«Caro ministro, i maschi sono contro la parità perché non vogliono rinunciare al divano»: l'editoriale di Silvia Grilli
Un mio conoscente dichiaratamente femminista ripete sempre: «Io e mia moglie siamo una squadra». La frase, apparentemente manifesto di parità, nella vita reale si traduce con lui che decide tutto e lei che ha lasciato il lavoro per seguire la carriera del marito.
Questa storia di ordinaria normalità mi è venuta in mente quando il ministro della giustizia, Carlo Nordio, alla Conferenza internazionale contro il femminicidio ha detto: «Anche se oggi l’uomo deve accettare l’assoluta parità nei confronti della donna, nel suo codice genetico trova sempre una certa resistenza». Subito si è scatenata la polemica: quindi, secondo il ministro, gli uomini sono fatti così e la loro sopraffazione millenaria non è neanche colpa loro, poverini, ma del Dna?
Non credo che sottomettere le donne sia scritto nel codice genetico, ma certamente la prevaricazione si è sedimentata negli uomini in tutta la storia dell’umanità. I maschi hanno sempre deciso anche per noi, l’altra metà della popolazione terrestre. Trovo folgorante quanto scriveva la femminista Carla Lonzi: “La civiltà ci ha definite inferiori, la Chiesa ci ha chiamate sesso, la psicanalisi ci ha tradite”. In sintesi: abbiamo assistito alla nostra mutilazione per migliaia di anni, ma adesso ne abbiamo abbastanza.
Il patriarcato ci ha cancellate, schiavizzate, ci ha tolto la fiducia in noi stesse. Ci ha persuase che non valiamo niente e che perciò dobbiamo dipendere da chi capisce anche per noi: il padre, il fratello, il marito. Il conoscente di cui scrivevo all’inizio non ha mai dubitato che ci sia qualcosa di sbagliato nella squadra come la intende lui: se stesso al comando e la moglie che ubbidisce.
La resistenza del maschio alla parità, di cui parla Nordio, non è una questione di codice genetico. È semplicemente la difesa dei propri privilegi: perché mai dovrei rinunciare a tutte le comodità che mi dà la sottomissione delle donne, il bel divano su cui sono servito e riverito? Soprattutto in tempi di instabilità economica e sociale, chi me lo fa fare di abbracciare il femminismo, che mi toglie non solo potere, ma minaccia anche la mia tranquillità?
Questo spiega perché in tutto il mondo stiano prendendo piede i movimenti maschilisti che vogliono la restaurazione: rimettere le donne al posto inferiore. Secondo loro non solo le femmine valgono meno, ma la parità finirà per fare crollare la società. Il timore di perdere il posto, di rimanere soli ed essere visti per ciò che si è e non per ciò che si cerca di fare credere, scatena il sessismo e la violenza degli uomini che culmina coi femminicidi.
P.s. «Perché c’è a chi piace cruda e a chi cotta la moglie». Ha scritto l’ex senatore Vincenzo D’Anna su un post in cui appariva Valentina Pitzalis, bruciata dall’ex marito. Nelle barzellette, la moglie è sempre una rompiscatole che il povero coniuge è costretto, bontà sua, a sopportare. Il signor D’Anna magari non si è neppure reso conto dell’enormità di ciò che scriveva. D’altronde non è neppure colpa sua. È scritto nel suo codice genetico...
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