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«I clown di Sanremo»: l’editoriale di Silvia Grilli

«I clown di Sanremo»: l'editoriale di Silvia Grilli

foto di Silvia Grilli Silvia Grilli — 3 Febbraio 2023
Il nuovo numero di Grazia è ora in edicola e su app. Ecco l'editoriale della Direttrice Silvia Grilli
Silvia Grilli editoriale

Se fossi Volodymyr Zelensky farei come lui: andrei a perorare in ogni angolo del mondo la causa del mio popolo, aggredito dai russi di Vladimir Putin. Mi rendo conto che il presidente ucraino sia divisivo: lo accusano di giocare per se stesso e non per la sua gente, di essere un clown in maglietta verde, un lacchè degli Stati Uniti.

Lo rimproverano di mettersi in posa per riviste patinate, di spingere per andare al Festival di Sanremo a farsi pubblicità e puntano il dito anche contro il conduttore Amadeus, che lo ha voluto all’ultima serata della gara della canzone italiana: sabato 11 febbraio.

Intanto vorrei dire a tutti quelli che lo definiscono un pagliaccio: dedicate voi la vita alla causa del vostro Paese, rifiutando il comodo esilio che vi era stato offerto e restando a combattere tra le bombe. Poi adesso parliamo di Sanremo.

In questi giorni il dibattito tra politici o opinionisti in tivù, social e giornali è su quanto sia inopportuno per il valletto degli americani Zelensky farsi vedere al teatro Ariston. Qual è il problema?, mi domando. Il Festival della canzone italiana non è più da molti anni la bolla dell’incoscienza. È uno spettacolo che mette insieme urgenti temi di attualità come violenza, femminicidi, parità di genere, razzismo, inclusione, libertà di sentirsi e vestirsi come si vuole o di amare chi si desidera.

Perciò a chi obietta che non sia il caso di «trivializzare» Sanremo con il dramma della guerra, farei notare che non è il festival delle canzonette: è racconto dell’Italia e dei suoi cambiamenti. In questo spettacolo Zelensky vuole esserci, e dal suo punto di vista fa benissimo. È intervenuto con un discorso registrato all’apertura dell’ultima Mostra del cinema di Venezia, al Festival di Cannes, ai Golden Globes di Los Angeles. Ha ragione a chiedere di poterlo fare anche a Sanremo, in una serata, quella finale, che l’anno scorso ha raggiunto picchi di 16 milioni e 894 mila spettatori.

Il presidente ucraino usa ogni occasione per ricordarci perché è importante sostenerlo. Dà fastidio perché sceglie di andare solo a eventi di successo? Sono quelli con più pubblico. Innervosisce perché trova il tempo di farlo? Fa parte del suo mestiere. A chi commenta: «E che cosa cambia se va all’Ariston, tanto ce ne dimenticheremo il giorno dopo» obietto che proprio per questo lui fa bene a ricordarcelo sempre.

E invece una petizione di intellettuali vuole cancellare il suo intervento. Se poi aggiungiamo che c’è anche chi si indigna per la presenza dei super ospiti Måneskin, anch’essi bollati come pagliacci per aver inscenato un finto matrimonio tra di loro, allora io starò sempre con Zelensky e con Damiano, Victoria, Thomas ed Ethan. Viva i clown che ci aprono gli occhi sul mondo.

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