Emanuela Drei ci porta in Texas al festival di musica e cinema South by Southwest. Scoprite il suo viaggio senza dimenticare una visita a Nola e Marfa
Partecipare al South by Southwest (SXSW), il festival texano dedicato a musica (ma anche a cinema e tech), è come, per una settimana, vivere in una dimensione parallela dove tutto quello che conta sono i concerti. Nell'arco di una settimana si esibiscono più di mille band provenienti da ogni parte del mondo: un tuffo tra i generi più diversi e gli approcci culturali propri di ogni artista.
È stata la mia quarta volta ad Austin, la terza in veste di musicista: nel 2013 ho suonato il basso negli His Clancyness, poi nel 2017 sono stata invitata in veste di GIUNGLA, con cui nell’edizione appena passata sono tornata per presentare la mia nuova uscita.
Questa volta ho voluto fare le cose diversamente. Prima di abbracciare la mia Gibson SG, ho pensato che sarebbe stato divertente attenuare i sintomi del jet-lag a New Orleans, in Louisiana.
Ho sempre subito il fascino della città del jazz per eccellenza e sentito parlare della famosa Bourbon Street: una delle vie tradizionali del French Quarter. Tutto a NOLA acquista un sapore esoterico, del resto è la città dove è nata la religione voodoo: le case decorate in ferro battuto -colorate nelle tonalità della città, verde giallo e viola, le macchine abbandonate, i grandi cimiteri, l’immensa distesa del Mississipi, le stradine isolate dove incontrare lo sguardo dei locals.

Decisamente meno turistico e più autentico, è il quartiere Marigny (consigliatomi da Allegra, una ragazza italo-americana, originaria di Treviso, che ho conosciuto al ristorante, dall’atmosfera francese, N7), dove ho passato del tempo nel posto che, poi, mi sarebbe entrato nel cuore: il Bacchanal Fine Wine & Spirit. Si tratta di un posticino, con ampio patio esterno, dove consumare del buon vino (la scelta è infinita!) ascoltando musica jazz suonata dal vivo. Essere a New Orleans e sentirlo!
Da buona italiana, non ho rinunciato alla colazione con cappuccino: obbligatoria quella da Stumptown Coffee Roasters, il bar dell’Ace Hotel NOLA. Divani in pelle, pianoforte ricoperto da peperoncino, quadri astratti e l’atmosfera tipica di una città che va avanti, ma che si tiene stretta le sue tradizioni.

Al SXSW le giornate sono frenetiche: si corre da una venue all’altra, ci si mette in coda (tanta coda), si suona o si ricomincia la corsa per vedere il prossimo live. Questo è quello che è successo per il live di Billie Eilish, ma anche per gli immortali Thee Oh Sees, che a quanto pare, visti i km di coda, con i loro dieci live in cinque giorni, non sono riusciti ad accontentare tutti quelli che avrebbero voluto vederli.
Tra i concerti che mi sono piaciuti di più c'è di sicuro quello dei Cherry Glazerr, band rock di Los Angeles capitanta dalla carismatica Clementine Creevy, che in passato è stata anche fotografata da Hedi Slimane, e poi l'esplosivo live delle Chai, la next big thing che viene dal Giappone. Non posso, infine, non citare Puma Blue, musicista inglese che, in modo personale, unisce il jazz all'elettronica.
Come vi dicevo, non ci si ferma veramente mai. Tra un concerto e l'altro, appena arrivata passo anche allo showroom Gibson per provare un po’ di chitarre e scegliere quella con cui suonerò a questo festival. Ovviamente una diavoletto.

Dove mangiare invece? Andare da Guero’s Taco Bar è, ogni volta, il mio personale modo di darmi il benvenuto ad Austin! Tipico cibo tex-mex, margarita e indimenticabili nachos sono di casa, evidentemente apprezzati anche da Tarantino che proprio qui ha girato una scena di Death Proof.
Quando ho voglia di riposarmi qualche minuto, la Bakery Easy Tiger è uno dei miei posti preferiti per gustare un ottimo caffè americano (c’è anche l’espresso) e magari anche il loro banana bread.
Un’altra caffetteria che adoro è Figure 8 Coffee Purveyores, il classico posto che in America si definisce “cool spot with an awesome vibe!”.

Se invece mi viene voglia di pizza, cosa che mi capita puntualmente quando viaggio, ho scoperto una variante americanissima ma gustosa (chiamata “Detroit Pizza”) al Via 313, un simpatico truck nel backyard di Buford's, dove birre artigianali di ogni tipo e musica dal vivo non mancano mai.
La particolarità di questa città e del SXSW è proprio la possibilità di vedere e fare musica in ogni tipo di situazione; non solo locali veri e propri, ma soprattutto anche rooftoop, giardini e situazioni non convenzionali. Immaginate che per intere strade della città, ogni luogo immaginabile si trasformi in venue e più o meno ovunque succeda qualcosa. Si respira davvero la sensazione che tutto sia possibile e di far parte di qualcosa di grandissimo.

Quest'anno ad esempio ho suonato ad un party su una barca, una sorta di mini crociera scandita da diversi concerti di band italiane. È stato emozionate godersi il paesaggio di Austin suonando e muovendosi letteralmente in mezzo al fiume Colorado. Siamo passati anche sotto al cosiddetto "bat bridge", cioè quello dove di solito al tramonto è possibile avvistare migliaia di pipistrelli prendere il volo tutti assieme.
Decisamente era in cima alla mia lista di cose “weird” da vedere quest'anno a Austin; "però in questa stagione sono migrati in Messico, beati loro!" qualcuno mi ha detto.
E sulle orme dei pipistrelli... anch'io dopo qualche ora lascio Austin e mi metto in viaggio. Prossima tappa: Marfa!

Ero capitata in questo strambo posto qualche anno fa, mi ero ripromessa di visitarlo con più attenzione. Marfa si trova nella parte occidentale del Texas, nel deserto del Trans-Pecos, ed è un piccolo paese abitato da cowboy e artisti.
L’arte è, infatti, una questione primaria qui, soprattutto grazie ai lavori di Donald Judd che negli anni ’70 se ne innamorò follemente, tanto da costruire, nel bel mezzo di un tipico paesaggio desertico, la Chinati Foundation, dove le installazioni si sposano con la natura, a tutti gli effetti un’opera d’arte.

Ho voluto immergermi totalmente nell’atmosfera di Marfa alloggiando ne El Cosmico, un hotel in stile nomade, con un grande occhio (simbolo che qui ricorre spesso) al suo ingresso: nessuna stanza, ma camper colorati sparsi nell’infinita distesa del far west.
Le roulotte sono dotate di ogni comfort, comprese delle corna di gazzella appese al muro, e mi hanno fatto vivere due giorni in puro stile hippie.

Marfa è un po’ magica, non solo per il paesaggio incredibile, ma anche per le sue luci. Vicino alla U.S. Route 67 vengono periodicamente avvistate delle luci sferiche, di cui si ignorano le origini: si parla di UFO, di fenomeni paranormali e anche di semplici riflessi.
Purtroppo non sono riuscita a svelare il mistero: nonostante abbia atteso a lungo nel luogo indicato, nessuna apparizione delle mystery lights! Sarà per la prossima. Di sicuro ci sarà.
Testo Emanuela Drei
Foto Factory Flaws
A Marfa GIUNGLA indossa Adidas e Diesel
© Riproduzione riservata