Maura Gancitano: «Nessuno può dirci come invecchiare»
La bellezza è ancora una questione centrale: condiziona i nostri stati d’animo, il modo in cui veniamo giudicate sul lavoro e nella vita personale. Riguarda in particolare le donne, ma sempre di più anche gli uomini. Secondo alcune ricerche scientifiche limita la capacità enterocettiva, cioè la facoltà di ascoltare e riconoscere le informazioni e gli stimoli provenienti dal proprio corpo. Non si tratta di un fatto naturale, ma di un costume sociale che porta a valutare le persone in base al loro aspetto e che quindi ci spinge a dedicare tempo, energie e denaro per evitare di diventare oggetto di derisione e di disprezzo. Si tratta, dunque, di un dovere sociale a tutti gli effetti che ha una grande influenza sui comportamenti quotidiani.
Lo sguardo che la società ha su di noi porta all’auto-oggettivazione: guardandoci allo specchio vediamo sempre nuovi difetti, e i pensieri sul nostro aspetto riempiono e intossicano le nostre giornate. Le risorse intellettuali ed emotive che potrebbero essere destinate alla crescita personale e professionale vengono in gran parte catturate da queste preoccupazioni, dal senso di vergogna e dalla paura del giudizio, e hanno un effetto decisivo sulle prestazioni cognitive.
Secondo alcune ricerche, all’aumentare dell’età la sorveglianza del corpo si riduce, eppure lo sguardo sociale sulle donne che invecchiano non è certo meno pressante, al contrario. Cercare di rispettare i canoni di bellezza, infatti, significa sempre cercare di rimanere giovani, di rallentare i processi fisiologici, di dimostrare sempre meno della propria età anagrafica. Bisogna essere toniche, attive, avere moltissimi progetti, una vita personale appagante, tenere a bada il demone della vecchiaia.
Ogni scelta, del resto, può essere criticata perché non abbastanza misurata: la donna che invecchia può essere giudicata se si trascura ma anche se eccede con gli interventi estetici. In un modo o nell’altro, si potrà dire che si sta “rovinando”. Per questa ragione ci si domanda ancora come portare i capelli, vestirsi, truccarsi senza sembrare ridicola. Questo senso del ridicolo e del decoro, però, non è quasi mai un problema personale, ma il tentativo di ripararsi da uno sguardo esterno impietoso e colpevolizzante.
Bisogna saper invecchiare, e questo richiede moltissime energie. Anche in una fase della vita in cui le donne sono in genere più sicure di sé, quindi, non sono libere di decidere come spendere tempo e denaro, a meno che non accettino i giudizi che ne seguiranno. Del resto, vengono criticate Andie MacDowell e Salma Hayek che scelgono di non tingersi più i capelli, ma anche Cher e Madonna che vogliono rimanere giovani a tutti i costi. Si tratta di uno sguardo sociale che mette paura: devo rimanere giovane, ma non devo diventare ridicola.
Ma come faccio a trovare la giusta misura? Il problema sta proprio qui: la giusta misura dovrebbe essere una scelta personale, in armonia con i propri desideri e i propri interessi. Prendersi cura di sé dovrebbe essere un processo di fioritura, non uno standard a cui adeguarsi. In ogni fase della vita dovremmo poter scegliere come usare il tempo e il denaro che abbiamo a disposizione, eppure è ancora la società a dirci come dovremmo impiegarli. Anche quando invecchiamo.
Di Maura Gancitano
© Riproduzione riservata