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C’è bisogno di EmozionI. E so che cosa me le può dare…

C’è bisogno di EmozionI. E so che cosa me le può dare...

foto di Vera Montanari Vera Montanari — 30 Agosto 2012

Questo è un numero dedicato al cinema. E io, che adoro film, attori, registi e puntello ogni mio ragionamento con una citazione cinematografica, vorrei esprimere tutto il mio entusiasmo (senza diventare retorica…).

Sì, perché io adoro il cinema. Considero i grandi registi dei geni. Ho un’ammirazione sconfinata per gli attori che sembrano trasformarsi sullo schermo in altro da sé. E quando mi appresto a vedere un film, ho un vero moto di piacere, perché so che comunque mi aggiungerà qualcosa.

Fosse anche solo una citazione spiritosa o intelligente che non scorderò più e che entrerà nella grammatica del mio linguaggio quotidiano. Qualche giorno fa, per esempio, mio figlio raccontava di quelle ragazze che intervallano la conversazione con delle risatine e io ho sintetizzato: va be’, le sorelle Piccioni… Le conoscete?

Se la risposta è no, vuol dire che non avete mai  visto quel capolavoro che è La strana coppia con Jack Lemmon e Walter Matthau. Vi prego, fatelo e poi scrivetemi, perché voglio sapere che effetto vi ha fatto…  Ma la domanda è: perché si va al cinema?  

Ormai da molti anni pare che il trend più diffuso sia quello leggero: divertirsi, svagarsi, meglio ancora dimenticare la pesantezza del vivere quotidiano. Esimi psicologi hanno spiegato così il successo del filone comico che in Italia, come nel resto del mondo, sta sbaragliando i botteghini.

Attenzione, però, le risate possono anche essere amare, perché dietro a molti personaggi spesso ci cela, e neanche tanto, una fotografia della realtà sociale esilarante e tragica al tempo stesso. Uno per tutti: il cult di Antonio Albanese, Cetto La Qualunque, che fa ridere alle lacrime, ma letteralmente... Le donne, invece, sembra che in stragrande maggioranza scelgano film per “sognare”, immaginarsi in un altro mondo, identificarsi in altre vite più gratificanti e divertenti delle loro. Oppure, magari, anche più tragiche, ma insomma più significative.

Gli uomini, si sa, preferiscono la realtà e infatti adoravano i film western e adesso prediligono quelli d’azione. Certo anche lì c’è una grande componente fantastica, ma il fare prevale sul sognare. Una mia amica ha una sua personale scala di valutazione dei film: più piange, più è contenta. Quasi che la commozione fosse una sorta di rito catartico che pulisce l’anima da ogni scoria e consente di ricominciare a vivere come nuovi.

Lei, una vera fanatica del genere, dice che il capolavoro assoluto è Incompreso. Io invece, quando sono nel mood giusto, mi riguardo Philadelphia aspettando la scena finale con i filmini in bianco e nero del protagonista bambino, che mi strazia, appunto, fino alle lacrime. C’è chi va al cinema per emozionarsi (tanti) e chi per pensare (strani).  Chi per essere sorpreso e chi confermato. Chi per gli attori e chi per le storie. Chi da solo (a me non piace) e chi in compagnia.

Ma vorrei lanciare un sondaggio: qual è il film che vi ha cambiato, anche solo un po’, la vita? Scrivetemelo. Sarà un ottimo pretesto per continuare a parlare, tra di noi, di cinema…

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