Emma Marrone: «Che donna sarò»
La considerano una ragazza spavalda, invece Emma Marrone ha un’anima fragile. E l’ha mostrata a Grazia, scorrendo con noi i brani del nuovo album che ha dedicato a se stessa. In attesa di conquistare u2028il mondo e, magari, anche l’uomo giusto
Emma dice che nel suo ultimo album, Adesso (Universal Music), c’è tutto di lei. È come una polaroid: un’istantanea senza fotoritocchi.
Se ascolti le parole, capisci come è davvero, molto diversa da come sembra. Le credo, dunque butto via la mia scaletta e decido di condurre l’intervista seguendo le tracce delle sue canzoni, un titolo dopo l’altro, come fossero orme. E vediamo se, arrivata in fondo, penserò di averla trovata davvero la verità di Emma Marrone: 31 anni, cantante, faccia spavalda e occhi fragili. Una che,
se non è come appare, appare comunque tantissimo: tallonata dai giornali di gossip, seguita da milioni di persone sui social, amata da chi ha reso “di platino” i suoi dischi, paparazzata, chiacchierata, equivocata.
Emma, partiamo dal titolo dell’album. Adesso: che cosa?
«Adesso io. Sono finalmente riuscita a mettermi al centro della mia vita. E, dunque, anche di questo progetto professionale: ho prodotto l’album, l’ho seguito in tutti dettagli. L’ho riempito di contenuti miei, parole che ho scritto o che sento profondamente».
Perché ora e non prima?
«Sono più sicura di me. Ho smesso di guardarmi con gli occhi degli altri».
Occhi profondi è il titolo della seconda traccia. Quanti ne conosce?
«Pochi. Quelli della mia famiglia sono gli unici sguardi in cui non temo di cadere».
Gli altri le fanno davvero paura?
«Sì. Lo sguardo comunica tutto e spesso, guardandomi riflessa negli occhi degli altri, non mi sento al sicuro».
Con il lavoro che fa deve essere complicato: la osservano in tantissimi.
«E questo è faticoso. Ma, lo ammetto, è anche bello. Ho combattuto tanto per averlo, non lo rinnego certo. Ma devo essere sincera: non è sempre facile».
Terzo titolo: Quando le canzoni finiranno. Che cosa succederà
di lei, Emma, quando tutto questo non ci sarà più? Se la sua notorietà terminasse di colpo, riuscirebbe
a tornare nell’ombra?
«Non lo so. Non voglio imbrogliare. Potrei darle una risposta tipo: “Sarò felice di stare sola con me stessa, per me il successo non conta nulla”. Ma sinceramente non so come reagirei, se tutto questo sparisse. Sarei sempre Emma, ma quale Emma? Chissà».
E quando finisce una serata o un tour, come si sente?
«La fine di ogni cosa è sempre il momento più difficile per me. Mi riempio delle emozioni che vivo.
E mi svuoto completamente: perché do tutto quello che ho. Quando torno a casa o in albergo dopo un concerto, sento una grande solitudine. È come se tutti se ne fossero andati di colpo. Mentre io sono lì e non ho più niente. Dormo poco, dormo male. Sono agitata, un po’ persa. Dopo ogni tour devo concedermi del tempo per riprendermi in mano, ridefinire chi sono, ricominciare».
Facciamola semplice, dice la sua quarta canzone. Lei ci riesce?
«È quello che continuo a suggerire a me stessa. E un po’ ce la faccio. Sto cambiando: prima mi complicavo tanto la vita, adesso cerco di essere più leggera. È un dovere dell’età adulta, non crede? Solo un’adolescente può concedersi il lusso di credere che tutto sia tanto, così tanto da sembrare insostenibile. Da grande sai che devi farcela a reggere
ogni cosa, perché quella cosa non è poi un granché. Provo a darmi un po’ di serenità».
Lei ride poco, Emma.
«È vero. Anche mia madre mi dice che ho il “broncio naturale”. Sono un po’ melodrammatica, lo ammetto. E tengo lo sguardo basso perché penso tanto, penso sempre».
Altra traccia: Finalmente. Finalmente che cosa?
«Osservo tutto quello che non ho avuto. E non ho rimpianti, non lo voglio. Mi sento sollevata. Finalmente guardo il sole e mi dico: sono viva, tutto il resto non importa».
Sta pensando alla malattia che ha affrontato e superato?
