Il segreto dell’India e quel peso sul cuore
Un uomo di 100 anni ha partecipato a una maratona, ha corso per 42 chilometri e alla fine, intervistato, ha dichiarato che la sua forza è “l’assenza di stress”. Che dipenda dal fatto che è indiano?
Sono stata recentemente in India e quindi sono molto attratta da tutto quello che riguarda quel Paese. Soprattutto sono interessata a capire di più, a scoprire, appunto, il loro “segreto”. Quello che consente a un miliardo di persone di vivere tutto sommato serene in un Paese che è meraviglioso, ma tanto faticoso e contraddittorio. Ti è piaciuto?, mi chiedevano gli amici al mio ritorno. Sì, certo, però con mille dubbi e un peso sul cuore. Perché dall’India si torna con un senso di tristezza e anche di impotenza. Le strade delle città sono un delirio: di traffico, di smog, di inquinamento acustico. Appena sbarcata dall’aereo ho ricevuto un sms di una mia nipote che diceva: “Benvenuta nel Paese in cui tutti suonano il clacson e nessuno usa il freno”. Ed è esattamente così. Le macchine sfrecciano come impazzite contendendosi lo spazio con biciclette, risciò, moto con almeno tre persone in sella (se ci sono bambini possono arrivare fino a cinque...) e ovviamente le mucche, che vanno evitate come in un surreale gioco della Playstation.
La guida che ci ha accompagnato parlava con orgoglio delle eccellenze dell’India, soprattutto nell’area della tecnologia in cui è seconda solo agli Stati Uniti. Nel frattempo, però, ci spiegava che sì, le caste ci sono ancora e i matrimoni sono sempre combinati, ma se la moglie o il marito che ti propongono non ti piace, puoi anche provare a dire di no... Il governo sta promuovendo campagne di controllo delle nascite invitando le coppie a non avere più di due figli, sulle strade campeggiano enormi cartelli che spiegano che uccidere le bambine è reato (!), ma la media nazionale è ancora di sei per famiglia e in questi giorni la popolazione mondiale ha toccato la vetta di sette miliardi proprio per la nascita di un bimbo indiano. Eppure le donne in India contano: lavorano, possono disporre di sé e da sempre fanno politica. Basti pensare alla dinastia Gandhi e al fatto che l’attuale presidente è una donna.
Ma in alcune zone del Paese l’analfabetismo femminile tocca punte dell’80 per cento. La stragrande maggioranza della popolazione è povera, ma povera davvero: la gente vive e dorme dappertutto, in tuguri senza acqua né luce elettrica, nei campi che circondano le città, persino sugli spartitraffico che separano le strade. Eppure nessuno ha l’aria disperata, compresa la ragazzina che ci sorride con la faccia distrutta non capiamo se dalla lebbra o da un acido... Le donne poi sono così eleganti, che è impossibile capire il ceto sociale: con il sari sono tutte delle regine.
E allora forse ha ragione Fauja Singh , il centenario che ha partecipato alla maratona di Toronto, che non conosce lo stress. Lui ha vissuto in Punjab fino a 89 anni, poi rimasto vedovo si è trasferito a Londra da suo figlio e per passare il tempo si è iscritto a un club di jogging per anziani. Da lì le prime gare, fino al record come maratoneta più vecchio al mondo. «Se non puoi cambiare qualcosa, perché preoccuparsi?», ha spiegato ai giornalisti che lo intervistavano.
«Sii grato per tutto quello che hai, evita le persone negative, sorridi e vai avanti». E se avesse ragione lui?
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