Benedetta Porcaroli: «Sono ancora un cuore in tempesta»
Benedetta Porcaroli è in un salone con una grande libreria bianca, ma senza libri. Le chiedo se è la sua nuova casa che ha comprato nel quartiere romano di Monteverde qualche mese fa. «No. Le case in cui vivo adesso sono un vero casino, non le sto neanche a dire: c’è da impazzire». Semplice: Benny, come la chiamano tutti, 23 anni, ha un nuovo fidanzato, l’attore Riccardo Scamarcio, 42, un grande cambiamento in atto e vive in più case. «Diciamo che sono in mezzo a un grande terremoto».
La intervisto perché il 25 dicembre esce la commedia noir in cui è una delle protagoniste, in un cast tutto femminile di grandi attrici italiane: Margherita Buy, Diana Del Bufalo, Sabrina Impacciatore, Micaela Ramazzotti, Luisa Ranieri e Ornella Vanoni.
Il film 7 donne e un mistero di Alessandro Genovesi è ambientato negli Anni 30. È la storia di un gruppo di donne che si riunisce in una villa di famiglia per passare insieme la vigilia di Natale. Ma proprio qualche ora prima, il marito, padre, imprenditore a cui sono tutte legate in modo diverso, viene ucciso. Chi è l’assassina? Per scoprirlo ognuna è costretta a rivelare i propri segreti.
Per Benedetta Porcaroli recitare in una commedia è una novità: l’abbiamo conosciuta e amata nei ruoli drammatici, dalla serie tv Baby, che riprendeva lo scandalo delle baby prostitute dei Parioli a Roma, al film 18 regali, storia (vera) di una mamma che muore di cancro, lasciando doni alla figlia che non potrà vedere crescere, mentre in La scuola cattolica di Stefano Mordini, uscito in ottobre, ha interpretato Donatella Colasanti, la ragazza che sopravvive al massacro del Circeo.
In 7 donne e un mistero è Caterina, la figlia piccola dell’uomo ucciso. Si è divertita a girarlo?
«Molto. Il gruppo ha funzionato bene e ho avuto la fortuna di confrontarmi con attrici che masticano da tempo la commedia. E poi c’era Ornella Vanoni».
Ma lei ha 23 anni: Ornella Vanoni è un mito anche per i ventenni?
«Sono sua fan da quando ero piccola. Conoscerla e lavorare con lei è stato un privilegio. E diventare sua amica e volerle bene è uno dei regali inaspettati che può fare il mio lavoro».
È un film ambientato a Natale. Lei come lo festeggia?
«Quando ero più piccola lo passavo con mio padre: i miei sono divorziati. Adesso abbiamo unito le famiglie, stiamo tutti insieme, dalla mia mamma o da mia nonna. Ma non sono un’amante di questa festa, mi mette malinconia. Mi piacerebbe partire per un viaggio, ma si offenderebbero tutti».
Com’era Benedetta da piccola?
«Ho vissuto con la mia mamma e mio fratello e sono sempre stata abbastanza inquieta. Nell’adolescenza sono stata una ragazza complicata per mia madre».
Sì, ho letto che la chiamava affettuosamente “la belva”.
«Ero veemente, irruente. Se mi chiedessero di tornare a quell’età, rifiuterei. Ti senti un po’ bambino, un po’ adulto: in mezzo alla tempesta, a disagio con tutti, non sai dove metterti. Un massacro. Da quando sono uscita di casa (andando a convivere con l’ex fidanzato Michele Alhaique, regista, ndr) non discutiamo e litighiamo più. Abbiamo un bellissimo rapporto. Ho fatto la scuola materna Montessori, da piccola ho imparato a fare tutto da sola. E i miei genitori hanno sempre cercato di instaurare con me un rapporto di fiducia e dialogo per farmi capire le conseguenze delle azioni. Anche mio fratello Guglielmo, che è maschio e ha 17 anni, comunica tantissimo con mia madre, le racconta un sacco di cose: è bello».
Il suo papà invece che tipo di uomo è?
«Non si è mai risparmiato dal punto di vista emotivo. Mi ha educato dandomi gli strumenti per comprendere l’universo maschile, anche nelle sue fragilità. All’inizio ero forse troppo giovane per elaborarlo e ogni tanto dentro di me glielo rimprovero. Un padre è il tuo eroe e pensi che dal suo viso non scenderà mai una lacrima, invece l’ho visto piangere. Ora so che questo bagaglio emotivo che mi ha dato è un grande valore».
Che lavoro fanno i suoi genitori?
«La mia mamma lavora al Quirinale, alla segreteria del Consigliere giuridico. Con lei ho conosciuto i presidenti Giorgio Napolitano e Sergio Mattarella. Il suo capo storico, Salvatore Sechi, è stato per me come un nonno. Il giorno che sono nata ha preso l’aereo dalla Cina per arrivare a Roma e vedermi. Mio padre, invece, è uno studioso, ha fatto molti lavori (è stato avvocato, archeologo, curatore di mostre, scrittore, professore, ndr)».
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Styling di Selin Bursalioglu
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