«La ragazza che prende l’iniziativa mi fa paura. Per conquistarmi ci vuole solo una grande pazienza». L’attore, tra u2028i protagonisti della Festa del cinema u2028di Roma, si confessa su Grazia. Un lungo amore ormai archiviato, la carriera, u2028il suo essere anti divo: «Glamour u2028e tappeti rossi non fanno per me. u2028Per questo ho preso casa in periferia, dove tutti mi vogliono bene perché sanno chi sono veramente»

Ho ancora negli occhi il suo ultimo personaggio, il più sofferto: il poeta Giacomo Leopardi protagonista del film Il giovane favoloso. Ma l’attore Elio Germano riesce nuovamente a sorprendermi: scarpe di vernice, completi griffati e capelli addomesticati dalla piastra, me lo ritrovo promotore di eventi mondani in Suburra, il film di Stefano Sollima, nelle sale, ispirato all’omonimo romanzo di Carlo Bonini e Giancarlo De Cataldo (Einaudi). È un affresco immaginario, ma plausibile, del malaffare che si è impadronito di Roma, in una parola “Mafia Capitale” con i suoi politici corrotti, i criminali potenti, le prostitute di lusso, gli speculatori spietati. In questo contesto Elio ti lascia a bocca aperta: insinuante e carismatico, si muove senza scrupoli nella notte tra feste, cene esclusive e discoteche. «Sebastiano, il mio personaggio, è trasversale a tutti gli ambienti», mi spiega l’attore romano, 35 anni. «È un piccolo squalo che nel gran teatro dei potenti conta ben poco, ma sfrutta i contatti e le situazioni per incrementare il suo modesto giro di affari. Avrei voluto inserire nel film la scena in cui si passa la piastra sui capelli, avrebbe aggiunto un tocco grottesco, ma non c’è stato spazio. Pazienza».
Mi sono spinta fino alla casa che Elio ha comprato con i primi guadagni a Casetta Mattei, un quartiere alla periferia di Roma, per conoscere meglio l’attore considerato il più bravo della sua generazione e antidivo per eccellenza. Lo trovo in giardino, felpa addosso e sorriso accogliente stampato sul viso mobilissimo. Talento eclettico e grintoso, nella sua carriera Germano ha collezionato i massimi riconoscimenti cinematografici, compreso il premio per la migliore interpretazione al Festival di Cannes, vinto nel 2010 a pari merito con Javier Bardem, per il ruolo dell’operaio vedovo nel film La nostra vita. Ora lo vedremo il 23 ottobre alla Festa del cinema di Roma in Alaska, diretto da Claudio Cupellini, in cui fa un cameriere emigrato a Parigi.
L’attore non perde occasione per esprimere il suo punto di vista politico e culturale: a Cannes dedicò il premio «agli italiani che cercano di rendere il Paese migliore della sua classe dirigente», a Venezia ha salutato con il pugno chiuso, polemizza con la Lega sugli immigrati, frequenta i centri sociali, canta in un gruppo rap “arrabbiato”, le Bestie Rare, ha fondato il movimento Artisti 7607 a tutela dei diritti d’autore. Mostro sacro suo malgrado, Elio è un artista duro e puro che difende accanitamente il suo privato: «Un attore dovrebbe esprimersi attraverso i suoi personaggi», mi spiega. Ma quando lo informo che è amatissimo dalle lettrici di Grazia, mi sembra molto contento. E finisce per aprirsi con sincerità e generosità.
Cominciamo dal ruolo che interpreta in Suburra: quanto di più lontano da lei si possa immaginare.
«Sebastiano non mi somiglia, certo, ma il bello del mio mestiere è poter diventare tanti personaggi diversi. E in ognuno finisce qualcosa che mi appartiene. Per interpretare lo stratega della mondanità non mi sono ispirato a nessuno in particolare, ma ho tenuto presente certi tipi che si vedono in giro, super sofisticati e fissati con l’immagine».
Lei che rapporto ha con la sua?
«Faccio fatica a sfilare sul red carpet vestito impeccabilmente, mi sento come un prodotto messo in vendita. Sono stati gli americani a introdurre il divismo, ma noi attori siamo uno strumento al servizio delle storie scritte dagli altri, camerieri che servono al pubblico i piatti cucinati dallo chef. Tutto il contorno glamour, il gossip e le indiscrezioni non fanno per me. Altro che star. Ricordiamoci che fino al 1800 gli attori erano saltimbanchi nomadi, diseredati, disprezzati da tutti».
Lei ha girato il primo film, Ci hai rotto papà, a 12 anni: aveva già il fuoco sacro?
«Venni scelto a scuola, fu un’esperienza inconsapevole che affrontai per gioco. Solo a 14 anni ho iniziato a frequentare lezioni di teatro perché non giocavo a calcio. Piano piano ho scoperto la passione per la recitazione e ancora oggi ho la soddisfazione di scegliere i film perché mi piacciono e mi fanno stare bene, senza pensare se incasseranno o se verrò pagato abbastanza».
