My personal lockdown: una mostra virtuale dalle case dei nostri fotografi
La domanda che spesso apre o accompagna le nostre telefonate, mail e chat quotidiane ultimamente è: come stai? Come sta andando il confinamento a casa?
Abbiamo voluto girare lo stesso quesito ai nostri fotografi, chiedendo di rispondere con il mezzo che più riflette la loro vita, cioè le immagini. Un autoritratto dunque, che ve li mostri forse anche per la prima volta, e una foto per loro rappresentativa del momento particolare che stiamo vivendo accompagnata da un titolo o da delle parole.
Come ci aspettavamo ognuno ci ha risposto in modo molto personale e ogni immagine, ogni spazio, ogni parola, ogni detto e non detto, è davvero specchio della personalità e del gusto di questi artisti. Claudia Ferri, ad esempio, ha voluto mandare anche un video, con i cinguettii che ogni sera la accompagnano nel suo quarto d'ora d'aria, un fuoco che si sfoca perdendosi nella giornata che finisce.
Benvenuti nelle mostra virtuale di Grazia Factory, sperando di poter al più presto ricominciare a viaggiare e fotografare ovunque.
Valentin Hennequin
Nella foto vedete me in cucina, il posto dove ho passato più tempo ultimamente, con il cibo e il cucinare che si sono trasformate in attività essenziali.
L’altra foto è il lato opposto, la vista dalla cucina. Sono fortunato, vivo fuori città per cui ho questa bellissima vista dalla casa. Vedere il sole che scende è diventato un momento importante della mia giornata, mi aiuta a controllare lo stress e a capire che prima o poi tutto questo passerà.
Marco Mezzani
La foto ritrae la stanza del mio coinquilino posta di fronte alla mia camera. Ogni mattina tra le 8:30 e le 9:30, il sole scollina tra i palazzi adiacenti al nostro e il raggio di luce colpisce direttamente la sua finestra.
Le sue tende rosso fuoco, restituiscono alla stanza una tonalità di colore acceso e filtrano fino al corridoio.
Martina Ferrara
Risvegli
La mattina è dolce, colazione sul balcone con il sole in faccia. Ritmi lenti e rilassati pensando a quello che verrà quando sarà tutto finito. La luce, il calore e la calma di casa accompagnati da un caffè.
Osservo con attenzione i dettagli e le piccole cose, che diventano per me l'essenza di questi giorni.
Andreea Bogdan
Questo è un angolo di casa che diventa accogliente la sera. Le ombre della lampada di lava ballano sul muro seguendo il ritmo del vinile che gira lentamente, al suono di melodie familiari. E da questo punto, mi sento come se mi stessi dissolvendo. Per un momento.
Matteo Valle
Da ragazzo ero un chitarrista. Ho cominciato con il jazz, sono diventato un
metallaro ossessionato dalla tecnica, ho trovato il mio mondo suonando grunge e indie rock. Quando la band si è sciolta, e con lei è sfumato il contratto discografico all’orizzonte, ho smesso di inseguire una carriera nella musica e ho venduto tutta la mia attrezzatura.
Era il 1996.
Oggi, dopo secoli, ho comprato una nuova chitarra per ricominciare a suonare in una maniera differente; con un approccio totalmente nuovo.
Alessandro Mitola
Tiny, new captivities.
E se il confinamento ci offrisse la possibilità di ripensare il sistema, di creare nuovi scenari e lasciare a casa certe convinzioni per un bene che è necessariamente collettivo?
Claudia Ferri
Siamo in quarantena, “restiamoacasa”, ma nessuno mi vieta di uscire e fare il giro dell’isolato per rigenerare mente e corpo. Sono uscite serali, tra le 19 e le 20, la stagione ormai è mite e le giornate sempre più lunghe.
Il giro è sempre quello, il passo svelto fino alle vie secondarie che costeggiano piccoli parchi recintati dove ormai i prati hanno erba alta e sono infestati di tarassaco e margherite, le siepi hanno fiori bianchi che sprigionano un odore forte, quasi nauseabondo. Qui il passo rallenta e si fa più silenzioso, un coro di cinguettii riempie l’aria, merli passerotti rondini gazze ladre… Ogni sera prendo parte a piacevoli concerti ornitologici.
Tutto questo sa già di nostalgia: di queste piccole fughe sotto casa, della quiete, dell’odore dei prati selvaggi e dei cieli rosa indaco dominati da lune giganti. Presto tutti i cinguettii si perderanno nel frastuono delle nostre routine frivole.
E penso che sia un peccato.
Paolo Colaiocco
Il mio obiettivo sin dai primi giorni è stato quello della ricerca della normalità.
L'autoritratto che ho inviato è uno dei tanti ritratti che ogni mattina (nei primi giorni di quarentena) inviavo nella chat dei miei studenti, per stimolare i ragazzi a non fermarsi, per farli continuare ad essere fotografi.
Le altre due foto sono la tavola apparecchiata per contrastare l’inerzia delle giornate, avere cura di noi e dei propri spazi fa bene al cervello e alla creatività. Lo stesso vale per la foto di mia figlia. Ogni mattina la faccio svegliare presto e vestirsi come se dovesse andare a scuola, pronta per l’attività didattica a distanza.
La normalità è un lusso da difendere, sempre.
Federica Rossi D'Arrigo
Scattare un autoritratto della mia quarantena è stato quasi terapeutico per me; sono una freelance, ma questa libera professione è una lama a doppio taglio, che ha scisso in più parti la mia essenza. Ultimamente rincorrevo semplicemente la produttività, sentivo quasi che il mondo girasse troppo in fretta rispetto a me e facevo fatica ad inseguirlo.
Cinquantasei giorni in casa dopo, la vita si è trasformata in una dimensione con tempi e spazi per un vivere diverso. Il mondo si è fermato ed io non sono più in ritardo, sono qui e sono quella ragazza che vedo allo specchio, la stessa che mi ha sempre chiesto cura e amore per se stessa.
Desideravo da molto tempo riprendere a suonare la chitarra, dipingere dei ricordi d’infanzia, rimettermi in forma, sentire quell’amica che abita lontano, curare le piante, riguardare vecchi film e una stanza blu all’interno di casa. Questi desideri se ne stavano in letargo, c’era sempre qualcosa di più “utile e produttivo” a cui dare priorità, sacrificando la parte più romantica del mio essere creativa al servizio della produttività.
Dalla creatività si generano soluzioni. Cinquantasei giorni e non è ancora finita. Mi è stato dato del tempo.
Bastava guardarsi meglio allo specchio.
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