Quando quest’estate è rimasta fuori dal podio olimpico, Federica Pellegrini stava per dire basta. Poi la nuotatrice italiana dei record ha trovato la forza di sconfiggere l’avversario che teme di più: «La paura di deludere me stessa». Ora racconta a Grazia perché si è data la possibilità di riprovarci e anticipa qui i prossimi traguardi che vuole raggiungere. Dentro e fuori dall’acqua

Prendi una domenica di sole a Livigno e aggiungi un’ora di chiacchiere in cui riaffiorano tante emozioni. Il risultato è una Federica Pellegrini che non ti aspetti. La più forte nuotatrice italiana di sempre ti svela che da bambina voleva fare l’archeologa, che vive in una casa bianca piena di ricordi e ammette di essere una di quelle fidanzate che ha ceduto alla tentazione di guardare nel cellulare del suo uomo, il collega Filippo Magnini. Tra le confidenze sportive Federica ancora si emoziona ricordando l’adrenalina che l’ha accompagnata ai podi che l’hanno resa la nuotatrice azzurra più medagliata e il dispiacere per il rifiuto di Roma di candidarsi alle Olimpiadi del 2024.
La incontro dopo qualche mese dal momento peggiore di questo 2016, quello del quarto posto ai Giochi Olimpici di Rio, dove era stata la portabandiera dell’Italia proprio nel giorno del suo 28° compleanno, lo scorso 5 agosto. Era pronta per puntare al podio, ma qualcosa è andato storto nei 200 metri stile libero ed è rimasta senza medaglia. Per qualche giorno, sembrava che la sua intera carriera dipendesse da quello sfortunato piazzamento. C’è chi ha pensato a un ritiro, una vita fuori dalle vasche, magari ad altri progetti (il matrimonio con Magnini?). Poi Federica è tornata l’atleta che conosciamo e ha deciso di guardare avanti con ancora maggiore determinazione. Prima di salire sull’altare, deve ancora conquistare qualche medaglia.
«Non voglio concludere la mia carriera con il ricordo della gara di Rio», dice con tono sicuro. «Sapevo bene che sarebbe stata una lotta all’ultimo centimetro e purtroppo nel nuoto si fanno i conti con i centesimi. Diciamo che avrei preferito tornare a casa con una medaglia olimpica e chiudere il cerchio della mia lunga carriera con un bel fiocchetto. Purtroppo non è andata così».
Dopo un’estate di pausa lei ha detto di voler tornare a vincere. Perché?
«Se avessi scelto di abbandonare il nuoto, avrei lasciato qualcosa di incompiuto dentro di me e sarebbe stato un peso troppo grande. Mi sto dando la possibilità di riprovarci».
Ha più paura di scontentare se stessa o gli altri?
«Quella di deludere me stessa è sempre stata al primo posto».
Quali saranno i prossimi appuntamenti in cui la vedremo gareggiare?
«Il mondiale di Budapest, in Ungheria, in agosto. Devo vedere come reagirà il mio fisico a determinati carichi di lavoro e poi si penserà al futuro, Olimpiadi di Tokyo 2020 comprese».
Avverte mai la preoccupazione che la carriera sportiva possa far slittare altri suoi progetti di vita?
«Sicuramente sì, ma la decisione di proseguire con il nuoto l’ho presa per il bene di me stessa».
Colleghe come la tuffatrice Tania Cagnotto e la tennista Flavia Pennetta hanno scelto di accantonare lo sport per costruire una famiglia. Che cosa ne pensa?
«Credo si tratti solamente di scelte molto personali. Il momento in cui si sente di voler smettere è soggettivo. Conosco bene Flavia e quando ha deciso di lasciare, dopo gli Us Open, ero con lei. Lo sport regala soddisfazioni ma anche infortuni, anni di fisioterapia e un fisico che invecchia e non recupera rapidamente come quello delle avversarie molto più giovani di te. Flavia ha vinto quello che voleva vincere, rimarrà nella storia e ha fatto bene a smettere in quel momento».
Anche lei ha fatto incetta di successi: titoli nazionali, europei, mondiali, olimpici. Qual è la medaglia che porta più di tutte nel cuore?
