Jack Guinness: «Per pigrizia sono diventato un sex symbol»
All’università Jack Guinness ha smesso di farsi la barba. Ed è diventato il pioniere dei modelli hipster. Ora è testimonial di uno storico marchio italiano. «Perché», dice, «made in Italy ed eleganza inglese hanno molto in comune»
C’è chi giura che la generazione hipster l’abbia inventata lui. Barba da pioniere americano dell’Ottocento, look elegante ma un po’ rétro: Jack Guinness, talento versatile, dj, attore, è il modello più richiesto del momento. Dopo aver sfilato per Paul Smith e Barbour, è sbarcato in Italia come testimonial maschile delle nuove collezioni Superga.
Ha praticamente costruito la sua carriera sulla sua barba. Da quanto tempo ce l’ha?
«Dagli anni dell’università a Cambridge. Ero uno studente pigro, non avevo voglia di radermi. Fino a quando ho capito
che questo mi rendeva unico. Non l’ho mai tagliata: adesso sono fisicamente ed emotivamente legato a lei».
Che cosa ha studiato?
«Letteratura inglese. Mi sono nutrito di William Shakespeare e sarei perfetto per molti suoi personaggi».
Nella sua vita si mescolano musica e moda: due mondi che si completano a vicenda?
«Sono intrinsecamente legati. Molti musicisti si trasformano in modelli perché interpretano uno stile, come David Bowie, Jim Morrison, Mick Jagger».
Il suo stile è britannico e ora interpreta il mondo Superga, un vanto italiano.
«Credo che i nostri stili abbiano molto in comune: la tradizione, la voglia di sperimentare e il sense of humour».
Da chi ha imparato a vestirsi?
«Da mio nonno. Faceva il medico ed era sempre impeccabile. E poi dalle star del cinema: Paul Newman e James Dean».
Quanti armadi ha a casa?
«Meno di quanti ne vorrei. Ogni tanto scopro di avere una giacca di cui mi ero dimenticato. È bello ritrovarla: ogni abito ha una storia da raccontare».
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