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Grazia

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Diamoci la mano

Diamoci la mano

foto di Silvia Grilli Silvia Grilli — 15 Maggio 2014

Mi capita di osservare i piccoli gemelli. Ne conosco due che, quando la mamma ne sgrida una, l’altra va a consolarla. All’ora della buonanotte, si prendono per mano e si avviano verso il letto. Ne ho osservati altri scambiarsi tenerezze, ma anche litigare ferocemente per primeggiare nell’ottenere l’affetto della madre.

Silvia Grilli

Mi capita di osservare i piccoli gemelli. Ne conosco due che, quando la mamma ne sgrida una, l’altra va a consolarla. All’ora della buonanotte, si prendono per mano e si avviano verso il letto. Ne ho osservati altri scambiarsi tenerezze, ma anche litigare ferocemente per primeggiare nell’ottenere l’affetto della madre.
Mi ha emozionata nei giorni scorsi l’immagine di Jillian e Jenna, le due gemelline monoamniotiche nate in Ohio. Sono venute al mondo con 45 secondi di differenza.
Quando i medici le hanno sistemate una accanto all’altra, una ha afferrato la mano della sorella e sono rimaste così intrecciate anche quando sono state sollevate per farle vedere ai genitori.

In Italia i parti gemellari sono arrivati al tre per cento, negli ultimi 25 anni risultano triplicati. Succede per l’aumento del ricorso alle tecniche di fecondazione assistita, e per l’età avanzata delle mamme.
In passato, i gemelli erano indivisibili: stessi abiti, stessa classe, stesso tutto, anche per facilitare la vita delle madri. Oggi si tende a separarli per favorire la loro unicità. Ma ho visto genitori disperati alle prese con tre inserimenti diversi alla materna e più avanti tripli colloqui con i professori, tripli acquisti di libri.

Io non so che cosa sia giusto o sia sbagliato, ma mi ero commossa ancora qualche mese fa davanti al filmato postato su YouTube del primo bagnetto di due gemellini.
Erano abbracciati e sembrava desse loro molto fastidio il delicato tentativo di separarli dell’infermiera.

© Riproduzione riservata

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