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Grazia

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Henry Cavill: «Anche Superman piange»

Henry Cavill: «Anche Superman piange»

foto di Armando Gallo Armando Gallo — 12 Agosto 2015

Preferisce mettere il costume da supereroe che togliere i vestiti nel seguito di Cinquanta sfumature di grigio. E voleva tanto essere James Bond. A Grazia, però, u2028l’attore inglese ha mostrato i suoi lati meno eroici: quello del ragazzo che tutti chiamavano “ciccione” e quello dell’uomo dal cuore spezzato. Salvato da un buon amico e da un panino

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«Tutto è successo alla corte di Enrico VIII. È stato lì che ho imparato a recitare». Henry Cavill ce lo dice con aria disinvolta quando lo incontriamo al Claridges Hotel di Londra, dove sta promuovendo Operazione U.N.C.L.E. diretto da Guy Ritchie (in Italia esce il 2 settembre), con Armie Hammer e Alicia Vikander. Sembra una battuta, quella della corte, ma non lo è: si riferisce alla serie televisiva I Tudors dove l’attore ha recitato per 4 anni nella parte di Charles Brandon, il Duca di Suffolk, il migliore e più leale amico del re.
«Cimentarmi con i caratteri tanto complessi dei personaggi di quella serie è stata una palestra eccezionale, perfetta per diventare poi un supereroe». Secondo riferimento implicito alla carriera: Cavill sarà nell’attesissimo Batman v Superman: Dawn of Justice, il film diretto da Zack Snyder, in uscita il 24 marzo 2016. Lui indosserà la tutina blu con la S, Ben Affleck quella di Batman. Se per il film c’è da aspettare, il trailer è uno dei fenomeni virali di questi giorni. Come è di adesso la notizia che Cavill ha rinunciato al ruolo di Jack Hyde, il tenebroso avversario di Mr. Grey nel sequel del film Cinquanta sfumature di Grigio.


Cavill, inglese, nato 32 anni fa in una solida famiglia dell’isola di Jersey, nel canale della Manica, culla della finanza britannica, ha sempre desiderato recitare, ma le cose non sono mai andate come voleva. Sembrava avercela fatta quando ha ottenuto il ruolo del giovane Albert Mondego in Montecristo, diretto da Kevin Reynolds. Era il 2002, aveva 19 anni e sembrava ormai lanciato. Invece fu l’inizio di una serie di delusioni. Doveva avere la parte di Edward, il vampiro di Twilight, l’aveva scelto l’autrice stessa del bestseller, Stephenie Meyer. Ma quando alla fine la produzione iniziò a girare il film lui era diventato troppo “vecchio” per il ruolo. Per non parlare del 2006, il suo anno no: ingaggiato per il Superman Returns di Bryan Singer, fu scartato, stavolta perché troppo giovane, e la parte poi andò a Brandon Routh. Stesso anno, altro film: era il candidato numero uno per la parte di James Bond in Casino Royale, ma Daniel Craig gliela soffiò all’ultimo momento.
«Ho imparato a prendere la vita con una buona dose di filosofia», ci dice l’attore vestito elegantemente in Alfred Dunhill, il suo stilista preferito. «Le cose succedono sempre per una misteriosa ragione e se impari a fare un bel respiro e rilassarti un attimo, vedrai che altre porte si aprono e spesso sono quelle giuste».


Henry si toglie la giacca e mostra dalla maglietta blu un torace ben scolpito e braccia muscolose. È ancora nella parte di Batman v Superman, va in palestra almeno un’ora tutti i giorni per mantenere il physique du rôle. Sorride alla cameriera che ci serve, tè per lui e un espresso per me. La ringrazia. Sembra molto educato e allo stesso tempo molto attento. Ha un sorriso radioso che gli illumina il viso. Ma se una domanda è antipatica, insidiosa, lo sguardo cambia subito. Trovo che anche come “Bond, James Bond” non sarebbe stato male. E glielo dico.
«Daniel Craig è perfetto in quel ruolo. Davvero, non mi dispiace che la parte sia andata a lui e non a me. Alla fine io sono Superman».

Quando ha capito di avercela fatta?
«Poche settimane fa, al festival ComiCon di San Diego. È qualcosa di incredibile», dice Henry spalancando gli occhi come fosse di nuovo lì, a San Diego. «Posso solo immaginare come poteva sentirsi un imperatore romano. Quando sono uscito e ho alzato la mano: l’urlo della folla è stato fantascientifico. È bello vedere la gente eccitata per qualcosa. Nell’aria di ComiCon c’era una grande positività perché tutti sono accomunati dalla passione per il cinema».

