Io sono per la cultura del fare. Poi, certo, capita che, facendo, si possa anche sbagliare. Però non sopporto quelli che stanno sempre e solo alla finestra e si arrogano il diritto di criticare.
Chiarisco subito: a me piacciono le persone che “lavorano” e non intendo solo il lavoro in senso classico, quello per cui si esce di casa alle 8 del mattino e si rientra la sera. Parlo di tutti quelli che si danno da fare, quale che sia l’ambito in cui agiscono.
Conosco, capisco e apprezzo moltissimo il lavoro cosiddetto casalingo e ho l’affetto più sincero per le donne che gestiscono la casa, i figli, magari i vecchi genitori, spesso anche rinunciando ai propri sogni. Stimo e mi commuovo per le persone che si occupano di volontariato e dedicano il proprio tempo, le proprie energie e anche il proprio cuore agli altri.
E comunque, in generale, apprezzo la gente che si dà da fare. C’è un problema? Pensano subito a come risolverlo. Si può dare una mano? La danno. Quindi, al contrario, non sopporto i pigri, i dilazionatori, i furbi, insomma tutti quelli che, se appena possono, evitano: di lavorare, di fare, di impegnarsi in prima persona.
Ma quelli che proprio detesto, sono quelli che non fanno e per di più criticano. Ecco, con loro sarei proprio per le punizioni corporali. Anzi, per la legge del contrappasso: critichi? E allora adesso lo fai tu e poi vediamo. Con i politici è diventato un gioco nazionale. D’accordo, se la sono cercata, ma diciamoci la verità: voi la gestireste la cosa pubblica di questi tempi?
Qualche sera fa, partecipando a una trasmissione televisiva, ho incontrato Elsa Fornero, il ministro del Lavoro. Era in piedi dalle 4,30 del mattino: si era svegliata, aveva tentato di riaddormentarsi, non ci era riuscita e a quel punto si era messa a lavorare visto che, per la prima volta, doveva parlare in Senato.
Quando l’ho vista andare via, ed era oltre mezzanotte, in macchina, con la scorta, ho pensato che ci vuole proprio una forte convinzione per fare il suo lavoro. Io, per esempio, non so se l’avrei, perché non sopporterei di non avere più una vita mia, oltre tutto per finire sulla graticola ogni giorno, qualunque cosa uno faccia o dica.
Ho pensato la stessa cosa quando ho letto le critiche piovute su quei poveri cantanti che hanno organizzato un concerto per raccogliere fondi per i terremotati. La beneficenza si fa senza dirlo... Ma che discorsi sono? D’altronde qualche giorno prima anche su Twitter era scoppiata una polemica perché un giornalista si era permesso di invitare il mondo della moda a fare qualcosa a Brindisi, per la scuola di Melissa.
Apriti cielo: una banda di sciacalli pronti a cavalcare le disgrazie altrui... Molto meglio, ovviamente, stare tranquillamente spaparanzati su di un divano a guardare la tv. È proprio vero, come dice il proverbio, che chi pensa male è perché male agisce.
Non ti piace quello che fanno gli altri? È tanto semplice: fallo tu al posto loro. E poi ne parliamo.
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