Devo considerarla un idealista?
«Non mi riconosco in nessuna definizione. Non sono un attore, ma faccio l’attore».
E qual è la differenza?
«Conosco bene il mestiere, ma non ho l’esigenza di ostentare il mio talento. A guidarmi è solo la passione. Non riesco a fare le cose che non amo e non sono tagliato per la competizione».
È vero che ha rifiutato di fare la pubblicità, malgrado gli alti compensi che le offrivano?
«Sì. Non sopporterei mai che la mia faccia invadesse le strade e gli schermi televisivi. Sarebbe una violenza nei confronti del pubblico».
Perché, quando gira un film fuori Roma, non va in albergo?
«Non mi ci ritrovo. Preferisco che la produzione mi prenda una casa, tra l’altro risparmiando un bel po’, dove posso vivere normalmente e qualche volta cucinare per tutti».
Abita in periferia per distinguersi dagli attori che prendono casa a Trastevere o nel centro della capitale?
«Ho scelto di rimanere nel quartiere in cui sono cresciuto. Tutti mi conoscono e mi vogliono bene. Con quello che ho speso per questa casa ai margini della città, altrove non avrei comprato nemmeno un monolocale. Fare l’attore è tornato a essere un mestiere come un altro, non esistono più i guadagni favolosi di una volta».
Si muove con i mezzi pubblici?
«Quando ho fretta vado in motorino. Ma se nessuno mi corre dietro, posso permettermi le attese interminabili di bus e metro. Sono una persona normale, non un divo».
E come reagisce all’assalto dei fan?
«Cerco di essere gentile, ma se l’insistenza è troppa perdo la pazienza: la richiesta di foto e autografi mi ricorda che sono un attore, mi fa ripiombare in un mondo da cui voglio prendere le distanze».
Inutile chiederle se è sui social.
«Mi sta parlando di una realtà che ignoro. Anzi, la trovo pericolosa perché ti espone troppo. Non mi appartiene».
Ha una fidanzata?
«No, in questo momento sono single. Sono stato mezzo sposato per cinque o sei anni, è stata la relazione più lunga e più seria della mia vita».
Stava con un’attrice?
«Vuole scherzare? Non mi metterei mai con una donna che fa il mio stesso mestiere».
E perché? Le coppie di attori sono tantissime.
«Invidio quelli che riescono a farle durare a lungo, ma io non ce la farei. Quando torno a casa devo staccare completamente e con un’attrice rimarrei immerso nel lavoro fino al collo. Mi darebbe ansia, invece nella coppia cerco stabilità».
Che cosa deve avere una donna per piacerle?
«Con la vita che faccio, sempre di qua e di là, non sono in condizione di chiedere niente. Con me, una donna deve avere solo una grande pazienza. Ma sia chiaro, non sto lanciando un appello per trovare una fidanzata».
E che cosa non sopporta?
«Mi fa paura la donna che cerca di fare l’uomo replicando gli atteggiamenti peggiori del mondo maschile: aggressività, esibizionismo, competizione, carrierismo sfrenato. E una donna che prende l’iniziativa in campo sentimentale mi sconvolge».
Sogna di avere dei figli?
«Mi piacerebbe molto, ma ora è difficile: come tutta la gente di cinema faccio una vita nomade».
Il suo impegno politico le ha mai creao problemi sul lavoro?
«Certo, come capita a tutti. Qualche giornale mi attacca per il pugno chiuso, ma un attore non vive sganciato dalla realtà. Non credo più in nessuno schieramento, la politica per me è partecipazione. Amo mettermi a disposizione degli altri: quando vado a recitare gratis in un carcere o in un ospedale sono felicissimo e a volte mi sento in colpa perché ho ricevuto più di quanto abbia dato».
Perché continua a fare il rapper con i suoi ex compagni di liceo?
«Con le Bestie Rare faccio musica per il piacere di farla. Non abbiamo padroni e i nostri brani si scaricano gratuitamente su internet. Siamo al terzo disco: Per uscire premi Ixilon, cioè un tasto che non esiste».
Lei ce l’ha una via di fuga?
«Mi vengono in mente le parole di Giacomo Leopardi: l’unica certezza è il dubbio. Sogno di vivere in campagna dove tutto arriva, tutto passa e non hai l’ansia di fare progetti».
I suoi personaggi continuano a farle compagnia?
«Solo un po’. Inseguo la leggerezza che mi permette di prendere le distanze dal mio mestiere».
Nei suoi ideali, nei suoi furori, nelle sue idiosincrasie Elio è sempre sincero. E questa sua ossessione di voler dimenticare di essere attore, anzi un grande attore, me lo rende ancora più simpatico.
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