Siamo molto curiosi di sapere qualcosa di più su Batman v Superman, qualcosa oltre al trailer presentato a San Diego.
«Non mi faccia domande a cui non posso rispondere».

Nel 2013 è stato Superman per la prima volta, in L’uomo d’acciaio. Ora è nel sequel. Come è stato tornare nei panni del supereroe?
«Molto divertente. È un personaggio “super”. Perfetto, bello e sincero».

Non vedremo nemmeno un difetto? Nel trailer sembra molto diverso dall’eroe senza macchia che conosciamo.
«Non posso dire nulla». E mi fa il viso criptico alla James Bond.

Allora passo da domanda antipatica a domanda antipatica. È vero che a scuola la chiamavano “ciccione”?
«È vero: “Fat Cavill!”. Cavill il Grasso. Gli adolescenti possono essere molto cattivi, perché sono insicuri e feriscono senza sapere. Il palcoscenico mi ha salvato perché lì mi sono sentito a mio agio. Stavo pensando di iscrivermi all’università, ma un agente mi ha visto e scritturato per la parte del giovane cattivo in Montecristo. Così ho iniziato a fare subito l’attore professionista».

I suoi genitori lavorano nella finanza. Che cosa le hanno detto?
«Mia madre ha commentato: “Caro, vai sereno per la tua strada”. Mio padre mi ha consigliato di frequentare comunque l’università e prendere un diploma in caso il cinema non avesse funzionato. È un buon consiglio, ma alla fine non ho avuto mai tempo di seguirlo».

Chi sono i suoi eroi nella vita?
«I miei genitori e i miei quattro fratelli. Amo la mia famiglia che mi aiuta a tenere i piedi per terra. Siamo cresciuti bene, abbiamo imparato valori come l’onestà e l’integrità. Mia madre è una persona fantastica che ha cresciuto cinque bambini facendoli diventare uomini».

Come?
«Per esempio dicendoci: “Potete fare a botte, ma non colpitevi mai in viso».  

In Operazione U.N.C.L.E. ha girato in Italia. Come si è trovato?
«Guy è un grande regista. Crea un’atmosfera serena e rilassata. Abbiamo girato molto a Roma e Napoli, è stata un’esperienza indimenticabile. Specialmente a Napoli dove tutto sembrava caotico, ma alla fine tutto si risolveva come per magia. Guy si è divertito molto a lasciar fare ai tecnici italiani, che lavorassero con il loro stile. All’apparenza era agli antipodi rispetto al suo, ma alla fine invece si sono trovati».

Quando gli chiedo che cosa ci sia di vero sulla sua partecipazione alla seconda puntata di Cinquanta sfumature di Grigio, Cavill ride di gusto.
«Tre anni fa ho detto che non ero stato scritturato per la parte di Grey, ma nessuno mi credette. Adesso mi sono divertito a fare come le star, dichiarando che non potevo dire nulla. E i social media si sono infiammati. Stavo solo scherzando. Però vuol dire che ho imparato a usare internet, vero?».

A proposito di social media, abbiamo visto tutti le foto che la sua ex, Marisa Gonzalo, 21 anni, ha messo online. Lei fa la cacciatrice e i suoi fan si sono scatenati.
«Già. Non è stata una buona idea. Ma quella storia è finita. Non stiamo più insieme».

Henry Cavill sembra in un momento positivo, ma prima di lasciarci gli chiedo se gli sia mai successo qualcosa di brutto.
«Certo. Ho avuto anche io il mio cuore infranto».

Quando?
«Poco tempo fa. Un amico mi ha aiutato a superare il momento più difficile della mia vita. Mi ha ospitato a casa sua. Non mangiavo e non dormivo da quattro giorni. Stavo male, ma non dimenticherò mai il sorriso sul volto suo e di sua moglie, quando mi hanno visto assaggiare un sandwich che mi avevano preparato. Ora questo amico si è guadagnato il soprannome “Henry’s sandwich” e se vai a casa loro te lo preparano, lo stesso che hanno preparato a me. E ti raccontano di quando hanno visto Superman piangere».

Provo a chiedergli chi gli avesse spezzato il cuore, ma Cavill assume di nuovo l’aria da Bond. Questa volta è torvissimo. Rinuncio. Sì, sarebbe stato perfetto come 007.

© Riproduzione riservata

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