Jeremy Hackett: intervista al creatore di Hackett London
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Intervista al creatore del brand Hacket London che, in occasione della Moda Uomo, ci parla di abbigliamento maschile, crisi e blog
L'apertura del nuovo store Hackett London a Milano ha riscosso in pochi mesi un esito straordinario. Adesso è pronto per la nuova maratona milanese, la settimana della moda, dove mostrerà ad un pubblico più vasto il suo splendore.
Una collezione interamente Made in England che ha come protagonisti indiscussi la classicità e l'attualizzazione del mondo vintage, ingredienti principali del marchio. Noi di Grazia.it Abbiamo conosciuto Jeremy Hackett per un'intervista esclusiva nella quale il nostro “straniero” considera Milano “the place to be”. In occasione dell'incontro ci siamo confrontati con tre tra i protagonisti del cinema Italiano: Beppe Fiorello, Giancarlo Giannini e Michele Riondino, che, testimonial per la serata di apertura dello store, hanno apprezzato l'arrivo in città di un marchio classico, anglosassone, attento al panorama maschile e di impronta anni '50, concordi nell'opinione che questa nuova avventura sarà sicuramente un successo.
Come mai ha scelto Milano per l'apertura del primo negozio in Italia?
Credo che per trasmettere al meglio la filosofia globale del marchio Hackett, Milano, con la sua internazionalità nel campo dell'abbigliamento, sia “the place to be”.
Come descriverebbe lo stile del nuovo store a Milano?
Il nuovo store ha uno stile che si ispira alle classiche abitazioni cittadine inglesi. Esso non deve essere però visto come “old fashioned” perché ci sono degli elementi dell'arredo come le luci e i quadri che lo rendono moderno.
Che risposta si aspetta dalla città di Milano rispetto all'apertura di questo store?
Dall'apertura del negozio ad oggi c'è già stato un riscontro positivo, molti clienti italiani che acquistavano da noi a Londra sono stati felici di ritrovare il nostro marchio qui a Milano.
Pensa che gli stili italiano ed inglese possano coesistere?
Si, vivono in armonia in una città che dà spazio a tutti gli stili, quello inglese compreso.
L'Italia sta attraversando un periodo di crisi specie nel mondo della moda, è spaventato?
No, non sono spaventato perché il modo di vivere la moda italiano è diverso da quello inglese, in Inghilterra si compra per necessità, in Italia per piacere.
Che importanza ha per Hackett la ricerca sui capi vintage?
I capi vintage sono sempre stati il nostro punto di partenza. Da essi studiamo e rielaboriamo tutti i dettagli adattandoli alle esigenze del presente. Il vintage è stato una grande esperienza perché grazie ad esso ho imparato la costruzione e lo sviluppo dei capi.
Come è nata l'idea di avere un blog dal nome “Mr. Classic”?
Ho iniziato tanti anni fa a scrivere quello che io amo definire il mio “diario”, che oggi viene più comunemente chiamato blog. Esso racchiude la classicità dell'uomo contemporaneo di stampo anglosassone.
Un desiderio?
Il mio desiderio al momento è quello di essere di successo qui a Milano.
P.S All'inuagurazione abbiamo fatto due domande "al volo" anche a Beppe Fiorello. Ecco cosa ci ha risposto:
Cosa ne pensi dell'apertura di un negozio come Hackett a Milano?
Mi stupisce e mi conforta vedere che un brand straniero nello specifico inglese investa in italia.
Cosa ne pensi della crisi nella moda in Italia?
Rimaniamo una grande piattaforma di stile e nonostante la crisi l'Italia resiste.
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