«Sono stata operata di cancro due volte. E vivo sempre sotto controllo: per me gli esami non finiscono mai. Il pensiero della malattia non mi abbandona, fa parte di me. Mi mette ansia, ma mi dà anche la spinta necessaria per vivere tutto fino in fondo. Non è una cosa nera. È una presenza che mi continua a invitare a dare il giusto peso alle cose: a volte ce la faccio, altre volte no. E allora purtroppo continuo a prendermela per cose troppo stupide».
Per lei quando Arriverà l’amore, come dice la sua quinta canzone?
«Ho capito che quando una persona riesce a vivere bene da sola, allora è pronta a lasciarsi amare da un altro. E io sto imparando la solitudine. Non lo cerco l’amore, non l’aspetto. Ma mi piace immaginare che, un giorno, smetterò di sperare di tornare a casa e trovare una persona con cui dividere una mia gioia o un mio dolore. E, proprio quel
giorno, uscirò e inciamperò nella persona giusta. “Pam”: di colpo l’amore arriverà anche per me».
Altra traccia: Io di te non ho paura. Che cosa ha smesso di spaventarla?
«Non ho più paura di me, dei miei limiti. Il giudizio degli altri non mi massacra più. Prima piangevo per due righe scritte su di me. Non ce l’avevo con chi mi criticava, ce l’avevo con me. Pensavo di fare schifo davvero, pensavo di essere tutta sbagliata. Adesso, quando leggo un giudizio pesante, penso: bene, questa è la sua opinione. La mia è diversa».
Lei si piace? Intendo fisicamente.
«Ammetto di non essere brutta. A volte ingrasso un po’, succede quando mangio tanto. Ma chi se ne importa: mi piace cucinare, lo faccio bene e spesso. Non mangio schifezze e quel che c’è in tavola me lo godo tutto».
Sul braccio si è fatta tatuare un terzo occhio. Che cosa vuol tenere sotto controllo?
«Mi difende dalle brutte persone, mi guarda le spalle. Il mio terzo occhio sta lì, sul mio braccio vitale, quello con cui tengo il microfono, quello con cui scrivo, cucino, lavoro».
La fa sentire protetta?
«Io mi sento sicura a prescindere. Purtroppo ho già tanti angeli in Paradiso e ho la sensazione di non essere mai totalmente sola. La presenza di chi non c’è più non mi fa paura, anzi mi piace. Questa è la mia visione del paradiso. Io non so che cosa ci sia dopo. Mi piace pensare che ci sia una vita e che i miei morti non siano sottoterra, ma vicino a me».
Speriamo che sia tu è il titolo della canzone d’amore più bella. Come deve essere quel “tu”?
«Un uomo intelligente, risolto. Io cerco in tutti i modi di dimostrare di essere una donna qualunque, una che cucina con il grembiule addosso. Ma gli altri si ostinano ad avere una versione di me tutta diversa, quella di una ragazza
“che ha due palle così”. Per starmi accanto, un uomo deve essere disposto a convivere con la mia verità privata e con la mia immagine pubblica. Per riuscirci deve sentirsi in armonia con la propria vita, felice del suo lavoro, appagato per quello che è riuscito a diventare. Solo così può avere la forza di reggermi».
Sul serio lei cucina con il grembiule addosso?
«Certo, sono una cuoca seria: grembiule e canovaccio in tasca. È così chic. Mi piace allestire pranzi veri per gli amici veri. E anche per me, se sono a casa da sola».
Ultimo titolo: Poco prima di dormire, lei che cosa fa?
«Penso».
Mi ha detto che pensa sempre.
«La sera penso di più. Mi faccio una tisana e leggo tantissimo: romanzi, saggi. E a volte ricorro al “libro delle risposte”. È un volumone che funziona così: gli faccio una domanda, accarezzo la copertina, apro una pagina a caso e leggo il verdetto».
Ci crede davvero?
«Mi piace credere di crederci. Fa bene delegare qualcosa a qualcuno ogni tanto, no?».
Lascio Emma chiedendole di esprimere un desiderio. E lei me ne dice due. Il primo è professionale: sfondare all’estero. «Perché», dice, «non mi vergogno di volere di più di quello che ho. L’ambizione è una cosa bella, vitale». Il secondo è tenero: «Vorrei inciampare davvero nell’uomo giusto. Non lo cerco, ma, sì, lo aspetto».
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