Cristiana Dell’Anna: «Nessuno ha il diritto di dirmi che cosa devo fare»
Nella serie tv Gomorra Cristiana Dell’Anna era l’amante di un boss. Nei nuovi episodi dovrà combattere per affermarsi. Come l’attrice ha fatto in prima persona, racconta, quando si è trovata di fronte alle imposizioni riservate
A prima vista sembra quasi timida. Ma basta scambiare poche parole con lei per capire che l’attrice Cristiana Dell’Anna, 32 anni, ha il fuoco dentro. «Vivo a modo mio: nessuno ha il diritto di dirmi che cosa devo fare», mi spiega a pochi giorni dalla messa in onda della terza stagione di Gomorra su Sky Atlantic, la serie ideata da Roberto Saviano e diretta da Francesca Comencini e Claudio Cupellini, in cui l’attrice interpreta Patrizia.
Era la messaggera e amante del boss Pietro Savastano e dopo la morte dell’uomo, mentre si scatenano feroci lotte di potere e protagonisti inediti si affacciano sulla scena del crimine, la ritroviamo nei nuovi episodi. «Patrizia, privata di Savastano che era il suo punto di riferimento paterno e al tempo stesso sessuale, deve ripartire da zero», è tutto quello che mi racconta Cristiana per non guastare le sorprese che costellano la serie.
Tutt’altro che reticente sulla sua storia personale, mi dice di essere nata a Napoli da un medico e un’insegnante, di aver studiato recitazione in Inghilterra e di essere tornata in Italia per interpretare la soap di Rai Tre Un posto al sole nel doppio ruolo di due gemelle.
Ma la sua vita di attrice emergente è cambiata dal giorno alla notte quando è stata scelta per interpretare Gomorra 2, cui è seguito il film di Alessandro Siani Mister Felicità. Cristiana, che ha molti progetti, mi racconta che la camorrista Patrizia, nel bene e nel male una guerriera, le è rimasta dentro.
A quali emozioni ha attinto per interpretarla?
«Alla frustrazione di tutte noi donne del Sud, costrette a lottare per imporci in un mondo maschile e maschilista. Paradossalmente, è proprio nell’ambiente del crimine che ci sono maggiori opportunità. Infatti non sono poche le capoclan».
Ne ha incontrate?
«Mi è capitato di parlare con alcune camorriste. Ma ho seguito un percorso tutto mio. Ho fatto ricerche, ho attinto al mio vissuto per raccontare Patrizia che scivola gradualmente nel male e combatte per rimanere a galla».
Anche lei ha lottato per affermarsi?
«Moltissimo, perché ho scelto un destino non contemplato per una donna delle mie parti. Se nasci al Sud, puoi fare il medico, l’insegnante o qualche altra professione considerata rassicurante. Per darle l’idea, al momento di fare la carta d’identità l’impiegato si chiedeva se fosse legale scrivere “attrice” nella casella del mestiere».
A che età ha deciso che voleva recitare?
«Verso i 13 anni. Sono napoletana, ma ho vissuto in provincia sempre animata dal desiderio di volare alto. Ho avuto la fortuna di nascere in una famiglia esterofila dalle inclinazioni artistiche: mio nonno era pianista e pittore, i miei mi hanno incoraggiata ad ampliare gli orizzonti. Ancora a scuola, ho deciso di imparare l’inglese e sono diventata bilingue».
Come ha fatto?
«Mi sono messa a studiare da sola, ho frequentato i vicini di casa americani. Poi, dopo la maturità classica, mi sono iscritta alla facoltà di Medicina per far contento mio padre. Ma a 20 anni ho fatto domanda per seguire un corso estivo su William Shakespeare in Inghilterra. Mi hanno presa e mi sono trasferita a Londra senza un lavoro, senza una casa. Ci sono rimasta per cinque anni e mezzo».
È sempre stata sicura della sua scelta?
«Non mi sono mai messa in discussione. Volevo recitare e la mia forza è stata non avere un piano alternativo».
Perché è tornata in Italia?
«Ho partecipato alle audizioni per la soap Un posto al sole senza troppa convinzione, invece mi hanno scritturata e non sono più partita. Sul set della soap mi sono divertita e ho imparato tanto».
Com’è arrivata a Gomorra?
«Mi sono presentata al provino per la prima stagione e non mi hanno presa perché avevo indossato una felpa, la tenuta sbagliata. Ho cambiato look e mi sono riproposta per Gomorra 2: finalmente il ruolo di Patrizia è stato mio. Io insisto, il lavoro per me è come una maratona».
Nell’ambiente, lei è mai stata molestata?
«No. L’educazione che ho avuto mi ha protetta. E non ho mai avuto la percezione che per sfondare bisognasse prendere delle scorciatoie. Ognuna è libera di fare le scelte che crede, ma fa male leggere le cronache degli abusi sessuali nel nostro ambiente».
Ha mai avuto scontri, sul lavoro?
«Rispetto la gerarchia del set e so bene che il regista ha l’ultima parola, ma per conquistarsela deve battersi con me».
Anche un uomo, per conquistarla, deve ingaggiare una specie di corpo a corpo con lei?
«Diciamo di sì. Per ottenere l’indipendenza intellettuale ho perso un po’ di dolcezza, ma vorrei tanto recuperarla per somigliare a mia madre».
Le donne forti e indipendenti fanno paura agli uomini?
«Sì. Viviamo in un momento complicato in cui il maschio teme di aver perso l’identità. Finché le donne non conquisteranno posti di potere non si sanerà lo squilibrio».
Ha un compagno?
«Oggi sono single, ma non mi piace. Un amore mi manca».
Che cosa deve avere un uomo per interessarla?
«Deve somigliare a mio padre, l’uomo più devoto alla famiglia che conosca. Litighiamo ogni minuto, ma lui c’è sempre. Ed è pronto a difendermi».
Le ha portato molto lavoro il ruolo di Patrizia?
«Oltre a Mister Felicità, ho interpretato due film per la Rai: In punta di piedi e Rocco Chinnici accanto a Sergio Castellitto. Ma ho altre cose che bollono in pentola».
Dove vive, oggi?
«Sono tornata a Napoli, mi mancava tanto il mio mare».
Qual è il complimento più bello che ha ricevuto?
«All’inizio, quando recitavo in piccoli ruoli, qualcuno mi disse che sembravo il grande marcatore Lionel Messi confinato in un campo di calcetto. Da tifosa del Napoli, non potevo sentirmi più felice».
E la critica più ingiusta?
«Le ho cancellate tutte».
Si sente una guerriera, come la sua Patrizia?
«Sì. Sul set di Gomorra ho imparato ad accettare e perdonare di più. Mi ha fatto bene».
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