Michela Cescon: Guai a chi tocca la mia famiglia
Michela Cescon al cinema è una madre alle prese con la paternità precoce del figlio adolescente. «Diventare genitori ti costringe sempre a delle rinunce», dice a Grazia. E ricorda i momenti in cui la carriera l’ha messa davanti a un bivio. E lei ha scelto sempre l’amore
Focalizzate la scena: vostro figlio, 18 anni, mentre prepara la maturità vi annuncia di aver messo incinta la compagna di banco. Voi come reagireste? La mamma protagonista del film di Roan Johnson Piuma (nelle sale) all’inizio la prende malissimo e consiglia ai ragazzi, di interrompere la gravidanza per il loro bene. «Ma poi trasforma l’“incidente” in una bella avventura familiare, accoglie la nuova vita e si mette dalla parte dei giovanissimi genitori», mi racconta Michela Cescon, 45, l’attrice che interpreta quella mamma e, nella realtà, ha tre bambini con il giornalista Stefano Barigelli, condirettore del Corriere dello Sport: Angelica, 11 anni, Violetta, 8, e Giovanni di 6. «Se uno dei miei figli diventasse genitore troppo presto, lo spingerei a ringraziare la vita e lo aiuterei a inventare un nuovo modello di famiglia», mi spiega Michela. Niente di più facile: lei stessa, mi rivela, è cresciuta nella campagna trevigiana con 18 fratelli in una specie di comune familiare d’ispirazione cattolico-comunista. «È stata una bella esperienza che ha influenzato la mia vita», mi dice con un sorriso.
Piuma racconta invece gli effetti tragicomici che la gravidanza precoce produce sulle scombinate famiglie dei due baby-genitori. Il regista ha scelto il tono della commedia e degli attori bravissimi: Luigi Fedele e Blu Yoshimi nel ruolo dei ragazzi che risultano ben più maturi degli adulti, Sergio Pierattini, Francesco Colella, Francesca Antonelli, Brando Pacitto. E ovviamente Michela, che ha alle spalle una prestigiosa carriera teatrale e molti film d’autore (Primo amore, Vincere, Romanzo di una strage, Viva la libertà). Viso luminoso, talento esplosivo e ottimismo congenito, è conosciuta dal grande pubblico anche per aver interpretato il ruolo della mamma coraggiosa e combattiva nella fiction Braccialetti rossi (la terza stagione è in onda su Rai Uno).
Ma la madre che fa in Piuma è molto diversa.
«È agli antipodi! Confusa, irrisolta e per questo molto vera e moderna».
Anche a lei capita di sentirsi confusa di fronte all’organizzazione familiare?
«Io cerco di semplificare tutto, in controtendenza rispetto a quei genitori che bombardano i figli di impegni. Sono più preoccupati di costruire per loro un curriculum che di formare delle persone equilibrate. I bambini sono stressati da troppe prestazioni in aggiunta alla scuola e il sabato chiedono pietà, sognano di rimanere a casa».
Posso chiederle come si regola lei?
«Cerco di non sovraffaticarli. Nelle vacanze, per esempio, li lascio liberi di giocare e perfino di far niente. Loro apprezzano: la creatività nasce anche dal piacere di vivere secondo ritmi naturali».
Com’è stata la sua infanzia nel segno della collettività?
«Libera e spensierata, piena di giochi. Eravamo dieci famiglie e abitavamo in un condominio solidale chiamato “La betulla”. Mettevamo in comune tutto e ancora oggi sono legatissima ai miei 18 fratelli sparsi nel mondo».
È per questo che ha avuto l’ispirazione a creare una famiglia numerosa?
«Il desiderio di avere tanti bambini è nato dall’incontro d’amore con Stefano. Più passa il tempo, più mi convinco che i figli si fanno e si crescono in coppia».
Ha seguito le polemiche per il “Fertility Day”, la campagna del ministero della Salute contro il calo delle nascite?
«La denatalità è un problema reale ma non si combatte con uno spot. Serve una politica di aiuti concreti che permetta a tutti di avere un lavoro e creare così una famiglia».
Diventare madre a distanza ravvicinata ha penalizzato la sua carriera?
«Con tre figli non si può far tutto, inutile negarlo. Io ho dovuto rinunciare al teatro e alle sue lunghe tournée. Allora, incoraggiata dal mio compagno, ho creato una società di produzione per realizzare i progetti nati da me e adatti alle mie esigenze. Oggi lavoro solo con chi non ha paura della mia famiglia».
Che cosa intende?
«Tanti pensano che sul set una madre possa creare problemi o pretendere un esercito di tate. Non parliamo poi di quando sei incinta: ci sono registi che non ti vogliono nemmeno incontrare».
A lei è capitato?
«Sì, ed è stato uno choc. Avevo nella pancia Violetta quando Marco Bellocchio preparava il film Vincere e io ero in lizza per fare la protagonista. Ma il regista non volle nemmeno sottopormi al provino. Mi affidò un altro ruolo solo dopo il parto».
È contenta della sua carriera, Michela?
«Sono felice di quello che ho costruito con passione e caparbietà. Ho cominciato il teatro con il grande regista Luca Ronconi, poi sono stata scoperta dal cinema d’autore, oggi faccio anche la tv di qualità: presto mi vedrete nella serie di Rai Uno Il commissario Maltese accanto a Kim Rossi Stuart. Ma mi sono sudata tutto».
Ed è difficile trovare dei bei ruoli dopo i 40?
«Proprio così, il nostro cinema non considera le donne della mia età e molte attrici sono costrette a ripetersi. Ma non c’è solo la madre, sono tanti i personaggi interessanti. Dovremmo farci parte attiva con le sceneggiatrici per cambiare le cose».
Lei insegna alla Scuola del Teatro Stabile di Torino. Qual è il suo primo suggerimento agli studenti?
«Li spingo a essere autonomi e a seguire la passione. Se aspetti il ruolo della vita, non vai lontano. Devi giocartela tutta, crearti l’occasione. E molte porte si apriranno».
Piuma era in concorso alla Mostra del cinema di Venezia ma sul red carpet accanto a lei non ho visto il suo compagno.
«Stefano non mi accompagna mai. Non viene alle prime teatrali e nel 2005 non era nemmeno al Festival di Cannes dove, incinta della nostra primogenita Angelica, presentai il film di Marco Tullio Giordana Quando sei nato non puoi più nasconderti. Lui dice di non voler interferire con il mio lavoro, io penso che si emozionerebbe troppo. Ma se sono riuscita a costruirmi dei progetti miei, lo devo al suo sostegno e al suo amore».
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