«L’oro di Pechino 2008. Vincere l’Olimpiade è il punto più alto che un atleta possa raggiungere. Ma a pensarci bene ce ne sarebbe anche una seconda».
Quale?
«Vincere i due ori a Roma, nel 2009, gareggiando in casa. È stata una settimana che non dimenticherò mai. Il calore e il tifo del mio Paese, il boato dello stadio quando siamo entrate in corsia: a ripensarci, mi fa venire la pelle d’oca ancora adesso. Forse è anche per questo che sono molto dispiaciuta per il ritiro di Roma dalla candidatura per le Olimpiadi del 2024».
La considera un’occasione persa?
«Dal punto di vista sportivo sì. Vivere un’Olimpiade in casa, magari da spettatrice - visto che il 2024 è molto lontano e io sono già avanti con gli anni, per la mia disciplina - sarebbe stato bellissimo. Credo che la scelta di rinunciare sia stata fatta un po’ con il paraocchi. Abbiamo detto no all’evento più importante che ci sia a livello sportivo perché oggi qualcuno non si sente pronto. Pensando in prospettiva, si poteva fare una scelta diversa: lo sport italiano se la sarebbe meritata. Naturalmente parlo con il cuore in mano, da sportiva e non da politica».
Lei ama molto l’Italia?
«Porto il tricolore addosso da quando avevo 12 anni e a 14 sono entrata in Nazionale. L’inno italiano cantato dagli atleti non è solo voce, ma la voglia di sentirsi uniti, parte di una nazione. Ho provato questa sensazione anche a Rio, percorrendo il corridoio d’ingresso che portava allo stadio durante la cerimonia inaugurale. Mi mi sentirò sempre la “ragazza d’Italia”».
Quello che traspare di lei come personaggio pubblico è l’immagine di una donna molto determinata. È davvero così?
«Sono abbastanza forte, ma non troppo sicura di me stessa. In gara emerge il lato deciso del mio temperamento, ma la Federica di tutti i giorni in realtà è diversa. Le piace il contatto con la natura. Qui a Livigno (dove ha preso parte a un raduno in altura con la Nazionale di nuoto, ndr) ci sono dei paesaggi di montagna pazzeschi. Il solo fatto di ammirarli, mi ridà fiato».
Invece, che cosa la rende fragile?
«Un certo uso dei social network. Mi hanno aiutato molto a parlare direttamente ai miei fan e a renderli partecipi della mia normalità, ma hanno anche dato voce a persone che si nascondono dietro allo schermo per sfogare tutta la loro cattiveria. Lo fanno senza conoscermi e questo un po’ mi dispiace».
Qual è il suo maggior pregio?
«Direi l’ottimismo. Credo che ogni cosa accada per un motivo che magari ci è incomprensibile in quel preciso istante. Non la considero una scusa per giustificare le delusioni, ma piuttosto una spinta per reagire a ciò che la vita ci mette davanti».
E il suo peggior difetto?
«Sono troppo trasparente. Non uso molti filtri e questo mi fa apparire sempre troppo categorica».
La sua immagine, sempre molto curata, sfata il luogo comune della sportiva in tuta e scarpe da ginnastica. Che rapporto ha con la moda?
«Non ho uno stile ben preciso, mi piace mescolare gli accessori, sono camaleontica. Anzi, lunatica. Doso il colore in base allo stato d’animo».
Lei in Italia è anche il volto di Swarovski Activity Tracking Jewelry, i bracciali-gioiello che registrano i movimenti di chi li indossa e aiutano a raggiungere i propri obiettivi di fitness. Le è piaciuto fare da musa per questa collezione?
«Sì, perché è moderna e accattivante. Swarovski con questa tecnologia indossabile ha pensato a noi ragazze fondendo stile e performance in un oggetto estremamente femminile. Come ogni donna, poi, io adoro ciò che brilla».
C’è chi dà per certo un suo futuro nel mondo della moda. Che cosa le piacerebbe fare?
«Vorrei imparare le tecniche per disegnare i modelli. Magari creare un marchio di scarpe e dargli il mio nome».
