Sumaia Saiboub: content creator curiosa per natura
Sumaia Saiboub per gli amici è Sumi, e su Instagram la conosciamo come @coveredinlayers. Ha 23 anni ed è Head of Content di colory.it, scrive di moda e lifestyle, è appassionata di fotografia e le piace giocare con gli abiti provando sempre look diversi. Quando scrive racconta storie di un’Italia molto spesso celata ai canali mainstream, fatta di culture e tradizioni che si incontrano. Ecco cosa ci ha raccontato nell’intervista.
Sumaia Saiboub
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Ci racconti chi sei e cosa fai nella vita?
Mi chiamo Sumaia, ma la maggior parte delle persone mi conosce come Sumi, oppure sui social come @coveredinlayers. Nella vita sono content creator su Instagram. Scrivo perché, essendo estroversa e curiosa per natura, mi piacciono le persone e soprattutto le storie che hanno da raccontare. Sono anche la Head of Content di @colory.it, una piattaforma che vuole raccontare com’è cambiata l’Italia negli ultimi 30 anni e celebrare tutte quelle eccellenze che spesso passano inosservate.
Dopo i social di parole (Facebook), foto (Instagram), video (TikTok) e ora anche voce (Clubhouse), quale sarà il prossimo social secondo te?
Io credo che Instagram proverà ad aggiungere un’opzione in app per chi vuole solo usare la voce. Come ci hanno dimostrato introducendo le storie e ora i reel, credo che la loro strategia sia proprio quella di renderla un’applicazione che soddisfa le esigenze di tutti sempre. Sono dell’idea che più dinamica un’app è, più ha possibilità di durare nel tempo.
Abbiamo visto negli ultimi anni proteste prendere voce e potere grazie ai social: sarà sempre di più così? I social possono avere davvero un ruolo nel definire la storia?
Assolutamente sì, una volta c’erano i volantini e i manifesti e si distribuivano ai passanti. Adesso sono solo stati digitalizzati in post e raggiungono un pubblico molto più largo, instaurando anche rapporti più orizzontali e più democratici tra organizzatori e partecipanti, arrivando a creare rapporti di fiducia.
I social hanno, in molti casi, contribuito a modificare la percezione della nostra immagine, a volte in positivo (la body positivity e la sua diffusione), altre in negativo (l'ambire a stereotipi finti o comunque "filtrati"). Tu che ne pensi?
Penso che la verità venga sempre a galla prima o poi. In Italia non abbiamo molto la cultura del call out, anzi tendiamo a insabbiare tutto il più possibile, poi quando non si riesce più si prendono misure drastiche e basta, senza comunicarne la ragione. Questa è una cosa che i social piano piano stanno cambiando appunto perché le dinamiche sono molto più orizzontali, quindi è diventato più semplice responsabilizzare le persone. Faccio un esempio: se una tizia usa miriadi di filtri e poi dice che è tutto naturale, arriveranno persone nei commenti in grado di riconoscere i filtri che la contraddiranno.
Quali step dovrebbe fare il sistema moda italiano per essere davvero inclusivo oggi?
La moda negli ultimi anni è stata letteralmente travolta e pervasa dai social: l'hanno resa di sicuro più aperta e democratica. Come te la immagini nel futuro?
Io mi immagino tutto più amplificato. Se ora i designer e direttori creativi leggono i commenti sulle loro sfilate dopo qualche ora, nel futuro mi immagino conversazioni più dirette. Anche perché credo che la GEN Z desideri proprio questo: un rapporto con i loro brand preferiti.
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