«Papà dice che se colpisco 2.500 palle al giorno, ne colpirò 17.500 la settimana e quasi un milione in un anno. Crede nella matematica. I numeri, dice, non mentono. Un bambino che colpisce un milione di palle l’anno sarà imbattibile», aveva raccontato il tennista Andre Agassi nella sua autobiografia, Open.
«Papà dice che se colpisco 2.500 palle al giorno, ne colpirò 17.500 la settimana e quasi un milione in un anno. Crede nella matematica. I numeri, dice, non mentono. Un bambino che colpisce un milione di palle l’anno sarà imbattibile», aveva raccontato il tennista Andre Agassi nella sua autobiografia, Open. Mike, il padre padrone a cui il bambino non sapeva dire di no, oggi ha 86 anni e per riconciliarsi col figlio ha pubblicato a sua volta un libro, Indoor (Piemme).
Conferma tutto: di essere stato un tiranno rude e brutale, un campione mancato che ha proiettato sul ragazzo le proprie ambizioni, ammette le tensioni che sventrarono la famiglia. Rivendica la sua pervicace ferocia in nome di un sogno: il destino che aveva intravisto per il proprio figlio.
Un destino, sostiene, è meglio del niente. Sogniamo tutti un futuro migliore per i nostri bambini, ma quando il desiderio diventa accanimento è avvelenamento metodico.
Credo che valga anche per i genitori che riempiono le giornate dei figli di corsi che li distraggano dal nulla: musica, sport, lingue. Rischiano di provocare avversione per imposizioni non scelte.
«Odio il tennis, lo odio di una passione oscura e segreta, l’ho sempre odiato», aveva confessato il campione Andre Agassi in quel libro che mi aveva stregato.
© Riproduzione riservata
© Riproduzione riservata