Nel frattempo, anche non volendo, con il suo fidanzato Filippo Magnini fa parte anche di una delle coppie italiane più seguite dalle cronache mondane. Vi manca la normalità di una famiglia qualunque?
«Conviviamo da cinque anni e abbiamo un rapporto quotidiano molto intenso, forse maggiore rispetto a tante altre coppie: ci alleniamo insieme e trascorriamo insieme anche il resto del nostro tempo. Siamo sempre andati avanti, nonostante due pause. Credo, però, che questi momenti ci abbiano fatto crescere, portando un equilibrio nella relazione».
Chi è più geloso dei due?
«Io, è un tratto del mio carattere».
Ha mai controllato il cellulare del suo fidanzato?
«Lo ammetto: sì, ma una volta sola. Non lo rifarei».
Qualcosa di Filippo che le è simpaticamente insopportabile?
«Un po’ di tempo fa avrei detto il suo disordine. Ma devo ammettere che è molto migliorato e sono fiera dei suoi progressi. Quando è venuto a vivere nella mia casa a Verona il “problema” era molto più serio».
Che cosa racconta questa casa di lei?
«Dentro c’è tutta me stessa. Le pareti bianche, il parquet chiaro e un soffitto alto cinque metri che la rende quasi un open space. Sembra la casa di Marco Polo, tanto per restare in tema con le mie origini venete. Ci sono tanti pezzi di cui mi sono innamorata durante i miei viaggi. Il tappeto da Istanbul, i vasi di Marrakech, i mobili dalla Cina e dei quadri presi in Thailandia, trovati in una galleria d’arte, arrotolati e messi in valigia».
Ha mai pensato a una data per il vostro matrimonio?
«Visto che di solito ci vuole almeno un anno per organizzarlo e prima ci sono un po’ di traguardi da raggiungere, direi che ci potrebbero volere altri cinque anni».
Così tanto? Qualche dettaglio in più?
«L’abito sarà rigorosamente bianco, ci saranno le rose perché mi piacciono e la cerimonia sarà in chiesa».
Che rapporto ha con la fede?
«Molto stretto. Se c’è qualcosa che non va, la preghiera mi aiuta. E poi, il mio sabato sera da bambina terminava con la frase: “Federica vai a letto che domani si deve andare a messa”».
E tra dieci anni come si immagina?
«Quasi 40enne! Ho sempre desiderato costruire una famiglia con Filippo, quindi diventare madre è un progetto per il nostro futuro. Non vorrei una famiglia perfetta, ma ci terrei che fossimo uniti da valori solidi. Mi piacerebbe che i miei figli crescessero con una personalità ben definita, che fossero in grado di scegliere per loro stessi e non seguendo gli altri».
E se un giorno suo figlio le dicesse: “Mamma voglio fare nuoto come te e papà”?
«Sarei felicissima. Penso che il nuoto, soprattutto in questo periodo in Italia, sia uno degli sport più puliti e più completi. Gli darei tanti consigli e di sicuro non lo lascerei andare via di casa troppo presto: io, all’età di 15 anni, mi sono trasferita a Settimo Milanese per allenarmi. Ne ho sofferto perché l’adolescenza è un periodo particolare, fatto di grandi cambiamenti».
Si capisce che il legame con la sua famiglia è forte, quali insegnamenti ha ricevuto dai suoi genitori?
«Mio padre mi ha insegnato la disciplina e il rispetto. Mia madre il gusto, la cura per i dettagli e l’importanza di tramandare le tradizioni. Per esempio, tra poco è Natale e festeggeremo la Vigilia con gli stessi ingredienti di sempre, gli stessi gesti, la casa che si riempie di parenti ed emana un bel calore».
Si è mai chiesta chi sarebbe oggi Federica Pellegrini se non fosse diventata un’icona del nuoto?
«È difficile rispondere. Da piccola volevo fare l’archeologa, poi ho scoperto la piscina. Mi considero una donna molto fortunata perché nella vita mi sono sentita spesso al posto giusto nel momento giusto, come se stessi seguendo una strada già segnata. È una sensazione bella e strana allo stesso tempo».
Una curiosità: che titolo darebbe a questa intervista?
«Adesso nuoto e poi mi sposo».
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