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Grazia

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Benedetta Parodi: «Ai fornelli vinco sempre»

Benedetta Parodi: «Ai fornelli vinco sempre»

foto di Catherine Spaak Catherine Spaak — 16 Settembre 2015

In tv con Bake off Italia, Benedetta Parodi si prepara a un’altra stagione da numero uno in cucina. «Non sono una chef. Ma vendo più libri di loro», dice. E qui racconta a Catherine Spaak perché ha bandito le merendine da casa e perché le sue ricette sono imbattibili: «Come i supereroi al cinema»

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Benedetta Parodi possiede una voce cristallina che ricorda i giochi d’acqua dei ruscelli in montagna, il tintinnio delle campane in lontananza fra i monti; trasmette pace. Emblema dell’operosità delle fate buone che sanno curare e accudire sfiorando. Rimescola le sue spezie misteriose, agita polvere multicolore, si ricrea con le fiamme che doma e attorno a lei aleggia un profumo di buono, di vero, che ammansisce allontanando ogni incertezza. La minore delle sorelle Parodi, 43 anni, tre figli, Matilde, Eleonora e Diego (12, 10 e 5 anni, ndr), è tornata al timone di Bake Off Italia - Dolci in forno (su Real Time). Come una fata, ogni cosa che fa si trasforma in un’altra che, per magia, funziona.

Che cosa volevi fare dopo la laurea in lettere moderne, pensavi già alla televisione?
«In realtà a me piace scrivere. Volevo diventare giornalista della carta stampata; sognavo la terza pagina di un grande quotidiano».

Come definiresti il tuo rapporto con Cristina (conduttrice di La vita in diretta su Rai Uno, 50 anni, ndr), tua sorella maggiore?
«Cristina dice che quando sono nata era contentissima e che ero la sua bambola. Però davo fastidio, ero una rompiscatole perché mio fratello Roberto e lei erano già grandi. Crescendo ci siamo molto avvicinate e ho sempre cercato in lei una confidente, una guida».

Fate due mestieri simili anche se avete preso strade diverse. Non c’è mai stata rivalità fra voi?
«Ci sarebbe potuta essere da parte mia, perché Cristina aveva già successo quando io ero solo una ragazzina, ma l’ho sempre ammirata, sono sempre stata fiera di essere sua sorella. Lei è molto dolce e semplice, sa fare le cose con grande naturalezza. È stata lei a insegnarmi a gestire quel pochino di successo che ho avuto anch’io».

Chi cucinava a casa vostra?
«Nostra madre era un’insegnante e la cucina non è mai stata la sua passione. La brava cuoca era mia nonna, ma ho ereditato da mamma il gusto di ricevere a casa. C’è stato un periodo in cui mia madre organizzava le sue cene ogni venerdì e io preferivo non uscire con gli amici per preparare e servire a tavola».

L’idea di realizzare un programma di cucina è stata tua?
«Da quando sono andata a vivere da sola e ho formato la mia famiglia, la cucina mi ha letteralmente assorbita. Nella redazione del telegiornale che conducevo su Italia 1, tutti sapevano di questa mia passione e il direttore, Giorgio Mulè, mi propose di realizzare una rubrica culinaria. Ho avuto la possibilità di gestire quello spazio esattamente come lo desideravo ed è nato Cotto e mangiato, che allora durava un minuto e mezzo. Lo giravo a casa mia, facevo la spesa, decidevo che cosa e come cucinare, poi montavo da sola la puntata al computer. Dopo un po’ ho deciso di rischiare e lasciare il telegiornale. È andata bene. La prima stagione è stata un successo. E anche il mio libro Cotto e mangiato: ha venduto più di un milione di copie».

Le trasmissioni di cucina sono diventate una vera moda. Però questo tipo di programmi ha aiutato a rendere l’arte dei fornelli più alla portata di tutti, non trovi?
«Sì. Prima in televisione c’erano soltanto chef, che hanno un altro linguaggio. Io sono decisamente più pratica, insegno a cucinare senza fare troppa fatica. I libri tradizionali sono molto complicati, io prendo delle scorciatoie».

Che differenza esiste tra uno chef e una cuoca? È solo questione di stelle?
«Esatto. Gli chef stellati sono degli artisti e danno un’interpretazione personale di ciò che preparano, le loro sono creazioni e c’è una cultura  dell’innovazione nei loro piatti, che vanno gustati con una particolare attenzione. È come andare a vedere una mostra. Con la mia cucina è come andare al cinema a vedere un film di supereroi della Marvel: zero stelle, ma sbanca il botteghino».

Come ti giudicano gli chef stellati?
«Da me sono venuti tutti. All’inizio c’era da parte loro un certo snobismo, ma poi hanno imparato ad apprezzarmi. Ho ricevuto anche parecchi complimenti. Certo io non mi faccio chiamare chef perché non lo sono. Però vendo molti più libri di loro».

Non hai mai desiderato di possedere un tuo ristorante, un tuo marchio?
«Un ristorante no: troppo stress, troppo faticoso. Un marchio sì, mi piacerebbe e credo che potrei firmare dei piatti, alcuni prodotti surgelati, qualche specialità da Autogrill».

Hai scritto anche libri di fiabe, con fate come protagoniste.
«In realtà le protagoniste sono le mie due bambine Matilde ed Eleonora, mio figlio Diego non era ancora nato quando ho cominciato a scrivere storie. Nelle avventure che racconto ho inserito alcune cose della mia famiglia e della mia cucina».

Hai messo molto di voi anche nel nuovo libro di ricette.
«In Ricette di famiglia (in libreria il 17 settembre, Rizzoli, ndr) ho aperto le porte della nostra casa in campagna. Ci sono anche foto che ci raccontano nell’intimità».

A che cosa stai lavorando adesso?
«Sono alle prese con la terza edizione del programma Bake Off Italia e inizierò le registrazioni della striscia quotidiana, sempre su Real Time, Molto bene, che andranno in onda dopo Natale. Torno finalmente ai fornelli, che è quello che mi piace di più».

Ci sono sempre più bambini sovrappeso per colpa di un’ali-mentazione errata. Tu hai messo a punto una dieta equilibrata per i tuoi figli?
«Porto in tavola sempre un unico piatto, con verdure».

Niente patatine fritte? Niente merendine?
«Non compro merendine perché non mi piacciono, hanno sapori finti. Compro biscotti ai cereali e a casa c’è sempre un po’ di cioccolato fondente. Preparo torte e gelati, ma le merendine no, in casa nostra non entrano proprio. Ogni tanto ci sta anche un fast food, purché non diventi un’abitudine. Non si può vietare tutto. Soprattutto le patatine fritte».

Sembra che in cucina oggi non ci sia più niente da inventare. È così?
«La cucina è come la musica, basta cambiare una nota».

© Riproduzione riservata

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