Prima la moda, poi la tv, ora i film: il 19 maggio Elisabetta Gregoraci debutta al cinema. E a suo marito, l’imprenditore Flavio Briatore, che u2028la vorrebbe più a casa, dice: «Con me ci vuole pazienza. Perché sono una donna tosta»
Da un paio di minuti sto aspettando Elisabetta Gregoraci davanti al suo appartamento romano. Si ferma un’auto nera dalla quale sbucano le gambe interminabili della showgirl e attrice, che scende al volo e non la finisce più di scusarsi del ritardo, colpa del treno. Che saranno mai due minuti, ribatto a Elisabetta, che per incontrarmi è tornata da Napoli dove ha condotto lo show di Rai Due Made in Sud. Ma tra poco l’autista tornerà a prenderla per portarla all’aeroporto, destinazione Monte Carlo, dove l’aspettano il marito, l’imprenditore Flavio Briatore, 66 anni, e il figlio Nathan Falco, 6. «Avremo solo mezz’ora per parlare», mi avverte con garbato rammarico. A 36 anni, una famiglia solida e un lavoro che si è esteso al cinema - sono qui per parlare del suo primo film My Father Jack, diretto da Tonino Zangardi, nei cinema dal 19 maggio - Gregoraci è una donna che vive di corsa. E ama avere il controllo.
Niente è lasciato al caso: nella bella casa in bianco e nero aveva preparato in anticipo un vassoio con bibite e snack. «Ho pensato che avrebbe gradito, si serva pure», m’incoraggia. Senso dell’ospitalità calabrese come la padrona di casa, che continua a scusarsi del minuscolo ritardo e del rumore prodotto dagli operai nell’appartamento vicino. E mi mostra orgogliosa sul cellulare la foto in cui è vestita da Mata Hari in un film, Processo a Mata Hari, appena girato accanto all’attore americano John Savage. «Ho studiato dieci ore al giorno», mi rivela.
Ha già una vita piena: la famiglia, la tv, ha scritto libri per bambini. Aveva bisogno di fare anche l’attrice?
«Ho cominciato a lavorare nella moda, poi mi sono innamorata della televisione. Ora ho scoperto che il cinema ti offre altre emozioni, ti permette di vivere vite diverse. E puoi farlo fino a 80 anni».
Non le avevano mai proposto di girare un film?
«Mi avevano offerto le commedie di Natale, i cosiddetti “cinepanettoni”, ma ho sempre rinunciato. Il ruolo di bellona un po’ svampita non fa per me».
Perché invece ha detto sì a My Father Jack?
«Perché è una commedia poliziesca divertente. Inseguimenti, sparatorie, colpi di scena. Io sono Deborah, la fidanzata del personaggio interpretato da Francesco Pannofino. Ho un ruolo leggero, spensierato. Mata Hari, invece, mi ha lasciato una traccia profonda».
Che cosa la spinge a essere sempre in movimento?
«Voglio svegliarmi al mattino ed essere soddisfatta di me stessa. Qualcuno potrebbe pensare che viva tra feste e massaggi, ma non è così. Sono carica di energia, non amo delegare e m’impegno in tutto quello che faccio. Da 15 anni lavoro e sono indipendente. Nessuno mi ha regalato niente, ho fatto tanti sacrifici».
Ha un’immagine glamour, ma mi sembra fin troppo seria e programmata. Sempre stata così?
«Anche da piccola ero meno spensierata delle mie coetanee. Ho avvertito presto il peso delle responsabilità».
Con la maternità sarà aumentato, immagino.
«Come tutte le mamme sono follemente innamorata di mio figlio e faccio in modo di incastrare gli impegni per dedicargli più tempo possibile».
Sa che nell’ultimo anno quasi 500 bambini in Italia sono stati chiamati Nathan, come suo figlio?
«Davvero? Quel nome l’ho scelto io, in ebraico significa “dono di Dio”. Flavio ha aggiunto Falco».
Si è spesso lamentata dei paparazzi e della pressione del gossip sulla sua famiglia: ora ci ha fatto l’abitudine?
«Non tanto, ma da un anno ho scoperto i social network: su Instagram ho 500 mila follower, soprattutto donne, che mi chiedono consigli sui figli, sull’alimentazione, sulla vita quotidiana. La gente mi vuole bene».
Come ha preso Flavio la sua decisione di fare l’attrice?
«Mi ha avvertito che è un lavoro difficile e mi ha augurato in bocca al lupo. Come tutti i mariti, vorrebbe che stessi più a casa, ma io sono tosta. Una vera calabrese».
State insieme da 11 anni: qual è il segreto per far durare un rapporto così a lungo, malgrado la differenza d’età?
«Come in qualsiasi coppia, ci vuole tanta pazienza. Mai abbassare la guardia. Il matrimonio è un rapporto complesso e bisogna lavorare sodo per farlo funzionare».
A che età si è resa conto che la sua bellezza poteva portarla fuori dalla provincia?
«Già a 12-13 anni sognavo lo spettacolo, i miei idoli erano Raffaella Carrà e Lorella Cuccarini. Di nascosto dai miei genitori ho cominciato a iscrivermi ai concorsi di bellezza e a 17 anni sono diventata Miss Calabria. Poi sono venute la moda e la tv».
E che cosa l’ha spinta ad andare avanti?
«I valori forti della mia famiglia. Se nasci al Sud, sei predisposto ai sacrifici, sai che dovrai prendere la valigia e partire. Perciò metti grinta in tutto quello che fai».
Com’è Elisabetta oggi?
«Più matura e indurita dalla vita: nel 2011 ho perso mia madre Melina, colpita da un tumore al seno. Aveva solo 50 anni ed era la mia confidente, la mia migliore amica. Un dolore immenso».
La sua silhouette è frutto di allenamenti e diete feroci?
«Macché, mangio tanti dolci e non metto piede in palestra. Ho fatto karate per 10 anni, sotto la guida di mio padre istruttore, fino a diventare cintura nera».
Come mai ha scelto un’arte marziale?
«Per autodifesa e perché sono sempre stata un maschiaccio. Mai giocato con le bambole, preferivo le macchinine».
Ha mai messo in pratica l’esperienza di cintura nera?
«Una volta, alla stazione, sono stata accerchiata da un gruppo di ladruncole che tentavano di strapparmi la borsa, ma con due mosse le ho messe in fuga. Nella vita ti devi difendere».
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