mia, 20 anni, avuta dal regista Jim Threapleton; Joe, 17, avuto con il regista Sam Mendes; Bear Blaze Winslet, 7, il cui padre è il musicista Edward Abel Smith, ndr). E poi sono sempre in ritardo quando devo portare i ragazzi a scuola».
Però nel mondo del cinema è nota anche per avere un’etica del lavoro folle.
«Sui set ho sacrificato il sonno, messo a rischio il mio benessere mentale, a volte anche la mia salute fisica. Per esempio sul set di Omicidio a Easttown sono stata davvero male. Quel ruolo mi ha consumato. Durante le riprese ho avuto per tre volte l’orzaiolo e la terza ho dovuto subire un intervento chirurgico per curare la palpebra. Quando ero giovane potevo lavorare sei giorni alla settimana, dormendo quattro ore per notte».
Sul set lei è stata anche un punto di riferimento per gli attori più giovani. Ha tranquillizzato Angourie Rice, che nel film interpreta sua figlia, quando ha dovuto girare una scena di sesso. Anche lei a 20 anni si agitava per i ciak più audaci?
«A 20 anni ero estremamente nervosa quando dovevo mostrarmi nuda davanti alle telecamere. Ero ossessionata dal non essere magra. Oggi non mi preoccupo più. Quando mi capita una scena così, dico tra me e me: “Eccomi, sono proprio così”. Credo che le cose stiano cambiando per molte colleghe. Siamo più pronti ad accettare donne vere con un corpo normale davanti alla telecamera. E forse c’è meno l’idea della donna-oggetto. Inoltre un tempo sul set non c’era nessuno che mi aiutasse, non esisteva l’intimacy coordinator, cioè un’esperta che coordina le scene intime. In quella sequenza con Angourie Rice non c’era veramente sesso, ma solo intimità con baci e carezze, quindi non c’era un’esperta sul set. Ma il fatto che Angourie abbia 20 anni e che non avesse mai girato scene di questo tipo, la rendeva nervosa. Io l’ho tranquillizzata, dicendo che potevo porre io le domande al suo posto al regista per non farla sentire a disagio. In futuro sarà lei ad aiutare un’altra».
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