Abbiamo incontrato la frontwoman del gruppo Wednesday Campanella e l'abbiamo fotografata per le vie di Tokyo
La musica in Giappone è una cosa seria. Seconda solo agli Stati Uniti come mercato musicale mondiale, la terra del Sol Levante vede la maggior parte del fatturato arrivare dalle Idols - trovate un bel documentario su Netflix, Tokyo Idols diretto da Kyoko Miyake -, ragazzine adorabili idolatrate da gruppi di fan sfegatati disposti persino a indebitarsi pur di seguirle in ogni dove.
Kom_I (si pronuncia Komai), voce e volto dei Wednesday Campanella, è molto distante da questo universo sfacciatamente pop fatto di cuoricini, fragole e innocenza sexy.
La musica della sua band alterna infatti J-Pop, hip hop ed elettronica. Il tutto allergerito da testi ironici e basi sperimentali.
Kom_I
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Ma partiamo dall'inizio. I Wednesday Campanella si formano nel 2012 e sono in tre: Kom_I, Kenmochi Hidefumi e Dir.F. Dopo qualche anno di sano rodaggio, iniziano a calcare palchi internazionali.
Nel 2016 suonano al South by Southwest festival ad Austin Texas e al J-Pop Summit a San Francisco, mentre l’anno successivo Tyler The Creator li sceglie per aprire il suo live al Camp Flog Gnaw festival di Los Angeles e, sempre nel 2017, si esibiscono a Hong Kong, al festival internazionale Clockenflap Music Festival.
Il prossimo mese saranno al Primavera Sound Festival a Barcellona.
Quando ci incontriamo, Kom_I, ventisei anni e una stretta di mano decisa, mi racconta che inizialmente avrebbero dovuto prendere parte al progetto altre due figure femminili. «Hanno lasciato poco dopo il mio arrivo», confessa sorridendo.

«Il picco delle Idols c’è stato circa cinque anni fa» mi spiega parlando della scena musicale giapponese, «le ragazze della mia generazione puntano soprattutto a una carriera solista».
La questione pare essere legata all’espressione personale, «se vuoi cambiare look, stile o anche solo pettinatura, il gruppo ti condiziona, e tu condizioni loro» continua, «è molto più complicato mettere d’accordo più persone su un certo tipo di estetica e pensiero».
Da sola, invece, Kom_I si diverte un mondo a sperimentare.

È la musica a spingerla alla scoperta. Mi domando se esiste una differenza tangibile tra la Kom_I che si muove frenetica sul palco e quella che ho davanti e che mi parla in maniera estremamente pacata.
«Sono appena tornata da un viaggio di un mese in India, nella regione del Kerala. Ho assistito a un live di Kaushiki Chakraborty, [cantante classica originaria di Calcutta, ndr] la sua musica è improvvisazione, una performance che si lascia ispirare e modellare sul momento, dalle vibrazioni che percepisce attorno a sé. Questa è la mia filosofia». Nessuna prova tecnica prima del live, dunque.

«Cerco di essere viva quando sono sul palco, fedele a me stessa. Non ballo seguendo uno schema preciso, non recito. Mi esprimo e mantengo la mia onestà. È qualcosa che mi appartiene».

E pensare che da ragazzina preferiva ascoltare solo basi strumentali. «Dovevo percorrere ogni giorno un’ora e mezza in treno all’andata e al ritorno per raggiungere la scuola. La musica cantata mi infastidiva. Il suono che mi accompagnava durante il tragitto variava dalla techno minimal alla musica sperimentale. Mi cullava rendendo il viaggio più leggero».
« A scuola ero obbligata a indossare l’uniforme, era frustrante. Ora gioco con i vestiti in maniera libera pur non essendone ossessionata »
Questa ricerca continua di un linguaggio personale si manifesta anche nel modo in cui Kom_I sceglie di vestirsi, o di truccarsi, di tingersi e tagliarsi i capelli o, ancora, di fare la manicure. «A scuola ero obbligata a indossare l’uniforme, era frustrante. Ora gioco con i vestiti in maniera libera pur non essendone ossessionata. La moda mi interessa fino a un certo punto, sono troppo pigra per seguirla».
Nel 2017 ha sfilato in passerella per Dolce & Gabbana ma se le chiedo quale è il suo stilista preferito non ha una risposta precisa, «quando ho bisogno di ispirazione vado in qualche club di Tokyo. Le ragazze lì sanno come sperimentare e lanciare nuovi trend. Mi piacciono i vestiti, mi piace sceglierli e spulciare nei vintage, scovare pezzi unici. Ma non mi definirei una fashion victim. Un capo per me diventa importante se mi permette di esprimere quel lato della mia personalità che ho deciso di comunicare in quel momento particolare».

Ma il suo spirito è, tra le altre cose, pragmatico. Dopo il recente viaggio in India, a proposito di cambiamenti ed evoluzioni di stile, ha deciso di abbandonare definitivamente lo sfizio beauty coltivato per lungo tempo, quello della manicure gel, «era davvero molto complicato mangiare con le mani con quelle unghie, tagliarle e togliere lo smalto è stata una liberazione. L'India mi ha riportato alla semplicità».
Artista - letteralmente - unica nel suo genere, Kom_I è in perenne divenire. Pronta a uscire da qualsiasi nuova comfort zone le si presenti davanti.
Fotografia: Alessandro Mitola


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