
Una piccola canottiera in cotone rosa, i lunghi capelli sciolti e gli occhi azzurrissimi come la piscina che ha alle spalle. Gaia su Zoom è bellissima e ha l'aria rilassata.
E infatti: «Ho una pausa di due giorni, tra una data e l'altra del tour. Finirò il 18 settembre a Taranto, ora sono in Sicilia», mi dice subito. Se le foto del servizio di Grazia sono state scattate tra le linee perfette di Palazzo Mondadori, capolavoro dell'architetto brasiliano Oscar Niemeyer, la nostra conversazione sa invece di sole e di mare.

Questa ventitreenne esile, che sorride mentre risponde alle domande dell'intervista, in un anno è diventata una star della musica italiana, una cantautrice apprezzata anche all’estero. Da quando, nella primavera 2020, ha vinto Amici nell'edizione del lockdown, con la sua musica che contamina sonorità pop, urban e sudamericane, e i suoi testi scritti in italiano e in portoghese (lo parla mamma Luciana, brasiliana), non ha sbagliato un colpo.
Sua la hit dell'estate 2020, Chega, doppio disco di platino; suo il disco d'oro Coco Chanel; sua Cuore amaro, una delle canzoni più ascoltate di Sanremo 2021, e sua anche la hit dell'estate 2021, Boca, che ha fatto ballare sulle spiagge migliaia di ragazzi e in cui duetta con Sean Paul, il re giamaicano del reggaeton. Tutti brani che ora Gaia, nella vita Gaia Gozzi, interpreta dal vivo nel suo primo tour, che ha preso il via da Mantova, vicino a Viadana, dove è cresciuta.
E dal Finalmente in tour parte anche l'intervista con Grazia.

Dopo Amici senza pubblico e Sanremo nell'Ariston vuoto, come sta affrontando il suo primo bagno di folla?
«È come entrare ogni volta in una doccia di acqua calda, mi dà una sensazione di forza. Desideravo tanto conoscere il mio pubblico, non avevo mai visto dal vivo i miei fan. E ho incontrato persone di tutte le generazioni, coppie fluide, ragazzi giovanissimi, coppie di sessantenni. Sono così belli e sorridenti che andrei a bere qualcosa con loro. Esibirmi in tour mi permette di chiudere il cerchio: per anni ho cantato per me stessa, come fosse un'autoterapia; poi ho capito che le mie canzoni possono fare bene anche ad altre persone; infine, in questo primo tour, ho visto che l'energia che dono mi torna indietro».

Nelle arene non è in gara con nessuno. Fino a oggi, invece, la competizione sembra essere stata nel suo Dna: nell'infanzia le gare di ginnastica artistica, poi a X Factor, Amici, Sanremo. Da piccola era competitiva?
«Per niente. Ho sempre odiato essere giudicata e da bambina ero timidissima. È stata la gara ad Amici che mi ha dato sicurezza: l'ho iniziata pensando: "Guai se va male, è il mio secondo talent", e l'ho finita dicendo: "Lascia stare il passato, questo è il tuo percorso, come va, va". La nostra società fa crescere l'ansia di paragonarsi con gli altri per vedere se vai bene e se rientri negli standard predefiniti per tutti i comportamenti. Anche io vivevo di paragoni. Più che competitiva ero insicura. Poi ho capito che sei più forte se non guardi che cosa fanno gli altri e vai per la tua strada. Per riuscirci, però, devi partire dall’inizio e lavorare per sapere chi sei».
Lei è stata una bambina sempre in viaggio tra San Paolo, in Brasile, e Viadana, provincia di Mantova.
«Passare da una metropoli di 20 milioni di abitanti a un paese di 25 mila, e viceversa, mi ha fatto vivere un'infanzia ricca di esperienze. Quando ero alle elementari capitava di stare tanto tempo in Brasile e di perdere giorni di scuola: per questo a me e alle mie sorelle facevano portare dall'Italia a San Paolo chili di libri. E li aprivamo eccome, perché i patti erano: niente compiti, niente mare. Quando poi sono arrivata alle scuole superiori, in Brasile ho cominciato ad andare solo durante le vacanze scolastiche. Questo pendolarismo mi ha regalato grande apertura mentale e grande libertà. Infatti a 15 anni sono andata, per un periodo, a studiare in Germania; e a 17 negli Stati Uniti».
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Foto di Andrea Olivo - Styling di Susanna Ausoni
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