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Jack Guinness: «Per pigrizia sono diventato un sex symbol»

Jack Guinness: «Per pigrizia sono diventato un sex symbol»

foto di Marina Speich Marina Speich — 30 Settembre 2015

All’università Jack Guinness ha smesso di farsi la barba. Ed è diventato il pioniere dei modelli hipster. Ora è testimonial di uno storico marchio italiano. «Perché», dice, «made in Italy ed eleganza inglese hanno molto in comune»

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C’è chi giura che la generazione hipster l’abbia inventata lui. Barba da pioniere americano dell’Ottocento, look elegante ma un po’ rétro: Jack Guinness, talento versatile, dj, attore, è il modello più richiesto del momento. Dopo aver sfilato per Paul Smith e Barbour, è sbarcato in Italia come testimonial maschile delle nuove collezioni Superga.

Ha praticamente costruito la sua carriera sulla sua barba. Da quanto tempo ce l’ha?
«Dagli anni dell’università a Cambridge. Ero uno studente pigro, non avevo voglia di radermi. Fino a quando ho capito 
che questo mi rendeva unico. Non l’ho mai tagliata: adesso sono fisicamente ed emotivamente legato a lei».

Che cosa ha studiato?
«Letteratura inglese. Mi sono nutrito di William Shakespeare e sarei perfetto per molti suoi personaggi».

Nella sua vita si mescolano musica e moda: due mondi che si completano a vicenda?
«Sono intrinsecamente legati. Molti musicisti si trasformano in modelli perché interpretano uno stile, come David Bowie, Jim Morrison, Mick Jagger».

Il suo stile è britannico e ora interpreta il mondo Superga, un vanto italiano.
«Credo che i nostri stili abbiano molto in comune: la tradizione, la voglia di sperimentare e il sense of humour».

Da chi ha imparato a vestirsi?
«Da mio nonno. Faceva il medico ed era sempre impeccabile. E poi dalle star del cinema: Paul Newman e James Dean».

Quanti armadi ha a casa?
«Meno di quanti ne vorrei. Ogni tanto scopro di avere una giacca di cui mi ero dimenticato. È bello ritrovarla: ogni abito ha una storia da raccontare».

© Riproduzione riservata

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