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Davide Iacopini: «Sono io solo quando mi trasformo»

Davide Iacopini: «Sono io solo quando mi trasformo»

foto di Lorenza Sebastiani Lorenza Sebastiani — 6 Ottobre 2015

Padre modello in Non uccidere o poliziotto con la pistola in Squadra Antimafia. In tv Davide Iacopini ci ha abituato a grandi cambiamenti. E qui racconta a Grazia perché i suoi personaggi non lo lasciano mai. Neanche quando va al bar

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Un passato da cameriere (che rivendica con orgoglio) e un ottimo momento sul set. Davide Iacopini, 31 anni, genovese, è in tv a fianco di Miriam Leone nella serie di Rai Tre Non uccidere. Interpreta Giacomo Ferro, fratello della protagonista: «È la prima volta che interpreto il ruolo di un papà e, ultimamente, quando vedo un bambino, mi parte uno strano sorriso». In più Iacopini ha una piccola parte nel film Suburra (nelle sale dal 14 ottobre) e ora sta girando Squadra Antimafia 8, dove è Giano Settembrini, poliziotto sanguigno. «Di quelli che sfoderano per primi la pistola», spiega.

Come si orienta tra personaggi così diversi?
«Il regista Daniele Vicari una volta mi ha suggerito: “Inventati un personaggio, poi vai a prendere un caffè e relazionati con gli altri come se fossi lui”. Da allora lo faccio ogni volta. Per un mese sono stato Dimitri, arrivavo dall’Est e parlavo con un accento slavo. Facendo così capisci subito se stai recitando in modo credibile».

E poi riusciva a tornare in sé?
«Sì, ma sono un monomaniaco. Se mi interessa qualcosa, non riesco proprio a pensare ad altro. Questo mio difetto sul lavoro è utile, fuori un po’ meno».

Si riferisce all’amore? Come se la cava in questo campo?
«Sto con una ragazza che si chiama Serena e che lavora dietro le quinte del mondo dello spettacolo. Quindi mi capisce».

Interpretando un papà le è venuta voglia di un figlio suo?
«No, per quel ruolo c’è ancora tempo».

Non uccidere, ogni venerdì su Rai Tre
Suburra, nelle sale dal 14 ottobre

© Riproduzione riservata

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