Alessandro Borghi è cresciuto nella periferia romana e tirava di boxe. Ora arriva a Venezia con un film sui giovani malavitosi. E, dice a Grazia, sarà come rivivere la sua infanzia

Alto, occhi chiari febbrili, fisico allenato dalla boxe. Prepariamoci a scoprire l’attore romano Alessandro Borghi, 29 anni: il 7 settembre alla Mostra del Cinema di Venezia presenterà fuori concorso il film postumo di Claudio Caligari Non essere cattivo (nelle sale dall’8 settembre) di cui è coprotagonista con Luca Marinelli. E il 14 ottobre sarà nel cast di Suburra di Stefano Sollima. Il contesto di entrambi è la criminalità con le sue storie di droga, rapine e auto rombanti.
Lei interpreta sempre il bandito?
«Non essere cattivo racconta l’amicizia fraterna tra due ragazzi cresciuti nella Ostia degli Anni 90 travolta dall’arrivo dell’ecstasy che porta tutti sulla cattiva strada. Ma io, dopo aver rubato, sparato e spacciato, per amore troverò la forza di cambiare. In Suburra, invece, sono l’erede dell’impero criminale messo in piedi da mio padre boss».
Che cosa sapeva di quel mondo ai margini?
«Sono cresciuto alla Magliana, il quartiere romano ai confini con la periferia, e ho visto tanti amici finire male. Non avrei mai pensato che quel bagaglio personale mi sarebbe tornato utile».
Com’è arrivato al cinema?
«Studiavo Economia , facevo il modello e mi allenavo per diventare pugile professionista. A 20 anni mi hanno offerto un ruolo nella fiction Distretto di polizia 6. Da allora mi è esplosa la passione. Ho studiato recitazione, girato la serie Romanzo criminale e ora spero di interpretare altri personaggi con l’anima».
Combatte ancora sul ring?
«Sì, nel tempo libero. E non sono il tipo che vuole prenderle».
Non essere cattivo, dall’8 settembre nelle sale. Suburra, dal 14 ottobre.
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