Inutili comparse della storia
Mi sono commossa come Agnese Landini, la moglie del presidente del consiglio Matteo Renzi, quando i piccoli coristi nella cerimonia inaugurale dell’Expo hanno cambiato la strofa dell’Inno di Mameli, cantando: «Siam pronti alla vita, l’Italia chiamò».
Mi sono commossa come Agnese Landini, la moglie del presidente del consiglio Matteo Renzi, quando i piccoli coristi nella cerimonia inaugurale dell’Expo hanno cambiato la strofa dell’Inno di Mameli, cantando: «Siam pronti alla vita, l’Italia chiamò».
Per tutta la mia infanzia mi ero domandata perché mai avrei dovuto essere «pronta alla morte» e vedevo il patriottismo come qualcosa di pomposo e funesto. Ricordandomi di allora, la strofa modificata mi ha dato allegria, come i bambini del coro vestiti di bianco, pieni della stessa fiducia
nel futuro dei volontari che il giorno dopo hanno ripulito Milano dalle devastazioni dei vigliacchi nascosti sotto casco e passamontagna.
I vandali violenti, che poi si sono spogliati delle loro armi infami confondendosi tra i passanti, sono della stessa pasta dei frustrati che, coperti dall’anonimato, vomitano odio sui social network. Inutili comparse della storia, danno agli altri la colpa dei propri fallimenti. Rinnegati persino dai loro genitori che, se va bene, li definiscono «pirla», sono stati immediatamente cancellati dall’Italia positiva e tenace dei milanesi che il giorno successivo i vandalismi hanno manifestato per le strade di una città che si è svegliata più forte e compatta. Mi spiace per gli odiatori, ma con l’Expo l’Italia è capitale del mondo. Il mio nonno romagnolo avrebbe esclamato, con le mani che gli friggevano: «Patacca, adesso ripagate i danni!».
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